Kamala Harris punta sul ripristino legale degli aborti ribaltando la sentenza Roe v Wade che vieta l’interruzione di gravidanza negli Usa. Hillary Clinton: ‘Kamala ripristinerà l’aborto. Il futuro è qui’

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 Joe Biden estromesso  per un “a nice coup”, un colpetto di Stato,  a Chicago si è sottoposto alla  tortura di far buon viso a cattivo gioco. Biden  è stato espulso da un gruppo formato da Kamala Harris, dall’ex speaker della Camera Nancy Pelosi, dai coniugi Hillary e Bill Clinton e dalla coppia di Barak e Michelle Obama. Tutti insieme, hanno, secondo Trump, congiurato per privare lui del suo competitor “Sleepy Joe”, l’addormentato. Contro Kamala, Trump non ha trovato ancora il suo passo e dunque può perdere. E il Partito democratico, dato per morto insieme alla tradizione di politica estera americana, sta rinascendo perché la candidatura Harris funziona.

“Thank you Joe!” ha gridato a Biden la folla della Convention a Biden: grazie per il prezioso lavoro, ma più che altro per esserti levato dai piedi al momento giusto. Biden  ha sfoderato il sorriso cinematografico, guardando i cartelli con l’emoji di un cuore fra “We” e “Joe”, ti amiamo.: “Amo il mio posto da presidente, ma amo ancora di più il mio paese. E a coloro che mi immaginano amareggiato per aver lasciato la Presidenza, voglio rassicurarli perché non è assolutamente vero”.

Quando martedì sera Barack Obama entra sul palco della Convention democratica di Chicago, introdotto da sua moglie Michelle, al microfono dice subito: “Sono l’unica persona così stupida da parlare dopo Michelle Obama”. Il pubblico ride, ma lui deve averlo veramente pensato. Chi scrive martedì sera, durante i discorsi, girava tra le delegazioni per captarne gli umori e alla fine le vibrazioni e le urla di entusiasmo suscitate dal discorso pronunciato dalla ex First Lady – prima dell’intervento del marito ex presidente – hanno raggiunto un livello di estasi tale da aver provocato emozioni molto più forti di quelle per il discorso di Barack o di quando, il giorno prima, la scena era stata di Hillary Clinton.

Hillary Rodham Clinton, 76 anni e moglie dell’ex presidente Bill, prima donna a correre per la Casa Bianca perdendo proprio contro Obama. Fu nominata poi Segretario di Stato, cioè ministro degli Esteri, carica in America molto più importante di quella di vicepresidente che, di norma, è una figura che appare o scompare secondo le necessità del Presidente, senza incarico a meno che non ne riceva uno personale: Bill Clinton delegò al suo vice Al Gore il settore ecologico e ambientalista, ma fu un caso raro, perché il vicepresidente è una creatura solitaria che vive in un’ala di White House frequentata solo dagli uomini del Secret Service. Questa è l’unicità e curiosità di questa Convention: ne è protagonista una donna che – benché abbia abitato per quattro anni alla Casa Bianca e compaia in milioni di “Photo-op”- si illumina della particolare luce che investe una candidata alla Casa Bianca, una che era sempre stata lì, si può dire, ma cui pochi avevano fatto caso.

Oggi  ci sarà l’intervento di Kamala Harris e la candidata alla presidenza per riuscire a far vibrare la Convention come Michelle Obama, dovrà superarsi. L’ex First Lady ha scatenato forti emozioni prendendo soprattutto di mira Donald Trump. Non mollando mai la presa, anche in un modo che finora non era riuscito così efficacemente a nessuno: ribaltando contro la sua “narrazione” preferita. Quando a un certo punto Michelle ha detto: “Chi gli dirà (a Trump) che il lavoro che sta cercando potrebbe essere proprio uno di quei ‘black work’ (lavori per neri)?”. Il riferimento era alla presidenza prima raggiunta da Barack Obama, e ora perseguita dalla prima donna di colore Kamala Harris. In questo modo l’abilissima Michelle distrugge una frase ripetuta nei comizi da Trump quando attacca gli immigrati, in cui li descrive come coloro che sottraggono i “lavori ai neri”. Per mesi Michelle Obama, che gode di una popolarità negli Stati Uniti immensa, era stata indicata come la candidata democratica perfetta per battere Trump. Ma l’ex First Lady si è sempre schernita, felice di vivere una vita “normale” dopo otto anni di Casa Bianca. Eppure Michelle ha capito che doveva comunque usare tutto il suo carisma e la sua popolarità per spingere Kamala Harris per evitare un fallimento come con Hillary Clinton (anche perché gli Obama sottovalutarono Trump e non si spesero più di tanto nel 2016). Da Michelle tanti elogi quindi per Harris e la sua preparazione (è stata definita dagli Obama una delle persone più qualificate ad aver mai cercato di diventare presidente degli USA). Michelle a continuato ad assalire il 45esimo presidente – odiato dagli Obama fin da quando Trump mise in dubbio il luogo di nascita di Barack facendo partire la strategia delle “fake news” – con toni perentori: “Per anni, Donald Trump ha fatto tutto ciò che era in suo potere per cercare di farci temere dalla gente” perché, secondo Michelle, “la sua visione limitata e ristretta del mondo lo faceva sentire minacciato dall’esistenza di due persone laboriose, altamente istruite e di successo ma nere”. E ancora, un’altra sciabolata a Trump, quando riferendosi alla prestigiosa carriera di Harris, Michelle ha detto “che alla maggior parte di noi non sarà mai concessa la grazia di fallire”, come invece è ben noto come sia successo più volte nel business a Trump. Quindi la donna più ammirata d’America ha attaccato i vantaggi della “ricchezza generazionale” che non portano nulla di buona all’America e ai suoi valori. Trump è infatti il figlio di un costruttore di successo che ereditò tutto fallendo più volte. “Se vediamo una montagna davanti a noi, non ci aspettiamo che ci sia una scala mobile in attesa di portarci in cima”, ha detto Michelle, ricevendo applausi e urla di approvazione che sono raddoppiati quando ha descritto Trump come un razzista, misogino, che sparge paure e falsità per trarne vantaggi, un seminatore di odio che continua a “truffare” l’America. Nel contrastare Trump, la Obama ha anche celebrato i valori positivi americani che le sono stati trasmessi dalla madre Marian Robinson, morta tre mesi fa. “L’ultima volta che sono stata qui nella mia città natale è stato per commemorare mia madre, la donna che mi ha mostrato il significato del duro lavoro, dell’umiltà e della decenza, la donna che ha elevato la mia bussola morale e mi ha mostrato il potere della mia voce”.

 “Un miliardario di 78 anni che non ha smesso di lamentarsi dei suoi problemi da quando è sceso dalla sua scala mobile dorata nove anni fa”. Ha spronato gli elettori ancora indecisi o che avevano persino votato già per Trump, di provare a immaginare tra i due candidati chi, una volta entrato alla Casa Bianca, pensasse al loro futuro e a quello dei loro figli, e chi solo a se stesso. Il pubblico di delegati e di spettatori che gremivano l’Union Center di Chicago non avranno alcun dubbio in proposito. Ma appare quasi impossibile che l’oratoria ancora una volta messa in mostra dalla coppia Obama potrà mai far breccia tra i sostenitori di Trump.

Un camper per aborti e vasectomia. L’aborto come un gadget.  L’assurda struttura campeggia proprio a due passi da dove si sta svolgendo la convention della democratica Kamala Harris. Si trova in un parcheggio adiacente West Loop, proprio vicino al luogo dove si svolge la Convenzione Nazionale Democratica. Ma per accedere bisogna fissare una data e un orario e la lista delle prenotazioni è già strapiena, dicono gli inviati. L’associazione più abortista degli Stati Uniti, la  Planned Parenthood Great Rivers of St. Louis, ha fatto sapere su X la sua presenza per festeggiare l’abortista Harris che ha ufficializzato la sua candidatura. L’associazione ha giustificato la sua presenza con un camper come un servizio per la «salute riproduttiva» offerto gratuitamente a tutte le donne per l’occasione.

L’aborto come una festa, la vasectomia come un premio da supermercato. Questa “umanità” fa da corollario alla convention della Harris. Una vergogna: si tratta di un pullman trasformato in clinica per aborti, vasectomia e contraccezione d’emergenza”, riporta Andrea Morigi su Libero. “Là si possono fare a pezzi i nascituri nel grembo materno; e poi andare subito ad acclamare l’attuale vicepresidente degli Stati Uniti, magari cantando slogan contro Donald Trump, per accusarlo di calpestare i diritti umani”. Che pena, che degrado. Il volto della democratica Kamala si interfaccia con questa realtà, parlando di “diritti”. Che l’aborto fosse un cavallo di battaglia dei democratici era noto. Almeno dal giugno 2022; da quando c’era stato il ribaltamento della sentenza Roe v Wade da parte della Corte Suprema che sanciva che l’interruzione di gravidanza sarebbe stata proibita in tutto il territorio Usa. Ma il “camper degli aborti” fuori dalla convention di Chicago ha qualcosa di aberrante.

La Harris e i democratici fanno dell’aborto un punto dirimente e  l’attivismo dell’associazione sta dando fiato alle trombe. «L’aborto sarà il messaggio di queste elezioni e sarà in questo modo che daremo forza agli elettori. Sarà questo a permetterci di vincere». Era stato questo il proclama di  Jenny Lawson, direttrice esecutiva di Planned Parenthood Votes prima del ritiro di  Joe Biden. Anzi, promettendo – riporta il reportage di Libero – di appoggiare finanziariamente la campagna repubblicana con con uno sforzo finanziario da 40 milioni di dollari. Uno sforzo economico da cui l’associazione più abortista degli Usa (che aggira i termini di legge) conta di rientrare. Confidando – in caso di vittoria della Harris – di un pioggia di fondi pubblici. L’evento elettorale si è aperto infatti con tre donne fatte salire sul palco: tre testimonianze personali di aborto:, Amanda Zurawski, Kaitlyn Joshua e Hadley Duvall. Il tutto coronato dall’intervento di Hillary Clinton a “coronare” la crociata abortista. “Kamala ripristinerà l’aborto. Il futuro è qui”.

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