La battaglia negli atenei sottende il rapporto tra potere e masse

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Per capire lo scontro in atto nelle università occorre saper guardare oltre il proprio naso se non si vuol cadere nel qualunquismo spicciolo additando il movimento pro Palestina come un evento posto in essere da facinorosi o sobillatori.Di un fatto possiamo essere certi: stiamo vivendo un’epoca di svolta. Un cambio di passo . Per il movimento studentesco che sta scuotendo le università americane, francesi e anche quelle italiane, qualcuno ha evocato una sorta di parallelismo con il Sessantotto. Oggi come allora avvenne per il Vietnam , un sentimento di ribellione sta scuotendo il mondo giovanile verso il capitalismo sfrenato rappresentato dalla finanza globale, il consumismo, la corsa agli armamenti, il bigottismo. Gaza possiamo affermare che è stata la scintilla che ha provocato il grande incendio, molto difficile a domarsi. Le tensioni razziali e diritti civili si mescolano ancora una volta alle vicende del mondo. Questo ci fa capire che gli avvenimenti che stanno scuotendo le capitali della cultura europea e degli Stati Uniti riguarda no più la nostra società che il Medio Oriente. L’esito di questi scontri è destinato ad influenzare negli anni a venire il pensiero delle future generazioni e il rapporto tra potere e masse. Non a caso il Sessantotto produsse la radice della lotta politica. Da allora la politica in Occidente non fu più la stessa si fece sempre più radicale ed ideologica. In Italia il Sessantotto duro circa dieci anni dando vita ad una stagione di cambianti e riforme legislative e sociali che caratterizzarono gli anni settanta . Ma la spinta “rivoluzionaria” fini tragicamente più che altrove e culminò nel 1978 con il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro. Questo non vuol dire che i movimenti studenteschi del primo ventennio di questo secolo debbono dar vita ad una nuova stagione del terrore, ma la battaglia in corso negli atenei , spesso con il tacito consenso dei senati accademici, le mobilitazioni di piazza promosse da circoli intellettuali, il tutto può essere inquadrato in una situazione di insofferenza ben più ampia di quanto appaia, per l’intero Occidente e per l’Italia in particolare, dove il ricordo degli anni di piombo non è ancora sopito e i rigurgiti terroristici sono sempre in agguato. Tutto è nelle mani della politica che è fatta dagli uomini che come tali dovrebbero riflettere e usare lungimiranza, non badare al mero consenso, perché la politica, quella vera, è è un’arte nobile e come tale va pensata ed attuata, tenendo sempre presente che essa non si fa solo nelle piazze .

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