“La Cerimonia del Massaggio”: tra sacro e profano, una riflessione sul desiderio e la fragilità umana

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Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, l’articolo inviatoci da Marco Zucchi, che di seguito pubblichiamo:

Fino al 26 gennaio 2025, l’OFF/OFF Theatre di Roma si trasforma in un luogo di intensa introspezione e ironia con lo spettacolo “La Cerimonia del Massaggio”, tratto dal romanzo breve del 2002 di Alan Bennett. Diretto da Roberto Piana con la collaborazione di Angelo Curci, e interpretato dall’eclettico Gianluca Ferrato, lo spettacolo porta in scena una narrazione tragicomica che affronta con coraggio e spregiudicatezza temi come l’omosessualità, il desiderio, la fede e la morte.

Una cerimonia che svela l’invisibile

La trama ruota attorno a una cerimonia funebre per commemorare Clive Dunlop, massaggiatore dei vip, personaggio ambiguo e carismatico, forse anche prostituto, il cui “tocco miracoloso” ha lasciato segni ben più profondi delle sue semplici manipolazioni fisiche. La celebrazione, officiata da Padre Geoffrey Jolliffe, si trasforma in un evento ricco di sottotesti, in cui emergono non solo i dubbi sulla causa della morte di Clive (probabilmente legata all’AIDS), ma anche un’introspezione personale del sacerdote che lo aveva frequentato intimamente.

Il monologo di Padre Geoffrey si sviluppa come un flusso di coscienza torrenziale, tra rimorsi, desideri repressi e un’ironia pungente. L’arcidiacono presente alla cerimonia, con il compito di valutare l’operato del prete, aggiunge una tensione sottile alla narrazione, sottolineando il conflitto tra la dimensione istituzionale della Chiesa e quella profondamente umana e fallibile del suo rappresentante.

Un viaggio di scoperta personale

“La Cerimonia del Massaggio” non è solo la celebrazione di un defunto, ma soprattutto il racconto della trasformazione interiore di chi lo celebra. Geoffrey scopre se stesso attraverso il ricordo di Clive, esplorando il desiderio carnale che aveva sempre nascosto, fino a integrarlo in una nuova consapevolezza di sé. Bennett riesce così a intrecciare commedia e dramma, facendo convivere momenti di pungente ironia con riflessioni profonde sulla condizione umana.

La forza simbolica di una canzone

La scelta di includere “The Show Must Go On” dei Queen è emblematica. La canzone, registrata da Freddie Mercury mentre lottava contro l’AIDS, diventa un simbolo di resilienza e accettazione, perfettamente in linea con i temi affrontati dallo spettacolo. Il brano non solo accompagna la narrazione, ma amplifica il senso di urgenza e vulnerabilità che pervade la messa in scena.

Minimalismo e intensità in scena

L’ambientazione è semplice, con pochi elementi scenografici che lasciano spazio al protagonista, magnificamente interpretato da Gianluca Ferrato. Il suo accento raffinato, mai caricaturale, restituisce un sacerdote credibile, profondamente umano e in conflitto con le sue stesse contraddizioni. Il suo monologo, a tratti simile a una stand-up comedy, alterna momenti esilaranti a passaggi di intensa emotività, coinvolgendo il pubblico in una sorta di confessione collettiva.

I costumi, curati da Agostino Porchietto, mantengono una sobria eleganza, con Ferrato vestito nei panni di un prete, mentre gli altri personaggi rimangono evocati dalla sua interpretazione. Il minimalismo della scena e l’assenza di effetti visivi complessi esaltano l’intensità della performance attoriale e la potenza del testo di Bennett.

Un pubblico attento e coinvolto

In sala si è respirata un’atmosfera di grande attenzione. Tra i presenti, sono state riconosciute personalità come Alda D’Eusanio e altre figure note, fotografate durante l’intervallo. Questo dettaglio sottolinea come lo spettacolo sia stato capace di attrarre un pubblico variegato e di spicco, confermando la forza attrattiva del teatro di qualità.

Uno spettacolo che lascia il segno

“La Cerimonia del Massaggio” è molto più di una rappresentazione teatrale: è un viaggio nelle pieghe dell’animo umano, dove desiderio e rimorso si intrecciano in un dialogo profondo con il pubblico. La regia di Roberto Piana e Angelo Curci, insieme alla drammaturgia di Tobia Rossi, offre un’opera che diverte, provoca e fa riflettere, rimanendo fedele alla penna acuta e senza compromessi di Alan Bennett.

Uno spettacolo imperdibile, in scena all’OFF/OFF Theatre di Roma fino al 26 gennaio, che invita lo spettatore a confrontarsi con le proprie fragilità, tra risate e momenti di profonda introspezione.

Marco Zucchi

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