La legge torna in Parlamento perché parti di essa sono state dichiarate incostituzinali dalla Consulta. Una decisione che rinvia a data da destinarsi l’entrata in vigore della legge. I giudici non hanno affossato la legge , ma hanno evidenziato che va riformata nella parte in cui parla dei Lep, livelli essenziali di prestazioni, che secondo la Corte, devono essere garantiti a livello nazionale in modo uniforme. Non possono essere garantiti con decreto interministeriale, al pari di quello adottato sulla questione migranti da spedire in Albania. Questioni molto diverse tra loro, sotto il profilo giuridico, ma unite da un unico filo conduttore, che pone una stessa questione che è politica. In sostanza si tratta di forzature, frutto di una cultura politica, che in virtù di una concezione sovranista della maggioranza, crede sia legittimo passare sopra agli ostacoli posti dal diritto interno e da norme sovranazionali. Poco interessa se una legge è scritta male, se una norma europea dice una cosa diversa, se l’ impianto dei principi costituzionali non viene rispettato. A questo punto da parte del governo occorrerebbe minimizzare, non cercare ad ogni costo lo scontro, e rimettersi al lavoro per trovare la soluzione in ossequio alle norme e ai principi fondamentali. Al contrario il governo italiano cerca di attizzare lo scontro con i magistrati e adesso anche con i giudici costituzionali. Riteniamo che siamo arrivati al culmine e dovrebbe bastare. Le domande che agitano la maggioranza di governo e che sono ricorrenti,si possono così riassumere: ” Perché la maggioranza non dovrebbe tirare dritto per la propria strada ignorando il principio di legalità e del controllo della Consulta? Il giudice non convalida il trattenimento dei migranti e noi emaniamo un nuovo decreto e ci si prova di nuovo. E con la decisione della Corte Costituzionale, perché non riscrivere rapidamente la legge e intestarsi la riforma? La risposta sta nel fatto che gli Stati sono retti da uno strano equilibrio politico – giuridico, dove il momento della decisione non può esulare dalla normativa: la normativa non può inibire la decisione, ma essa stessa non può essere calpestata, e i diritti e le garanzie in essa contenute. La sovranità di ogni stato ha forme e limiti che non solo i sovranisti o gli autonomisti ma anche coloro che sono l’ uno e l’ altra , devono rispettare senza tralasciarne alcuna parte.
La legge sull’ autonomia differenziata torna al Parlamento
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