Ieri, la ministra per la Famiglia e le Pari opportunità Eugenia Roccella ha interrotto l’intervento che avrebbe dovuto fare al convegno “Stati generali della natalità”, a Roma, a causa di intense proteste contro di lei da parte di alcuni manifestanti presenti in sala. Non appena Roccella ha cominciato a parlare, un gruppo di manifestanti ha iniziato a interromperla urlando lo slogan: «Sul mio corpo decido io». La ministra ha quindi detto di essere «d’accordo» con loro, aggiungendo che il problema sta proprio nel fatto che «oggi le donne non decidono fino in fondo, liberamente, se vogliono avere figli». I manifestanti hanno risposto: «Vergogna».
Non è la prima volta che Roccella viene contestata durante un evento pubblico. L’anno scorso, al Salone del Libro di Torino, la presentazione del suo libro Una famiglia radicale era stata interrotta dalle proteste di alcuni attivisti dei gruppi ambientalisti Extinction Rebellion e Fridays for Future, e del gruppo femminista Non una di meno. Più di 20 persone erano state denunciate, ma di recente tutte le accuse sono state archiviate.
In seguito una delle manifestanti è stata fatta salire sul palco e ha iniziato a leggere un proprio intervento, non programmato. A causa delle proteste la ministra ha però deciso di lasciare il palco senza concludere il proprio discorso. «La ministra è andata via e tornerà in un altro momento, sperando anche che questo faccia calmare gli animi. Vedremo domani o nei prossimi giorni se riusciremo a recuperare», ha detto il conduttore dell’evento Gigi De Palo, che ha poi chiesto anche agli altri ospiti presenti sul palco di fare una pausa. Con un post su Facebook piuttosto polemico, Roccella ha poi definito quanto accaduto un «atto di censura» che le ha impedito di parlare e di rispondere ai contestatori.
La premier ha difeso Roccella e pubblicato sui social un lungo messaggio in cui parla di «spettacolo ignobile». Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida hanno commentato la vicenda.
Meloni su X ha scritto: ‘Piena e incondizionata solidarietà a Eugenia Roccella. Lo spettacolo andato in scena questa mattina agli Stati Generali della Natalità è ignobile. Ancora una volta è stato impedito ad un Ministro della Repubblica di intervenire e di esprimere le proprie idee. Responsabile un gruppo di contestatori che si riempiono la bocca delle parole libertà, rispetto e autodeterminazione delle donne, ma poi amano la censura e impediscono ad una donna di parlare perché non ne condividono le idee. Mi auguro che tutte le forze politiche abbiano il coraggio di esprimere solidarietà al Ministro Roccella e di condannare, senza se e senza ma, i fatti di oggi. È ora di dire basta. Parlano di libertà ma contestano una donna’.
Roccella ha incassato la solidarietà anche del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha chiamato personalmente la ministra. Come riportato da Rai News, ha sottolineato che «voler mettere a tacere chi la pensa diversamente contrasta con le basi della civiltà e con la nostra Costituzione».
E in un videomessaggio è intervenuto anche Lollobrigida: «La mia solidarietà al ministro della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità, Eugenia Roccella, costretta per le dure contestazioni a lasciare gli Stati generali della Natalità senza poter tenere il proprio intervento. Inquieta che chi pretende il diritto di decidere, non lasci a un ministro della Repubblica la libertà di esprimere le proprie idee. Il mio pensiero va anche agli organizzatori e alle tante donne, mamme presenti e future, alle quali non è stato consentito di esporre il proprio pensiero».
Tra i leader degli altri partiti, tra i primi a commentare c’è stato Matteo Renzi di Italia Viva. Il senatore ha scritto su X: «Chi ha impedito alla Ministra Roccella di parlare ha offeso la libertà di tutti e si è dimostrato quello che è: un violento. Solidarietà alla Ministra».
Parlare di quanto capitato alla ministra Roccella al convegno sulla natalità è anche parlare di organizzazioni della società civile che sono a favore della maternità e operano per aiutare la donna a non procedere con l’aborto e si sono anche detti a favore della Legge 194. Tutti hanno presentato la loro posizione come applicazione della legge che ha introdotto l’aborto di Stato in Italia. Questo è capitato per i tre partiti della maggioranza, anche se con sottolineature e prese di posizione diverse. Questo è capitato anche per la giornalista Incoronata Boccia, vicedirettrice del TG1, che ha fatto il suo coraggioso intervento in una trasmissione televisiva per dire che l’aborto non è un diritto ma è un delitto. Anche lei, infatti, si è detta a favore della 194.
Il direttore de La Verità, Maurizio Belpietro, ha dedicato al problema due editoriali per dire la stessa cosa: bene gli interventi pro vita in consultorio, si tratta di applicazioni della legge e la 194 è una buona legge. Belpietro è andato anche oltre, sostenendo che la 194 non prevede il diritto all’aborto: «La legge 194 è chiara: l’aborto non è un diritto» Egli ha confermato la tesi della Boccia, potenziandola nel senso di negare che la 194 ammetta l’aborto e chiudendo così il cerchio nella difesa della legge.
Belpietro ha sostenuto questa tesi citando il testo della legge, la quale certamente dice che lo Stato protegge la gravidanza dal concepimento alla nascita, ma poi afferma anche che, terminati i tre mesi di gravidanza, per una serie di condizioni, la donna può interromperla. Ora, se la donna può interromperla e se lo Stato ha il dovere a quel punto di dar seguito a questa sua decisione, si deve concludere che l’aborto è un diritto, anche se questa esplicita espressione nella legge non c’è. Non ci potrebbe essere un dovere dello Stato se non davanti ad un diritto della donna.