La popolarità di Trump è in forte flessione: parte degli americani lo disapprovano. Secret Service spara a un uomo armato vicino alla Casa Bianca

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I servizi segreti americani hanno bloccato un uomo armato di fucile, a bordo di un’auto parcheggiata nei pressi della Casa Bianca. Il potenziale attentatore, dopo aver notato la presenza degli agenti, ha tentato la fuga aprendo il fuoco contro gli uomini della sicurezza che hanno risposto ferendolo. Una sparatoria durata pochi minuti, il sospetto è stato immediatamente bloccato e trasportato al più vicino ospedale. Non ci sono feriti tra i poliziotti.

La sparatoria è avvenuta poco dopo la mezzanotte, a circa un isolato di distanza dalla Casa Bianca, sul lato ovest dell’Eisenhower Executive Office Building. Non sono state ancora divulgate notizie su quanto rinvenuto nell’auto dell’attentatore. Non si esclude l’ipotesi di altre armi o esplosivi.

In una nota pubblicata dai servizi segreti e diffusa dai giornali americani si legge: “Mentre gli agenti si avvicinavano, l’individuo brandiva un’arma da fuoco e ne è seguito uno scontro armato, durante il quale sono stati sparati colpi anche dal nostro personale. Il sospetto è stato portato d’urgenza in un ospedale della zona e le sue condizioni sono sconosciute”. Nel report della polizia non sono stati segnalati feriti tra il personale dei servizi segreti.

Il presidente Donald Trump non era alla Casa Bianca in quel momento visto che si trovava nella sua tenuta di Mar-a-Lago. Aggressioni armate o meno il tasso di gradimento su Trump è paurosamente crollato. Il 28 gennaio scorso il tasso netto di approvazione era di +7 punti percentuali a favore di Trump. Dopo poco più di un mese di governo, il tasso di approvazione è sceso al di sotto di un punto percentuale: +0,7, come rivela il sito di analisi politiche FiveThirtyEight

Diversi suoi ordini esecutivi sono chiaramente anticostituzionali. Non hanno retto – e non reggeranno – il vaglio delle corti. L’obiettivo finale non sta tanto però nella loro attuazione. Trump li emana sostanzialmente per due ragioni. Da un lato, forzare i limiti del potere esecutivo. Dall’altro, rafforzare i contorni ideologici della sua presidenza. Anche se i tribunali li bloccano, Trump con gli ordini esecutivi ha indicato la direzione, messo sotto stress le istituzioni, fatto un passo ulteriore nell’accentramento dei poteri nelle sue mani. Ci penserà poi la politica a smantellare nella sostanza ciò che lui ha identificato come gli obiettivi da colpire. Una lista delle direttive trumpiane sinora bloccate è comunque utile, perché dà il senso della vastità e profondità dell’azione della nuova amministrazione. Con l’avvertenza, appunto, che un ordine bloccato può comunque essere riattivato da un’altra corte. E che il blocco di un ordine non significa automaticamente il tramonto dei fini politici che l’hanno motivato.

La mappa delle “sconfitte” di Trump sin qui offerta è comunque temporanea. Contenziosi legali sono in corso su tutto: cambiamenti climatici, licenziamenti in massa dei dipendenti federali, informazioni provviste dall’amministrazione sui siti federali, rimborsi sanitari, tasse sul traffico, immigrazione – dalla sospensione ai finanziamenti per i reinsediamenti dei rifugiati alle restrizioni al diritto d’asilo alle “città santuario” all’ingresso degli ufficiali dell’immigrazione nei luoghi di culto. Le “sconfitte” potrebbero insomma diventare vittorie. Per questo, diventa essenziale il ruolo della Corte Suprema. Le sentenze della Corte, nei prossimi mesi, potrebbero mettere un punto fermo, pro o contro, le politiche di Donald Trump.

Diversi tribunali hanno messo in discussione il diritto del Department of Government Efficiency (DOGE), diretto da Elon Musk, di impadronirsi dei dati sensibili dei cittadini americani. Il 21 febbraio è stato proibito a funzionari del DOGE di accedere ai dati del Dipartimento al Tesoro. Tre giorni dopo, il 24 febbraio, è stato vietato l’accesso ai file custoditi dall’Office of Personnel Management e dal Department of Education, compresi i dati sui prestiti agli studenti. L’amministrazione ha fatto ricorso contro le decisioni.

Diverse sentenze hanno bloccato gli ordini esecutivi che prevedono di incarcerare donne transgender nelle prigioni maschili e annullare l’assistenza sanitaria per l’affermazione di genere dei minori. L’assistenza è stata però ripristinata solo nei quattro Stati che hanno intentato la causa: Colorado, Minnesota, Oregon e Washington.

Come detto più volte, la mappa delle “sconfitte” di Trump sin qui offerta è comunque temporanea. Contenziosi legali sono in corso su tutto: cambiamenti climatici, licenziamenti in massa dei dipendenti federali, informazioni provviste dall’amministrazione sui siti federali, rimborsi sanitari, tasse sul traffico, immigrazione – dalla sospensione ai finanziamenti per i reinsediamenti dei rifugiati alle restrizioni al diritto d’asilo alle “città santuario” all’ingresso degli ufficiali dell’immigrazione nei luoghi di culto. Le “sconfitte” potrebbero insomma diventare vittorie. Per questo, diventa essenziale il ruolo della Corte Suprema. Le sentenze della Corte, nei prossimi mesi, potrebbero mettere un punto fermo, pro o contro, le politiche di Donald Trump.

Dopo aver immaginato un “rapporto speciale” con il nuovo presidente americano, ora l’Italia si sposta di nuovo dall’altra parte: con l’Europa, per l’Europa. Le decisioni e l’ imprevedibilità di Trump e il rischio di rimanere schiacciati tra Russia e America, portano Meloni a scegliere Bruxelles.

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