La Toscana è la prima regione italiana ad approvare una legge sul suicidio assistito. Il testo mette nero su bianco le normative organizzative ed economiche che regolano il fine vita.
Il Consiglio regionale ha, dunque, dato il via libera alla proposta di legge di iniziativa popolare su “procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza della Corte Costituzionale 242/2019”. Hanno votato a favore Pd, M5S, Italia Viva e gruppo Misto-Merito e Lealtà. Contrari Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega.
“A livello nazionale e regionale – ha detto il presidente della Commissione Sanità, Enrico Sostegni – non siamo intervenuti, ma sulla base della sentenza della Corte Costituzionale, quando vi sono state richieste di pazienti, sono intervenuti i direttori generali delle tre Aziende sanitarie, ognuno con modalità diverse. Adesso, con la legge, stabiliamo una procedura omogenea su tutta la regione, garantendo un’assistenza sanitaria uniforme in questi casi difficili”. Opposte le reazioni all’approvazione di questa norma sul fine vita. “Siamo grati alle consigliere e consiglieri della Regione Toscana per avere approvato la nostra legge ‘Liberi Subito’, che definisce tempi e procedure per l’aiuto medico alla morte volontaria. È una legge di civiltà perché impedisce il ripetersi di casi, da ultimo quello di Gloria, proprio in Toscana, di persone che hanno dovuto attendere una risposta per mesi, o addirittura per anni, in una condizione di sofferenza insopportabile e irreversibile”, dichiara Filomena Gallo, avvocata e segretaria dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica Aps.
“Prendiamo atto della scelta fatta dal Consiglio Regionale della Toscana, ma questo non limiterà la nostra azione a favore della vita, sempre e comunque – si legge in una nota, del cardinale Paolo Augusto Lojudice, arcivescovo di Siena e presidente della Conferenza Episcopale Toscana – Ai cappellani negli ospedali, alle religiose, ai religiosi e ai volontari che operano negli hospice e in tutti quei luoghi dove ogni giorno ci si confronta con la malattia, il dolore e la morte dico di non arrendersi e di continuare ad essere portatori di speranza, di vita. Nonostante tutto. Sancire con una legge regionale il diritto alla morte non è un traguardo, ma una sconfitta per tutti”.