La liberazione del generale libico Almasri Habish ha sollevato un acceso un furioso dibattito in Italia e all’estero. Secondo la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), la decisione di rilasciarlo è stata una “scelta politica” e una diretta conseguenza dell’”inerzia” del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Questo evento ha messo in luce le tensioni tra il governo italiano e la magistratura, con il premier Giorgia Meloni che ha dichiarato che la liberazione non è stata una decisione del governo, ma una disposizione della magistratura.
Secondo l’Anm, Carlo Nordio avrebbe dovuto intervenire tempestivamente, poiché era stato informato dalla polizia giudiziaria e dalla Corte d’appello di Roma riguardo alla situazione di Almasri. La Corte penale internazionale aveva emesso un mandato di cattura nei suoi confronti per crimini contro l’umanità e crimini di guerra, rendendo la sua custodia cautelare non solo necessaria, ma anche un obbligo internazionale. La mancanza di azione da parte del ministro ha sollevato interrogativi sulla sua capacità di gestire situazioni delicate e di rispettare gli impegni internazionali dell’Italia.
La liberazione di Almasri svela le profonde implicazioni politiche, a partire dall’accompagnamento in Libia con un volo di Stato che ha smosso le preoccupazioni tra le organizzazioni per i diritti umani e i governi occidentali, che temono che possa continuare a svolgere un ruolo attivo in un contesto di violenza e instabilità. La situazione in Libia, colme è noto, è particolarmente complessa, e il rilascio di un individuo accusato di gravi crimini potrebbe aggravare ulteriormente le tensioni nel paese e nella regione.
Il caso Almasri potrebbe influenzare le relazioni diplomatiche tra Italia e Libia, con potenziali ripercussioni sulle politiche migratorie e sulla cooperazione in materia di sicurezza. La gestione di questo caso da parte del governo italiano sarà monitorata con attenzione, poiché potrebbe avere un impatto significativo sulla sua credibilità a livello internazionale.
Almasri, a capo della milizia islamista Rada, gestisce la famigerata prigione di Mitiga, descritta come un vero e proprio lager per migranti, luogo di torture, stupri ed estorsioni. La sua accoglienza in Libia è stata quella riservata a un leader: cori, fumogeni e centinaia di sostenitori.
La Digos di Torino, responsabile dell’arresto, avrebbe commesso un errore formale nel comunicare la situazione al Ministero della Giustizia, che a sua volta non ha agito tempestivamente. Il ministro Carlo Nordio avrebbe potuto sanare la questione, ma il ritardo nel rispondere ha consentito la liberazione di Almasri.
Lo scrittore Roberto Saviano, intervenendo sul caso, ha avanzato pesanti accuse nei confronti del governo italiano. Secondo lui, la liberazione di Almasri non sarebbe solo frutto di errori burocratici, ma il risultato di un tacito accordo tra le istituzioni italiane e la criminalità organizzata libica.
Saviano sostiene che il controllo delle rotte migratorie e degli interessi petroliferi in Libia rendano l’Italia ricattabile da figure come Almasri: “Per ogni giorno di carcere di Almasri, le sue milizie avrebbero potuto rilasciare centinaia di migranti per farli sbarcare in Italia o ostacolare l’estrazione petrolifera italiana.”
“Le navi delle ONG che salvano vite vengono perseguitate, mentre chi specula sulla sofferenza viene liberato e ricompensato,” afferma Saviano.