Partiamo dal dinamismo di Matteo Salvini che dopo la vittoria di Trump crede di essere il suo proconsole in Italia, ma con un atteggiamento rozzo e a tratti grottesco. Il linguaggio usato a proposito dei fatti di Bologna “ zecche rosse” testimonia il salto di qualità fatto dal capitano in termini di rozzezza. Ma c’è di più, soprattutto la ferocia usata negli attacchi alla magistratura, sfruttando anche la sua posizione processuale di imputato presso il tribunale di Palermo. Ormai si arrampica sugli specchi ed è sempre alla ricerca di consensi che non riesce più ad avere e ha capito di essere arrivato all’ ultima spiaggia , essendo lui un alleato minore di una coalizione in cui il potere è concentrato nelle mani di Giorgia Meloni. In effetti il vero bersaglio delle sue intemperanze ed estemporaneità è la Premier. Più lei cerca di ritagliarsi un ruolo rispettabile di donna di governo, a cominciare dal rapporto con gli USA nel passaggio di testimone da Biden a Trump, più Salvini cerca di riportarla ad un radicalismo di estrema destra. Il suo scopo è chiaro: cerca di delegittimare agli occhi di Trump , Giorgia Meloni. Si pone apertamente come nemico dell’Unione europea e amico di Putin. Il tutto finalizzato ad alimentare frizioni all’ interno della coalizione. E questa, possiamo affermare, è la prima partita. La seconda riguarda la fedeltà alla NATO e la solidarietà all’ Ucraina che la Premier ha di nuovo ribadito pochi giorni or sono, a differenza di Orban, di cui il capo leghista è un fido scudiero. Ma Salvini dovrebbe sapere che la politica estera si fa a Palazzo Chigi e alla Farnesina, non nei comizi di una Lega governata dal duumvirato , Salvini-Vannacci. Da questi assunti si può dedurre che Salvini punta a radicalizzare sempre di più lo scontro politico con le opposizioni e la magistratura; la Meloni non si sottrae al gioco del rivale, ma lancia lo sguardo verso l’ Italia moderata , dove cerca di accreditarsi definitivamente. Questa sua ambizione trova riscontro nella dichiarazione del Presidente del Senato , Ignazio la Russa che ha auspicato la candidatura a sindaco di Milano per il centro destra, a Maurizio Lupi. Lo scopo è chiaro a tutti ed e’ quello di non lasciare il comune di Milano nelle mani della Lega e nello stesso tempo, allargare lo spazio dei consensi tra i ceti moderati. Una cosa sono le intenzioni/ ambizioni, un’ altra è la realtà che ci dice che il finale non è scritto.
Le due partite che si giocano nel centro destra
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