L’Europa si sposta a destra,  ma il Ppe resta il partito più forte e festeggia con Ursula von der Leyen contro gli estremismi

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Il dato sull’affluenza è deludente ma quello che è chiaro è che la destra avanza in Europa. In Italia Fratelli d’Italia supera la soglia che Giorgia Meloni aveva fissato all’ultimo risultato delle Politiche, il 26%.

“Fratelli d’Italia si conferma primo partito italiano, superando il risultato delle scorse elezioni politiche”. Lo scrive su X Giorgia Meloni.

In Francia  Le Pen ha spazzato via Macron, che annuncia elezioni anticipate dopo lo scioglimento dell’Assemblea nazionale, ma identici scenari, con la sinistra a picco, si profilano anche in Germania, Austria, Grecia e Spagna.

Il dato più clamoroso è comunque quello francese, dove il presidente Emmanuel Macron annuncia lo scioglimento dell’Assemblea nazionale e indice le elezioni legislative si terranno il 30 giugno ed il ballottaggio 7 luglio. “Francesi, oggi avete votato per le elezioni europee. La lezione principale è chiara: non è un buon risultato per i partiti che difendono l’Europa”. Parole storiche, quelle pronunciate  dal presidente francese, Emmanuel Macron, in un discorso alla Nazione in cui ha commentato la sconfitta dei partiti della sua maggioranza e la vittoria dell’estrema destra.

Il Partito popolare europeo rivendica la presidenza della Commissione europea con il Ppe ancora primo partito in Europa con la candidata Ursula von der Leyen: il vincitore delle elezioni ha ora il diritto di nominare il presidente della Commissione, ha affermato a Bruxelles il capo del Ppe Manfred Weber. I timori per l’ascesa dei partiti antieuropei “che vogliono distruggere l’Europa” non si sono concretizzati, ha aggiunto Weber.

“Oggi è un buon giorno per il Ppe. Abbiamo vinto le elezioni europee, amici miei. Siamo il partito più forte, siamo l’àncora di stabilità. Insieme ad altri costruiremo un bastione contro gli estremismi di sinistra e di destra. Li fermeremo!”, ha detto Ursula von der Leyen parlando nella sede del Ppe a Bruxelles.

Questa campagna elettorale è stata “una delle esperienze migliori e più belle della mia vita politica. Ho visto un livello elevatissimo di fiducia nei confronti del nostro partito in Europa”, ha detto accompagnata dai cori ‘Ursula, Ursula’ scanditi dai sostenitori. “Quello che i cittadini si aspettano da noi è che sapremo realizzare un’Europa forte”, ha sottolineato la candidata di punta del Ppe.

Una sua possibile alleanza con l’estrema destra, affermano dall’entourage di von der Leyen, sembra esclusa. I suoi paletti, ripetono i supporter, sono chiari: i futuri alleati dovranno essere “europeisti, pro-Kiev e a favore dello stato di diritto”.

La ‘maggioranza Ursula, secondo le stime aggiornate dal Parlamento Europeo, tiene, con 401 voti (oggi ne ha 417). Sulla base di exit poll in 15 Paesi Ue e di sondaggi sulle intenzioni di voto in altri 12, il Ppe otterrebbe 186 seggi (contro 176 nel 2019), l’S&D 133 (contro 139), Renew 82 (da 102). Segue l’Ecr con 70 (da 71), l’Id 60 (da 49), Verdi 53 (da 71), Sinistra 36 (da 37). Vanno aggiunti 50 Non Iscritti e 50 altri (forze politiche non presenti in Parlamento).

Al Parco dei Principi Grand Hotel di Roma, dove Fratelli d’Italia ha allestito la sala stampa per seguire i risultati elettorali, il tema dell’attesa era tutto qua: non se si vince, ma di quanto si vince.

Non può essere scaramanzia. A meno di clamorose quanto improbabili smentite, il risultato è raggiunto. Ma il voto europeo resta un puzzle che si deve ancora definire completamente. Il punto non è tanto e solo nei numeri che alla fine saranno restituiti dallo spoglio italiano. È piuttosto nel complesso del quadro disegnato dei voti espressi dai popoli dei 27, che hanno già provocato un terremoto: il crollo dell’asse franco-tedesco, con la doppia sonora sconfitta di Macron e Scholz; le dimissioni del premier belga; la sempre più difficile posizione in cui si trova ora il premier socialista spagnolo Pedro Sanchez.

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