Fonti di Hezbollah affermano che la decisione di Israele di restare a sud del Libano viola il cessate il fuoco firmato, a fine novembre, con Israele. Per il governo israeliano i militari sono ancora in cinque postazioni in Libano, per ragioni di sicurezza e per questo motivo sono stati mantenuti i soldati in cinque posizioni strategiche libanesi, nonostante la scadenza stabilita per oggi per il ritiro dei militari dal Paese come stabilito nell’accordo di cessate il fuoco con Hezbollah. La situazione evidenzia la fragilità della tregua, con Hezbollah che accusa Israele di avere violato in questa occasione e in altre precedenti gli accordi. Il portavoce dell’esercito israeliano, Nadav Shoshani, ha fatto sapere che l’aver voluto lasciare in piedi quelle cinque postazioni in Libano come punti di osservazione si è reso necessario per garantire la sicurezza dei cittadini israeliani che vivono vicino al confine. Al momento, oltre 60mila persone sono ancora sfollate a per via dei precedenti combattimenti. Shoshani ci ha tenuto ad evidenziare che la scelta è stata approvata dall’organismo di monitoraggio del cessate il fuoco guidato dagli Stati Uniti. Intanto, arriva da New York la condanna dell’Onu per il ritardo del ritiro, anche come una violazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza sul sud del Libano. A rincarare la dose è arrivata una nota del ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, che ha confermato che il suo Paese ha inviato rinforzi alle nuove postazioni erette a sud del confine dichiarando che: “Siamo determinati a fornire piena sicurezza a tutte le comunità del nord”.