L’Italia un Paese diviso da sempre dagli interessi elettorali

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Spesso per comprendere le ragioni di un pensiero, di un modo di dire, di un luogo comune o di uno stato di cose occorre approfondire senza retorica e fronzoli la dietrologia di un contesto. L’Italia per esempio è da sempre stato un Paese con grandi differenze, cosa ben diversa dalle divisioni. Il “Bel Paese” si caratterizza per un’economia che viaggia con due marce diverse: quella “accelerata” del nord  e quella “rallentata” e per certi versi considerata “parassitica” del sud. Una considerazione che portò, in quella che è passata alla storia come “la prima repubblica”, finanche all’istituzione di un apposito ministero, quello del Mezzogiorno con tanto di annessa cassa. A ben guardare, però, il contesto e, soprattutto, a rileggere la storia del nostro Paese ci si può rendere conto del perché di tutto ciò. Un abito calza addosso al cliente che lo commissiona. Una ricetta gastronomica viene gustata essenzialmente nella zona nella quale viene prodotta e dalla quale trae origine. Stessa cosa vale per la gestione della “cosa pubblica” e delle sue ricadute in chiave economica. Se ci si sofferma per un attimo a rileggere la storia ci si rende conto che prendendo degli indicatori di, certo, non poco conto ci si rende conto del perché di tante situazioni. Prendiamo per esempio il dato biografico relativo ai Presidenti del Consiglio dei Ministri e ci si rende conto che dividendo geograficamente l’Italia in due, ovvero “centro-nord” e “centro-sud (isole comprese)” ci si rende conto che il numero dei presidenti del consiglio, nati da Roma in su e quelli da Roma in giù, che hanno gestito il Paese dalla sua nascita, è davvero sperequato.  A nord del Tevere sono nati ben 32 primi ministri dei cinquantuno totali, al di sotto del fiume capitolino solo diciannove, con il numero dei soli “premier” nati un Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte che raggiunge quota 25 rispetto ai 19 dei colleghi nati in tutto il centro sud Italia Isole comprese. Cosa significa? È presto detto o, meglio presto spiegato. Qual è quel padre di famiglia che non pensa prima al suo nucleo familiare diretto e poi a tutti i suoi collegamenti indiretti? È un caso dunque che lo sviluppo industriale e finanziario del Paese è avvenuto, nel corso dei decenni, essenzialmente a nord? Uno sviluppo proliferato ai danni del sud dal quale, grazie ad una mera e becera politica assistenzialista, che ha determinato, poi, di fatto la consequenziale depauperazione della forza lavoro attraverso l’esodo migratori da sud a nord di gente che non trovando lavoro nelle sua zona ha dovuto fare i bagagli e trasferirsi laddove la politica dei capi di governo ha pensato di puntare per realizzare poli industriali, finanziarie e tecnologici dotando quei territori di infrastrutture che a sud neanche se le sognano. Eppure la storia ci dice che la prima ferrovia era quella costruita nel 1839 che collegava Napoli con Portici. Ancora, il più grande acquedotto pubblico è quello “Pugliese” la cui progettazione risale al 1902. Un elenco che potrebbe andare avanti nella sua narrazione. Ma tutto si è invertito solo perché come cantava il grande Pino Daniele “Ogni scarrafone è bell’ ‘a mamma soja” e in questo caso proprio di scarafoni, che hanno invertito per ragioni elettoralistiche il corso della storia, stiamo parlando. Del resto quando in qualche parte del Bel Paese si declamava Catullo in altre parti si camminava ancora a gattoni. A ciascuno il suo.

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