M5S. Grillo contro Conte: “Simbolo, nome e doppio mandato pilastri non negoziabili”

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Il M5S è arrivato al capolinea. Tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte è scontro aperto. Restare ancorati alle origini o evolversi come movimento politico. Simbolo, nome e la regola del doppio mandato possono essere cambiate oppure no. Oppure strutturarsi in modo sistematico come partito, come del resto già sta avvenendo. La risposta a questo interrogativo segnerà il futuro del Movimento 5 Stelle e inciderà anche sul presente e non futuro della politica italiana. Quel fantomatico campo largo, ad oggi, senza alcun orizzonte politico ‘realista’, dipende anche dalle scelte settembrine del Movimento. Se vince Conte potrebbe iniziare un discorso politico nel centro sinistra nonostante i mille distinguo per creare quel campo largo che ricorda tanto l’Ulivo. Se si ritorna alle origini, se si ritorna al passato, c’è con un orizzonte politico ondivago e bisognerà scrivere giorno dopo giorno una nuova storia per il Movimento e per la politica italiana. Sulle scelte che saranno fatte però pesa un dato incontrovertibile che i due contendenti dovranno tenere conto: il M5S continua a perdere elettori. Meno voti, meno incidenza politica. Una equazione che tutti conoscono. E dunque cosa fare. Beppe Grillo ha la sua ‘ricetta’: ritornare alle origini. E lo fa con una lettera indirizzata ai militanti: parole che sono un ‘j’accuse’ al suo, ormai, ex ‘pupillo’, obbligato, Giuseppe Conte. Quell’ex premier che vorrebbe essere, invece, re incoronato ‘re’ nella costituente di settembre, per ri affermare la sua leadership e  far diventare il Movimento un partito strutturato per avere le mani libere su tutte le decisioni. Il tutto senza alcun intralcio e condizionamento: esautorare Beppe Grillo. Cosa che il fondatore del M5S ha compreso da tempo ed ha chiesto una chiamata alle armi ai ‘’vecchi’’ militanti contro l’ex presidente del consiglio. “Ci troviamo a un crocevia fondamentale nella nostra storia, in cui dobbiamo riflettere sulle nostre radici e su ciò che ci ha unito sin dall’inizio. Quando abbiamo fondato il MoVimento 5 Stelle, io e Gianroberto, lo abbiamo fatto con un ideale chiaro: creare un’alternativa al sistema politico tradizionale. Il nostro viaggio è nato da un sogno condiviso, un sogno che ci ha portato a sfidare un sistema corrotto, a restituire voce ai cittadini e a provare a costruire un’Italia più giusta e trasparente”, scrive Grillo sul suo sito. “Durante tutto questo cammino, ci siamo sempre ancorati a tre pilastri imprenscindibili: il nostro simbolo, il nostro nome e la regola del secondo mandato. Il simbolo del MoVimento 5 Stelle non è solo un segno grafico, è un richiamo al cambiamento, è l’emblema di un’intera rivoluzione culturale e politica, la bandiera sotto cui milioni di italiani hanno marciato con noi. È il vessillo sotto il quale milioni di cittadini si sono riconosciuti e con il quale abbiamo combattuto battaglie importanti; da cui sono nate idee, valori e speranze condivise, è il segno visibile della nostra lotta per la trasparenza, la giustizia e la partecipazione. Un partito politico non dovrebbe mai cedere alla tentazione di mutare il proprio simbolo: è la bussola che orienta il cammino verso il futuro, senza mai tradire il passato”. E spiega. “Il nostro nome, MoVimento 5 Stelle, non è solo una sequenza di suoni o lettere: rappresenta la nostra piena identità, è un nome che racchiude storie, significati e speranze, come il nome di ognuno di noi, sin dalla nostra nascita. Quando pronunciamo MoVimento 5 Stelle evochiamo una connessione, riconosciamo la sua essenza, la sua unicità. Cambiare un nome è come rinunciare a un pezzo di quella magia, a un ponte invisibile che collega chi siamo a chi vogliamo diventare. MoVimento 5 Stelle è il nome che ci ha guidato verso risultati concreti, difenderlo significa difendere la nostra storia e il nostro diritto di essere riconosciuti per ciò che siamo, ieri, oggi e domani”. E poi affronta uno dei passaggi politici più delicati per il M5S: il doppio mandato. “E poi c’è la regola del secondo mandato. Era l’8 settembre del 2007: con il V-Day si avviava la raccolta firme per tre proposte di legge di iniziativa popolare, tra cui l’introduzione di un tetto massimo di due legislature. Da cui tutto ebbe inizio”. “La politica, nella sua essenza più pura, non deve essere un mestiere ma una nobile missione. Trasformare l’impegno politico in una professione perpetua significa tradire la fiducia dei cittadini e sprofondare nel pantano della mediocrità e dell’opportunismo. Limitare i mandati significa restituire al popolo la sovranità che gli spetta, è un presidio di democrazia, impedisce che pochi individui si arroghino il diritto di governare in eterno. Questo ricambio garantisce che la politica sia sempre animata da nuove energie, idee fresche e prospettive diverse, preservando così la sua natura dinamica e democratica. E’ un argine contro la degenerazione del potere e un invito costante al rinnovamento, per evitare che la politica si trasformi in un recinto chiuso, distante dalle vere esigenze di chi davvero ha bisogno. La regola del secondo mandato è un principio che ci distingue, che ci ha resi unici, che ci rende liberi dal potere e dalle sue tentazioni. E’ la garanzia che il MoVimento rimarrà sempre fedele al suo spirito originario: servire i cittadini e non il potere, con rappresentanti che portano avanti le idee e non le proprie ambizioni personali”. “Questi tre nostri pilastri – spiega Grillo – non sono in nessun modo negoziabili, e non possono essere modificati a piacimento. Sono il cuore pulsante del MoVimento 5 Stelle, il nostro faro nella tempesta. Cambiarli significherebbe tradire la fiducia di chi ha creduto in noi, di chi ha lottato con noi, di chi ha visto nel MoVimento l’unica speranza di cambiamento reale”. E chiude con un appello ai militanti. “Vi chiedo quindi di riflettere profondamente, di ascoltare la vostra coscienza. In questo momento cruciale non possiamo permetterci di smarrire la nostra rotta. Custodiamo e proteggiamo ciò che abbiamo costruito insieme. Il MoVimento è e deve rimanere una forza di cambiamento autentico, e per farlo, dobbiamo rimanere fedeli ai nostri principi fondativi”.

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