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Macron ferma l’estrema destra e prende tempo

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L’arrembaggio dell’estrema destra è miseramente fallito. La Republique è risorta e stravinto, rovesciando il voto del 30 giugno. I post fascisti di Marie Le Pen finiscono terzi dietro ai liberali e centristi di Macron . Ora sarà un’operazione complessa formare il nuovo governo, ma il risultato uscito dalle urne è stato clamoroso. Una vera e propria mobilitazione nazionale contro una destra fascista, razzista xenofoba; si sono recati alle urne il 70 % degli aventi diritto con una grande partecipazione dei giovani. I francesi hanno detto ancora una volta no, al sovranismo e al nazionalismo, no al lepenismo. Nel voto erano in gioco i valori della libertà e della democrazia, vale a dire i principi fondanti dell’Europa e dell’Occidente. Il Presidente Macron con lo scioglimento del Parlamento ha fermato la destra radicale e rilanciato la sinistra, anche al di là delle sue intenzioni. Altra scelta non aveva con un Paese che gli contestava ormai da anni le sue riforme in materia economica e sociale, ultima disastrosa, sulle pensioni. Quindi indebolito ha dovuto far ricorso a forze altrui. Ora dovrà decidere da quale parte stare e spiegare ai francesi da quale lato arrivano i pericoli. Alla luce dei risultati usciti dalle urne, tutto sommato, Macron ha più libertà di manovra. Lo scenario che ha avanti a se è chiaro , così come lo è chiaro agli elettori. Il Fronte Popolare di Melenchon gli ha chiesto subito di rispettare il voto dei francesi e inacaricarlo di formale il nuovo governo, con un programma che si può riassumere su tre punti fondamentali: blocco dei prezzi, aumento del salario minimo, blocco della riforma pensionistica. La destra di Le Pen ascrive la sua sconfitta ad una maggioranza innaturale e fa tanto vittimismo che anima il populismo che alla lunga certificherà la minorità della destra. Quindi in ha preso di nuovo il sopravvento la Francia dei diritti e della libertà, antifascista e repubblicana. La vera novità è che la tenuta di questi valori è stata affidata ad una sinistra che si divide tra il massimalismo di Melenchon e il riformismo di Glucksman. Stride l’antisemitismo di Melenchon che ne fa una sorta di convenienza ma alla fine diventa una colpa e una dannazione per la sinistra e per tutti. La Le Pen dal canto suo ha fallito credendo che il ritorno ad un passato da cancellare potesse raccogliere il voto dei delusi, degli arrabbiati , dei ribelli , degli esclusi. Ma i francesi proprio memori di un passato buio per la Francia e il Vecchio Continente dove si consumò uno dei conflitti più gravi della storia dell’umanità e crimini orrendi a danno del popolo ebreo,non può perdonare alla Le Pen il suo peccato d’origine. Gli elettori francesi hanno risposto all’appello, ora devono seguire i fatti e tocca alla politica recuperare il consenso che si basa sulla fiducia e non sulla paura.

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