Macron, tra dimissioni di Attal e ingovernabilità, sembra Luigi XVI che, dopo la presa della Bastiglia, è in attesa di essere ghigliottinato

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La Francia ha festeggiato ieri i 235 anni della Presa della Bastiglia che sconfisse l’ancien regime e fu il culmine dell’azione rivoluzionaria. Non è una data felice per Emanuel Macron, chiamato  a dare l’incarico di governo con una coalizione  inesistente e agitata dallo spettro di una sinistra che chiede di guidare l’esecutivo e minaccia, attraverso i sindacati più forti, di paralizzare il Paese proprio alla vigilia delle Olimpiadi che inizieranno a Parigi il 26 luglio.

Il voto dato al Rassemblement National rappresenta oltre un terzo ma è stato ovviamente vanificato dalle desistenze del secondo turno. Macron è riuscito a fermare il Rn ma si trova oggi di fronte ad una maggioranza che non sarebbe d’accordo nemmeno sull’uso dell’ora legale.   Da un lato i moderati di Ensemble e repubblicani, dall’altro il Fronte Popolare che è guidato dall’estremista Melènchon, che esprime sentimenti antisemiti e vorrebbe prendere, ‘tutti i ricchi per il collo’. Un autentico  incubo per Macron che può restare all’Eliseo ma che, secondo la Costituzione, non potrà comunque sciogliere le Camere prima di un anno.

Macron  si è dimostrato privo di  autocritica e di visione politica credendo  che il cordone sanitario contro Bardella potesse risolvere ogni problema, non  vedendo, al contempo, l’ascesa del radicalismo di sinistra.

La Francia può mostrarsi al mondo, dal 26 luglio all’11 agosto, periodo in cui  si svolgeranno le Olimpiadi, come un paese incerto, con tutta l’attenzione mediatica fissata su Parigi. Il presidente della Repubblica sa che qualsiasi decisione prenda ci saranno degli scontenti e ci sarà una difficile coabitazione. Un governo precario non reggerebbe e forse,  a quel punto, dovrà prendere in considerazione l’idea di anticipare il trasloco dall’Eliseo .

Del resto Giorgia Meloni ha riassunto brevemente  il tutto: ‘In Francia nessuno ha vinto, mettendo a rischio la governabilità’.

Al secondo turno delle elezioni legislative francesi la nuova alleanza di sinistra ha ottenuto la vittoria su Rassemblement national, ma non ha raggiunto la maggioranza necessaria per governare. Un esito inaspettato e di  difficile gestione, quello emerso dalle urne francesi, completamente opposto rispetto a quello delle elezioni europee che aveva portato al voto anticipato. Ora i partiti stanno trattando per creare un governo di coalizione. Ma come in che modo?

Macron potrebbe accettare le dimissioni del governo martedì,  accettando le dimissioni del primo ministro Gabriel Attal,   dopo un ultimo Consiglio dei ministri. Il capo del governo aveva già presentato le dimissioni ma Macron le aveva respinte, chiedendogli di rimanere ancora in carica ‘allo scopo di assicurare la stabilità del Paese’.

Il presidente francese accetta che il suo partito, Renaissance ‘ha dato di sé un’immagine disastrosa’. Lo riporta l’emittente Bfmtv citando persone presenti all’incontro convocato da Macron all’Eliseo con i leader di partito, tra cui il primo ministro Gabriel Attal, il ministro degli Interni Gerald Darmanin e l’ex premier Élisabeth Borne. ‘Non dobbiamo fare ciò di cui sono stati accusati i nostri predecessori nel 2017. Dobbiamo ricordare i valori originali’, ha detto Macron,  sottolineando ‘l’esigenza fondamentale della lealtà’ e la necessità di ‘mettere la nazione prima delle ambizioni’. In pratica  passando un colpo di spugna sulle motivazioni e sulle decisioni che hanno  portato all’ammucchiata anti Le Pen e anti elettorato.

Macron, tra dimissioni di Attal, rebus governo e un Paese spaccato asserisce: ‘L’unità del nostro gruppo è molto importante, ma l’unità, come la vita di coppia, non si può decretare: si costruisce ogni giorno’.

Intanto  Gabriel Attal, si è ufficialmente candidato come capogruppo dei deputati macroniani di Renaissance all’Assemblée Nationale. ‘Ho l’onore di presentarvi la candidatura alla presidenza del nostro gruppo’, ha scritto in una lettera a tutti i neoeletti. Attal che intende ‘proteggere i francesi da qualsiasi governo’,  che includa ministri del Rassemblement National e de La France Insoumise,  ammette: ‘Con lo scioglimento dell’Assemblée e le elezioni legislative anticipate  abbiamo rischiato di scomparire’.

Gabriel Attal dovrebbe assumere la presidenza del partito Renaissance all’Assemblée Nationale. È quanto ha detto su France 2 anche il deputato Sylvain Maillard. Il premier, le cui dimissioni sono state respinte dal presidente Emmanuel Macron dopo i risultati delle elezioni legislative anticipate, sarà ‘ufficialmente l’unico candidato’, ha sentenziato Maillard.

La “desistenza” dell’ex premier francese Élisabeth Borne, che ha lasciato l’incarico lo scorso gennaio, e del ministro dell’Interno Gérald Darmanin, che non saranno candidati alla presidenza di Renaissance, viene spiegata come una ‘scelta di unità’. I deputati di Renaissance sceglieranno  il loro nuovo presidente all’Assemblée Nationale.   Macron e Luigi XVI,  Re deposto e ghigliottinato nel 1793, hanno qualcosa in comune, pur in contesti del tutto diversi. Luigi XVI non accettava la Costituzione ritenendo la sua funzione espressione di diritto divino; Macron ha dimostrato scarsa autocritica e  poca visione politica pensando che il cordone sanitario contro Bardella potesse risolvere ogni problema,   sottovalutando l’ascesa del radicalismo di sinistra. Verosimilmente Macron  è già stato politicamente ghigliottinato, si resta solo in attesa che la sua testa cada nel catino di zinco, che sarà al momento posizionato e giustamente  centrato

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