L’emergenza smog rappresenta una delle principali sfide ambientali e sociali del nostro tempo, con impatti significativi sulla salute pubblica, l’economia e la qualità della vita. L’aria resta irrespirabile e i livelli di inquinamento attuali sono ancora troppo distanti dai parametri che entreranno in vigore nel 2030.
Emerge dal nuovo report di Legambiente “Mal’Aria di città 2025”, che l’associazione ambientalista lancia oggi, a Milano, nel giorno di avvio della sua campagna itinerante Città 2030, come cambia la mobilità che, fino al 18 marzo, attraverserà le città italiane per capire quanto manca alle aree urbane per avere un sistema di trasporto sostenibile, efficiente, accessibile e che renda le strade più sicure, a partire dagli utenti più deboli come i pedoni e i ciclisti.
Il report Mal’Aria ha analizzato nei capoluoghi di provincia i dati relativi alle polveri sottili (PM10) e al biossido di azoto (NO2). Nel 2024, 25 città, su 98 di cui si disponeva del dato, hanno superato i limiti di legge per il PM10 (35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo), con 50 stazioni di rilevamento – dislocate in diverse zone dello stesso centro urbano. In cima alla classifica troviamo Frosinone (Frosinone scalo) per il secondo anno di fila con 70 giorni oltre i limiti consentiti, seguita da Milano (centralina di via Marche) con 68. Nel capoluogo lombardo, anche le centraline di Senato (53), Pascal Città Studi (47) e Verziere (44) hanno superato il tetto massimo.Al terzo posto assoluto si posiziona Verona, con Borgo Milano, a quota 66 sforamenti (l’altra centralina, Giarol Grande, si è fermata a 53), seguita da Vicenza-San Felice a 64. Anche altre centraline vicentine hanno superato i limiti: Ferrovieri con 49 giorni e Quartiere Italia con 45.
Le periferie urbane, spesso prive di aree verdi e servizi pubblici efficienti, subiscono gli effetti più gravi dell’inquinamento, aggravando le condizioni di vita delle popolazioni già vulnerabili .
Le periferie, caratterizzate da un’alta densità abitativa, infrastrutture obsolete e scarse aree verdi, sono particolarmente esposte. Questo crea un circolo vizioso: L’esposizione prolungata a PM10 e PM2,5 aumenta il rischio di malattie respiratorie, cardiovascolari e tumori, con conseguenze più gravi per le fasce più povere della popolazione. I costi sanitari e la riduzione della produttività aggravano le condizioni economiche delle famiglie marginalizzate. Tanto più che la mancanza di spazi pubblici sicuri e accessibili limita le opportunità di socializzazione e partecipazione civica, alimentando il senso di esclusione.Con soli cinque anni davanti a noi per adeguarci ai nuovi limiti europei al 2030, dobbiamo accelerare drasticamente il passo – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – È una corsa contro il tempo che deve partire dalle città ma richiede il coinvolgimento di regioni e governo. Servono azioni strutturali non più rimandabili: dalla mobilità, con un trasporto pubblico locale efficiente e che punti drasticamente sull’elettrico e più spazio per pedoni e ciclisti, alla riqualificazione energetica degli edifici, fino alla riduzione delle emissioni del settore agricolo e zootecnico, particolarmente critico nel bacino padano. Le misure da adottare sono chiare e le tecnologie pronte: quello che manca è il coraggio di fare scelte incisive per la salute dei cittadini e la vivibilità delle nostre città”.L’emergenza smog dunque non è solo una questione ambientale, ma una sfida sociale che richiede risposte integrate e inclusive.
Il report “Mal’aria di Città” di Legambiente offre un quadro chiaro della situazione e propone soluzioni concrete, ma la loro efficacia dipenderà dalla capacità di superare le disuguaglianze territoriali e di coinvolgere attivamente le comunità più vulnerabili.
Paolo Iafrate