Manovra 2025, tra neonati, fondi per pensioni, sanità e famiglie

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Via libera del Consiglio dei ministri presieduto dalla premier Giorgia Meloni alle misure della manovra 2025. In termini lordi la manovra è pari a circa 30 miliardi nel 2025, più 35 miliardi nel 2026 e oltre 40 miliardi nel 2027, spiegano fonti del Mef.

Tra le altre coperture rilevanti della manovra arriveranno contributi del settore bancario e assicurativo, afferma quindi il Mef in una nota. La manovra 2025 punta sulla conferma del taglio del cuneo fiscale e l’accorpamento delle aliquote Irpef a tre scaglioni, rendendole strutturali, e su misure per le famiglie, come un nuova card da mille euro per i nuovi nati.

“Rendiamo strutturale il taglio delle tasse sui lavoratori, e 3,5 miliardi provenienti da banche e assicurazioni saranno destinati alla Sanità e ai più fragili per garantire servizi migliori e più vicini alle esigenze di tutti”, riassume il premier Giorgia Meloni al termine del Consiglio dei ministri, che ha dato il via libera alla legge di Bilancio, attesa entro il 20 ottobre alla Camera. Ecco le principali misure.

Con la legge di Bilancio si rendono strutturali gli effetti del taglio del cuneo e l’accorpamento delle aliquote Irpef articolata su tre scaglioni già in vigore nell’anno in corso.

Arriva una ‘Carta per i nuovi nati’, che riconosce 1000 euro ai genitori entro la soglia Isee di 40 mila euro per far fronte alle numerose prime spese per ogni nuovo nato. La manovra rafforza, inoltre, il bonus destinato a supportare la frequenza di asili nido, anche prevedendo l’esclusione delle somme relative all’assegno unico universale dal computo dell’Isee. La carta ‘dedicata a te’ è rifinanziata per il 2025 con 500 milioni.

Nel compiuto delle detrazioni si terrà conto del numero dei familiari a carico. Più numerosi i componenti della famiglia, maggiori sono gli spazi per le detrazioni fiscali, viene spiegato.

La manovra conferma nel Mezzogiorno gli incentivi finalizzati all’occupazione dei giovani e delle lavoratrici, che saranno riconosciuti anche ai rapporti di lavoro attivati nel biennio 2026-2027. Confermati inoltre la decontribuzione in favore delle imprese localizzate nella ZES e gli incentivi all’autoimpiego nei settori strategici per lo sviluppo di nuove tecnologie e la transizione digitale ed ecologica. Fringe benefits confermati e importi maggiorati per i nuovi assunti che accettano di trasferire la residenza di oltre 100 chilometri. Confermata anche per il triennio 2025-2027 la tassazione agevolata al 5% dei premi di produttività erogati dalle aziende ai lavoratori.

Nel capitolo delle pensioni vengono confermate le misure dello scorso anno. Vengono inoltre potenziate quelle destinate ai lavoratori pubblici e privati che raggiungono l’età della pensione ma restano a lavoro.

Risorse per assicurare che anche dopo il Pnrr l’andamento della spesa per investimenti pubblici sia coerente con i requisiti della nuova governance europea. In particolare, è previsto anche il potenziamento degli investimenti nel settore della difesa.

Arrivano subito le risorse destinate a finanziare le procedure di rinnovo dei contratti del pubblico impiego, con particolare riferimento al triennio 2025-2027. Risorse anche per la Sanità: incrementato lo stanziamento anche per finanziare il rinnovo dei contratti, che nel prossimo biennio sarà in linea con la crescita del PIL nominale.

Previste misure di revisione ed efficientamento della spesa delle amministrazioni pubbliche.

Dagli istituti di credito e assicurativi arriveranno 3,5 milioni che saranno destinati alla Sanità e ai più fragili.

Il ministro Orazio Schillaci può dirsi più che soddisfatto. Dalla manovra esce con un ‘bottino’  di 3,7 miliardi in più, che sommati a quello già previsto per il 2025 fanno 4,2 miliardi. Una cifra notevole, che servirà soprattutto per assumere personale, sono pronte già seimila nuove assunzioni. Un importo che conferma l’attenzione di Palazzo Chigi per il comparto della sanità, con buona pace del racconto di Schlein & c. sul governo inadempiente che trascura i malati e i fragili. Il titolare della sanità ha spiegato e convinto il ministro Giorgetti che senza soldi l’obiettivo di abbattere le liste di attesa resterebbe un sogno. A bocce ferme il rapporto tra spesa sanitaria pro capite e Pil pro capite si avvicina comunque di molto a quello degli altri Paesi Ue, dal quale distava di 18 miliardi prima del Covid, scesi poi a 8 e ora dimezzati a 4.

Con i nuovi stanziamenti – “spero oltre tre miliardi”, aveva detto Schillaci poco prima dell’avvio del Consiglio dei ministri – sarà possibile per il primo anno assumere circa seimila sanitari: 4 mila infermieri e 2 mila medici, grazie a uno stanziamento di circa 800 milioni. Importi che andranno ad aumentare nei due anni successivi, fino ad avere in pianta organica 30 mila sanitari in più, di cui due terzi infermieri e un terzo camici bianchi.  Altro obiettivo impegnativo ma possibile: arginarne la fuga dei medici ospedalieri. Per questo il prossimo anno beneficeranno di una detassazione dal 43 al 30% dell’indennità di specificità medica, che il secondo anno sarà in regime di flat tax al 15%, con un aumento in busta paga di circa 250 euro netti mensili. “Le risorse ci sono e ci saranno. Giorgetti e Meloni – aveva detto ieri il ministro – sanno benissimo quanto è importante la sanità. I giornalisti mi chiedono da 20 giorni quante risorse ci saranno. Non posso e non so dettagliare quanto, ma sicuramente ci sarà un incremento dei fondi rispetto al previsto. E soprattutto ho chiesto che siano destinati agli operatori sanitari”.

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