La manovra finanziaria arriva alle battute finali con il voto ‘pro forma’ del Senato previsto nella seconda mattinata di sabato. Dopo l’ok delle tabelle del bilancio da parte di Palazzo Madame il governo, con il ministro dei Rapporti del Parlamento, ha chiesto il voto di fiducia sulla legge finanziaria. Questo significa bocciatura di tutti gli oltre ottocento emendamenti presentati dalle opposizioni e nessuna discussione in Aula. Si voterà quanto già deciso dalla Camera dei Deputati. Insomma si è difronte ad un semplice passaggio formale, vuoto, senza alcun ‘significato politico”. Un atteggiamento contrastato dal centro sinistra che inizia con le critiche alle dimissioni da relatore della manovra a Palazzo Madama del senatore Guido Liris , di Fratelli d’Italia, membro della commissione Bilancio del Senato. “In qualità di relatore proporrò che si vada senza mandato al relatore” in aula “perché non ci sono tempi e modi per poter arrivare alle 14 in aula esaminando 817 emendamenti e 60 ordini del giorno”. “Al di là di questo – aggiunge – si auspica che non accada più quello che è successo questa volta, con i tempi che sono stati gestiti in maniera troppo stretta al Senato a causa della Camera. Ma non è solamente questo: dal 2018 si è acquisita un’abitudine che mentre aveva una giustificazione durante il Covid oggi non ha più giustificazione il fatto di essere arrivati a un monocameralismo sulla gestione di provvedimenti così importanti come quello del bilancio”.
“Si sta verificando su tutti i provvedimenti, anche con i disegni di legge, che usciti da un ramo del Parlamento si finge di respingere gli emendamenti, per blindare il testo che esce in prima lettura” dice il capogruppo del Pd in commissione Bilancio del Senato, Daniele Manca. “E’ questo è grave quando siamo in presenza di un decreto, ancora di più con un disegno di legge che non ha urgenza. Sulla legge di bilancio è ancora più grave perché si impedisce a un ramo del Parlamento di poter introdurre modifiche e proposte che avremmo potuto discutere in maniera adeguata”. Quello che è emerso oggi “non può andare avanti” ed è “umiliante per il Parlamento e non è utile a maggioranza e governo”. “Il merito di questa legge di Bilancio paradossalmente è che esce dalla Camera ancora peggio di come è entrata” aggiunge.