Marine Le Pen sotto indagine in Francia per possibili finanziamenti illeciti riguardanti le elezioni del 2022 in cui fu sconfitta da Macron

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A interrompere le serrate trattative della gauche francese, volte ad arrivare a un nome comune da presentare a Emmanuel Macron come primo ministro, è stata la seconda batosta subita da Marine Le Pen, dopo quella scontata alle urne due giorni fa. Come riporta BfmTv, si vuole far luce su alcuni finanziamenti che hanno alimentato la campagna elettorale del 2022 del Rassemblement National (spesa investita: circa 11,5 milioni di euro), su cui il 2 luglio è stata aperta un’indagine giudiziaria.

Per Marine Le Pen arriva un altro importante guaio da affrontare visto che dovrà fare i conti con l’indagine aperta a suo carico dalla Procura di Parigi che l’accusa di sospetti finanziamenti illeciti della campagna elettorale del 2022 che, se provate, potrebbe portare una pesante decisione per le leggi vigenti in Francia.

L’apertura dell’inchiesta è stata decisa dopo una segnalazione dello scorso aprile da parte della commissione nazionale dei conti delle campagne elettorali e dei finanziamenti politici. L’inchiesta, aperta il 2 luglio, vede fra le ipotesi di reato l’appropriazione indebita nell’esercizio di funzioni pubbliche, truffa e falso.

L’authority, che dovrà controllare le spese della campagna elettorale dei candidati che hanno un plafond che in parte viene rimborsato dallo stato, aveva segnalato irregolarità alla Procura. Ora è al lavoro un giudice istruttore. Ma già nel dicembre 2022 lo stesso organismo aveva rettificato la spesa per i lavori di verniciatura di 12 pullman affittati con il simbolo della candidata e del partito, per un ammontare di 316.182 euro. La spesa era stata considerata come ‘irregolare’.

Marine Le Pen aveva fatto ricorso davanti al Consiglio costituzionale, poi aveva rinunciato all’iniziativa. Ma gli 11,5 milioni di euro investiti nella campagna elettorale, la terza in cui è uscita sconfitta dalla corsa all’Eliseo, secondo gli inquirenti potrebbero essere arrivati in modo illecito.

Quello che viene contestato è il prestito, da parte di una persona giuridica a un candidato in campagna elettorale. Quindi l’accettazione, da parte di un candidato in una campagna elettorale, di prestiti elargiti da una persona giuridica.

Tra l’altro non si tratta della prima inchiesta in cui è coinvolta la Le Pen. Nel giugno 2024, infatti, la Cassazione francese ha definitivamente convalidato la condanna del Rassemblement National per le fatture gonfiate per i kit della campagna elettorale utilizzati dai candidati dell’estrema destra nelle elezioni legislative del 2012 e rimborsate dallo stato.

Sempre Le Pen è poi in attesa di giudizio, con altre 24 persone e il Rn, nel processo che la vedrà accusata dal 30 settembre per appropriazione indebita di fondi europei, nel caso della remunerazione di assistenti di eurodeputati fra il 2004 e il 2016. Tra gli indagati anche il padre di Marine, Jean-Marie Le Pen.

Sui sospetti finanziamenti illeciti alla campagna elettorale del 2022 la legge in Francia parla chiaro. Infatti le regole per le campagne presidenziali prevedono che i candidati dei vari schieramenti non superino un limite di spesa stabilito dalla legge, con la commissione nazionale che è incaricata di esaminare i conti elettorali di ciascun candidato per vedere se è rimasto nei limiti.

Se i candidati hanno rispettato le regole stabilite, lo Stato rimborsa loro una parte delle spese elettorali. In caso contrario, la commissione può ridurre il rimborso concesso dallo Stato e, se necessario, intraprendere azioni legali.

Marine Le Pen a parte   la situazione politica in Francia  è estremamente complessa e non promette grandi possibilità di costruire un governo solido.

Il secondo dato che emerge da queste elezioni è che, rispetto al 2022, ma anche al 2017, l’Assemblea nazionale si presenta molto più polarizzata, con il centro fortemente ridimensionato e l’ala antisistema di destra enormemente rafforzata a danno del centrodestra fu-gaullista. Nel 2022 la sinistra si è rafforzata, ma a favore della forza più estrema del movimento di Mélenchon (LFI). Nel 2024 al suo interno vi è stato un riequilibrio a favore di ecologisti e socialisti, pur rimanendo LFI la forza maggiore.

Il successo di Emmanuel Macron del 2017 mise in forma un sistema basato su un centro esplicitamente pensato per destrutturare un assetto già in crisi, ma dopo due elezioni la situazione è sfuggita di mano al Presidente. Ancora non sappiamo quali scelte farà il Presidente. Se cercherà una maggioranza che escluda oltre, ovviamente, il RN, anche la France Insoumise, allora cercherà di governare in linea con quel modello, che non ha mai rappresentato, però, un esempio di stabilità ed efficacia governativa per l’eterogeneità estrema delle maggioranze e le potenzialità di ulteriore polarizzazione. Al momento i partner potenziali pare non siano d’accordo, ma non vogliamo sottovalutare le abili capacità di tessitore di Macron. Se invece vorrà coinvolgere il movimento di Mélenchon, allora si aprirà un mondo sconosciuto. Ma con probabili scivolamenti a destra di elettori che ritengono il leader della France Insoumise un pericoloso agitatore, estraneo al perimetro repubblicano.

Vedremo quali saranno le  prossime mosse di Macron, ma per valutarle sarebbe utile evitare di pensare dentro a un tempo troppo breve e interrogarsi su dove i diversi passaggi potranno portare la Francia.

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