Matteo Cozzani, capo di gabinetto di Giovanni Toti, interrogato annuncia le sue dimissioni

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Secondo gli investigatori le indagini su Giovanni Toti coinvolgono anche alcune discariche in provincia di Savona, gestite dall’imprenditore Pietro Colucci (anche lui indagato.) Sembra infatti che Colucci abbia finanziato Toti con 195mila euro tra il 2016 e il 2020, proprio nel momento in cui alcune società riconducibili al suo gruppo avevano dei legami con la Regione Liguria per alcune autorizzazioni sulle discariche.

Inoltre, ci sarebbe anche il caso di trasferimenti di alcuni depositi chimici di due società private. Sembra infatti che il via libera per questi trasferimenti sia arrivato in seguito a pressioni indebite sui componenti del Comitato tecnico regionale che doveva prendere la decisione.

Dopo la decisione di avvalersi della facoltà di non rispondere esercitata da Signorini e Toti, Cozzani ha deciso di rompere, seppur parzialmente, il muro di silenzio. Nonostante si trovi agli arresti domiciliari per corruzione e corruzione elettorale con aggravante mafiosa, Cozzani ha consegnato al gip, Paola Faggioni, alcune dichiarazioni spontanee.

L’inchiesta ha rivelato collegamenti con la mafia nissena. Antonio Patrono, procuratore capo alla Spezia, indaga sul sistema di potere messo in piedi da Cozzani, allora sindaco di Portovenere e capo di gabinetto del governatore della Liguria.

La procura distrettuale, come noto,  ha chiesto e ottenuto gli arresti domiciliari per Toti, Cozzani, l’imprenditore della Logistica Aldo Spinelli e l’ex presidente dell’autorità portuale e ad (sospeso) di Iren Paolo Signorini, che si trova ora in carcere.

Cozzani, consapevole del terremoto in corso, ha dichiarato: «Con il terremoto in corso, ormai non sarò più capo di gabinetto. Quindi non c’è motivo per tenermi ai domiciliari». Di fatto, Cozzani è il primo a gettare la spugna, segno che l’inchiesta sta avendo un impatto significativo sul panorama politico ligure.

Nel frattempo è giunta la notizia che Matteo Cozzani, capo di gabinetto di Giovanni Toti, ha intenzione di dimettersi. Cozzani è indagato per corruzione elettorale aggravata.

Il legale Massimo Ceresa Gastaldo ha affermato, dopo l’interrogatorio del capo di gabinetto, che Cozzani ha “negato gli addebiti che gli vengono contestati ma non è entrato nel merito vista la mole di atti da studiare”. Ha poi aggiunto che “le esigenze cautelari non sono più sussistenti visto che non è più capo di gabinetto. E che si dimetterà appena revocati i domiciliari”.

“Mi fanno ribrezzo le persone che speculano su vicende di questo tipo, ma so di essere in netta minoranza, anche all’interno del centrodestra. Oggi ho visto le dichiarazioni di un ministro di Forza Italia che, di fatto, scarica Toti, dimenticando la storia del fondatore del suo partito e la persecuzione che subì. Queste cose non riesco a capirle e non le sopporto più”. Così in una intervista a La Stampa il ministro della Difesa, Guido Crosetto.

“In Italia – aggiunge – c’è un clima pesante, preoccupante, che incide in modo intollerabile anche sulla vita personale”. “Provo sempre più disprezzo nei confronti di persone che dicono di volere servire lo Stato e invece spesso servono solo i loro microinteressi personali – sottolinea -. In nessun altro Paese c’è un livello così basso nel rispetto dei ruoli istituzionali e di interessi nazionali, non politici o di parte. Ma ho preso un impegno e resterò al mio posto a fare il mio dovere. Quando finirà il mio compito di ministro, credo che tornerò dove avevo deciso di stare da anni: nella sfera privata”. “Le inchieste sono una parte minima del clima di cui parlo – prosegue -. Il mio viene visto forzatamente come un attacco alla magistratura, ma è solo il tentativo di costruire regole comuni e condivise. Capisco che faccia comodo considerarlo un attacco per continuare a non affrontare i temi in modo serio”.

“Vorrei chiarezza: se vedo che l’indagato non ha ottenuto nessun vantaggio personale e che i suoi atti amministrativi erano legittimi, non capisco come si possa arrivare ad arrestarlo – sottolinea -. Quando l’interesse contestato poggia tutto su una diversità di cultura politica, vuol dire che se il governatore ha le stesse idee del pm, allora ha perseguito un atto giusto e legittimo, se invece sono diverse è reato. Ma questa è politica, non giurisprudenza, e soprattutto non ha nulla a che fare con la legge”.

Alla domanda se vede una magistratura politicizzata, risponde: “Ci sono correnti e quindi è politicizzata. Lo constato. L’equilibrio però non è messo in pericolo dalle correnti della magistratura, ma da un potere che non ha più controlli, in cui anche un singolo pm, se arrabbiato con qualcuno, può distruggerlo. Su questo vorrei delle garanzie. Lo suggerisca l’Anm che tipo di controllo serve perchè la giustizia sia terza. Rispondano in modo non corporativo e non mi usino come nemico pubblico numero uno”.

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