Medio oriente Il fronte si sposta a Nord di Israele

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Dopo l’ attacco effettuato con i cerca persone, in Libano, la guerra inevitabilmente si sposta al Nord dei confini di Israele dove esiste una struttura militare altrettanto ostile come Hamas, ma molto più attrezzata dal punto di vista militare, ma allo stato più vulnerabile , perché a differenza dell’ organizzazione palestinese non ha ostaggi. E’ obbligatorio da parte di Israele aprire quel fronte, perché gli Hezbollah costringono le popolazioni delle regioni a Nord di Israele a vivere confinate nei rifugi, quindi Netanyahu, al più presto deve mettere in atto un piano di evacuazione. Al tutto si aggiunga il discredito internazionale che è cresciuto intorno al governo israeliano ed in particolar modo verso il suo Premier, Benjamin Netanyahu, a livello internazionale, anche tra molte comunità ebraiche. Non si possono ignorare le continue manifestazioni a Telaviv con cui si chiedono le dimissioni del Premier, che a tutt’ oggi, non è riuscito a portare a casa gli ultimi ostaggi, ma in cambio ha raso al suolo Gaza e fatto più di 40.000 morti, dei quali più di 20.000 bambini. Quindi un sentimento di antipatia, a livello globale, nei confronti di Israele. Persino , gli Stati Uniti, storico alleato, pur avendo all’ inizio del conflitto mostrato solidarietà per la causa di Israele, nel corso dei mesi più volte, Biden, ha esortato il governo ebraico a porre un freno alla sua azione distruttiva sulla Striscia di Gaza. Più volte il segretario di Stato Usa , Blinken , è volato a Telaviv per impegnarsi direttamente in una trattativa, di cui, allo stato dei fatti, è praticamente impossibile individuarne l’ orizzonte. Adesso l’ America si trova a pochi giorni dalle elezioni presidenziali e quindi con un Presidente in carica , che non si è ricandidato e quindi in parte depauperato della sua influenza internazionale e quindi anche nei confronti di Netanyahu. Il gioco è nelle mani della vice presidente Kamala Harris, che con il protrarsi del conflitto, rischia di perdere gran parte dell’ elettorato filo- palestinese. L’ Europa ha avuto un comportamento analogo a quello degli Usa. In quanto alle Nazione Unite hanno adottato un atteggiamento poco sensibile nei confronti della sorte degli ostaggi israeliani. Sicuramente l’ azione posta in essere in Libano dai servizi segreti israeliani con i cerca persone esplosivi ha ridato fiducia, in parte , agli israeliani, circa le capacità militari del Paese.Ma il tema degli ostaggi è quello che sta più a cuore alla popolazione, ma la soluzione per un ritorno a casa non si intravede. Così come è lunga la strada per cui i Palestinesi possano dimenticare i torti subito da un Paese che ha occupato e devastato il proprio territorio, decidendo arbitrariamente il destino di milioni di persone. Intanto si allontana sempre di più la prospettiva di una pacifica convivenza di Israele con i Paesi arabi circostanti. Dopo un anno di conflitti e di decine di migliaia di morti innocenti, in terra palestinese, l’ unica soluzione non può che essere una pace definitiva.

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