Sono ormai trascorsi dieci mesi dall’ inizio dello scontro tra Israele e Hezbollah, con un bilancio di seicento morti e decine di migliaia di feriti; si può definire, ad oggi, un conflitto a bassa densità. Finora la diplomazia internazionale ha evitato che lo scontro si trasformasse in una guerra vera e propria come quella del 2006, non solo tra le parti in causa ma anche con l’ Iran che è l’ alleato politico e unico finanziatore di Hezbollah. In sintesi tra le parti , ci sono state azioni che potremmo definire dimostrative . Ma il missile di sabato che ha fatto strage di bambini in un campo di calcio di un villaggio del Golan , ha avuto un impatto dirompente ed emotivamente devastante ed è destinato a segnare una svolta rispetto agli ultimi mesi. La minaccia dell’ Iran ad Israele di una guerra totale,in caso di attacco al Libano, rischia di diventare concreta. Il Premier israeliano, Netanyahu, ha già annunciato che la risposta di Israele sarà durissima. Intanto Stati Uniti e Germania hanno invitato i propri concittadini a lasciare in fretta il Libano.La diplomazia già da due giorni ha iniziato in modo frenetico una serie di trattative per evitare l’ escalation del conflitto che sarebbe devastante anche per Israele che si troverebbe a combattere su due fronti. Anche l’ Italia è coinvolta nelle trattative, che se dovessero fallire, in caso di attacco israeliano via terra , i 1300 soldati italiani del contingente Ifil , si troverebbero stetti in mezzo a due fuochi, da qui la preoccupazione del nostro Ministro degli Esteri, Tajani, che si sta adoperando insieme al Ministro della Difesa, Crosetto, per un eventuale rientro del contingente in Italia. Rispetto al conflitto del 2006, un’ eventuale guerra totale avrebbe effetti devastanti, perché rispetto a quell’ anno , gli Ezbollah, hanno un esercito di ottantamila uomini, dotato di un arsenale di centomila razzi e missili, forniti dall’ Iran. Quindi la sua capacità di difesa e di offesa è aumentata di venti volte. Come già ribadito, l’ esercito israeliano si troverebbe impegnato su due fronti, a Gaza e in Libano, con problemi sia in termini di uomini che di munizioni e pezzi di ricambio. A questo punto la guerra totale non conviene a nessuno.
Medio Oriente rischio di conflitto totale
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