Un improvviso attacco sferrato contro un campo di calcio sulle Alture del Golan ha mietuto dodici giovani vite. Dell’episodio il governo israeliano ritiene responsabili gli Hezbollah che, invece, negano di essere i responsabili. Le dodici vittime sono di età compresa tra i dieci e i vent’anni e, a loro, vanno aggiunte diverse decine di feriti. Il raid è stato messo a segno nella piccola città drusa, controllata dallo stato si Israele, Majdal Shams sull’altopiano del Golan. Secondo lo stato maggiore dell’esercito israeliano, che teme un’escalation, sarebbe questo l’attacco più feroce, dopo quello del 7 ottobre che ha dato origine ai combattimenti tra l’Idf e Hamas. Il presidente Netanyahu, appena appresa la notizia, rivolgendosi a Hezbollha, ha dichiarato: “pagherà un prezzo altissimo”. Intanto, il gruppo militare libanese che gode l’appoggio dell’Iran ha fatto sapere di aver colpito una base militare sulle Alture del Golan in risposta agli attacchi israeliani contro un villaggio libanese, ma di non essere responsabile dell’attacco al campo di calcio, tesi ufficializzata da un comunicato fatto circolare da Hezbollha, secondo il quale “la resistenza islamica non ha assolutamente nulla a che fare con l’incidente e smentisce categoricamente tutte le false accuse al riguardo”. Ma fonti dell’intelligence israeliana, invece, sono convinte che “l’organizzazione terroristica Hezbollah è dietro il lancio di razzi contro un campo di calcio a Majdal Shams che ha causato diverse vittime civili, tra cui bambini”. Dagli Stati Uniti, dove si trova in visita ufficiale, il presidente israeliano, Benjamin Netanyahu ha giurato una pesante rappresaglia e per questo ha, immediatamente, convocato una riunione straordinaria del Gabinetto di Sicurezza, anticipando il suo rientro in patria.