La visita di Meloni in Cina segna un altro successo del governo, come osserva Tommaso Foti. “Sono i fatti a smentire puntualmente la triste compagnia di aspiranti iettatori che un giorno sì e l’altro pure straparlano di un’Italia politicamente isolata dal resto del mondo”, dichiara il presidente dei deputati di FdI, che ricorda i numeri. “Il valore dei rapporti commerciali tra Italia e Cina è infatti significativo: il gigante asiatico rappresenta circa un punto del nostro Pil, con un interscambio che nel 2023 ha raggiunto i 66 miliardi e investimenti sul territorio cinese di circa 15 miliardi di dollari con 1.600 aziende attive”.
Mentre l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Nicola Procaccini, evidenzia il riequilibrio dei rapporti, dopo gli accordi della via della Seta, “che avevano posto l’Italia in una condizione di sudditanza economica e quindi politica e in evidente imbarazzo verso i partner del G7. Una condizione di squilibrio e incoerenza che Giorgia Meloni sta cercando di cambiare in un’ottica di collaborazione e reciproci vantaggi con la Cina ma avendo come priorità il nostro interesse nazionale”, aggiunge il copresidente del gruppo dei conservatori al Parlamento europeo-
“Quello di Marco Polo non è stato un viaggio solo fisico lungo la via della Seta ma di conoscenza. Che ha contribuito a modificare la percezione dell’Oriente in un periodo in cui la distanza era tale da sembrare incolmabile”. Così la premier Giorgia Meloni intervenendo a Pechino all’inaugurazione della mostra su Marco Polo al Millennium Museum accolta dalla soprano italiana Valentina Volpe, che ha intonato il motivo su grande esploratore scritto appositamente per la mostra.
“Il Milione – continua Meloni – è stato ben più di un diario di viaggio, è stato una finestra verso una cultura che allora in pochi in Europa potevano immaginare. Ha tracciato una strada che dall’Italia porta all’Oriente. A volte il tragitto è più agevole, a volte è sembrato più in salita ma quella strada è sempre stata percorribile. Dobbiamo continuare a tenere aperta quella strada, per far transitare le relazioni economiche e culturali alla base della nostra cooperazione. Difendere quel che siamo è lo strumento più efficace per comprende l’altro”.
La premier poi ha sottolineato una doppia missione: saper custodire ciò che abbiamo in eredità dai nostri padri e sapere accompagnare quel patrimonio nel presente e nel futuro rendendoli così premessa e spunto per nuovi traguardi. “Celebriamo Marco Polo a sette secoli di distanza dalla sua morte, in fondo anche per l’insegnamento di vita che ci ha lasciato. Perché se Marco Polo non avesse osato tanto da intraprendere un viaggio che fino ad allora era ritenuto inimmaginabile, impossibile, fuori portata, se non avesse sfidato l’ignoto, la storia sarebbe probabilmente andata diversamente. Allora noi ricordiamo Marco Polo, soprattutto per ricordare a noi stessi, che la storia in fondo siamo noi. Soprattutto quando non abbiamo paura di osare. Soprattutto quando inseguiamo le nostre convinzioni. Soprattutto – ha detto ancora – quando non ci lasciamo condizionare dai limiti nei quali gli altri credono. Vale per tutti e vale per sempre”.
Quindi ha voluto ricordare il valore del ricordo e della memoria. “Io penso che la memoria senza azione non abbia in fondo un gran valore. E allora se è vero che dal coraggio e dalla capacità di osare è nato anche il legame secolare che unisce le nostre due nazioni, penso che il modo migliore di celebrare quella storia, quella vicenda, questa ricorrenza a sette secoli di distanza sia rendendo più solido quel legame che è prima di tutto un legame culturale che si fonda sul rispetto”.
“Il sistema internazionale basato sulle regole è messo in discussione. C’è una insicurezza crescente a livello internazionale e io penso che la Cina sia inevitabilmente un interlocutore molto importante per affrontare tutte queste dinamiche. Chiaramente facendolo partendo dai rispettivi punti di vista per ragionare insieme di come garantire stabilità. Di come garantire pace, di come garantire anche un interscambio che continui a essere libero perché per farlo abbiamo bisogno soprattutto che rimanga stabile il sistema di regole nel quale ci muoviamo”. Questo uno dei passaggi cruciali sottolineati dalla premier Giorgia Meloni nell’incontro con il presidente cinese Xi Jinping a Pechino durato circa un’ora e mezza.
“Con questo viaggio – ha spiegato la presidente del Consiglio – lanciamo un piano d’azione di tre anni che abbiamo firmato con il governo. Che definisce il prossimo triennio della nostra cooperazione bilaterale con l’obiettivo chiaramente di valorizzare il lavoro che abbiamo già fatto. Ma – ha detto Meloni – anche di esplorare nuove forme di cooperazione lavorando allo stesso tempo per un bilanciamento dei rapporti commerciali. Da questo punto di vista penso che l’Italia possa avere un ruolo importante anche per quello che riguarda le relazioni con l’Unione europea. Anche qui nel tentativo di creare rapporti commerciali che siano il più possibile equilibrati”.
La premier nel bilaterale con Xi Jinping ha ribadito che Pechino è un partner economico, commerciale, culturale di grande rilievo per l’Italia. “Come lei ricordava correttamente, questa visita cade in un doppio anniversario – ha detto la premier – l’anniversario dei 20 anni del nostro partenariato strategico. Che chiaramente definisce il livello della nostra cooperazione, e, forse ancora più importante, i 700 anni dalla scomparsa di Marco Polo. È un anniversario che definisce l’antichità, la profondità dei nostri rapporti, dei rapporti tra due civiltà che sono eredi di una cultura millenaria. E che, nella capacità di conoscersi, hanno anche aiutato e contribuito ad affrontare tanti problemi. Questo è molto importante, soprattutto in una fase come quella nella quale viviamo”.
Chiaramente – ha aggiunto la premier – il modo migliore per celebrare questi due anniversari è mantenere aperto quel canale che è stato iniziato proprio 700 anni fa da Marco Polo. Favorire le relazioni economiche, commerciali, culturali e scientifiche, ma anche il dialogo a livello multilaterale in un tempo molto complesso come quello nel quale viviamo, perché il mondo intorno a noi sta cambiando”. Meloni si è soffermata anche sui cambiamenti prodotti dall’intelligenza artificiale.
“Il sistema internazionale basato sulle regole è messo in discussione – ha detto – ci sono nuove tecnologie che impattano e che possono avere risultati incredibili sul futuro delle nostre società. Penso all’intelligenza artificiale, quelle che lei ha definito le nuove forze produttive, facendo forse riferimento proprio a come la produzione può cambiare, all’impatto che queste tecnologie possono avere ad esempio sul mercato del lavoro”. Con la Cina – questo il messaggio finale – occorre “ragionare insieme” anche “di come garantire un interscambio che continui a essere libero, perché per farlo abbiamo bisogno soprattutto che rimanga stabile il sistema di regole nel quale ci muoviamo”.
Il Piano d’azione siglato a Pechino “è un approccio alternativo alla Via della Seta. Ho sempre detto che si poteva uscire dalla Via della Seta e allo stesso momento ricostruire un rapporto di collaborazione più intensa con la Cina ed è esattamente quello che ho fatto”. Così la premier Meloni, dicendosi “soddisfatta” della visita in Cina.
Firmato “un piano d’azione triennale e 6 intese su materie importanti. Non ci siamo limitati” ad “accordi di cornice”. Quella sulla “mobilità elettrica è una delle intese più importanti”.
Il piano triennale che ho siglato è un’altra cosa, ha un approccio alternativo, riguarda anche nuove materie dall’agricoltura alla proprietà intellettuale, c’è un accordo di cornice sull’auto elettrica. Perché la missione a Pechino è stretta tra l’esigenza di regolare i rapporti commerciali e il rispetto dei paletti posti dall’unione europea, dalla Nato per la guerra in Ucraina.