Meloni verso l’Europa senza ambiguità

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Domani per Giorgia Meloni sarà il giorno della verità. Il suo cammino attraverso le sue contraddizioni al pari di quelle europee è arrivato ad un bivio finale. Dopo febbrili contatti con i partiti della estrema destra europea e i suoi di Ecr , ha deciso , coerentemente con la sua posizione filo-europea e filo atlantica , di allontanare le ali estreme e quindi è attesa al voto favorevole per Ursula von der Leyden. L’importanza dell’Italia in seno all’Unione europea nei prossimi 5 anni , dipenderà molto da come il governo italiano e gli europarlamentari afferenti alla sua maggioranza si muoveranno sin da domani con il voto sulla presidenza della commissione e sulla formazione dell’intera commissione. E’ auspicabile che la nostra Presidente del Consiglio e leader del primo partito della coalizione di governo, si dia degli obiettivi chiari per un miglior funzionamento dell’Europa , senza ambiguità , pur perseguendo finalità relative alle sue posizioni politiche. In questo ore che ci separano dal voto di domani, si fa sentire forte il carosello mediatico circa le sue scelte. In verità , a nostro avviso, non le resta che votare a favore della rielezione di Ursula von der Leyden , perché non avrebbe senso che L gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia esprimesse il non -voto o si astenesse. La Meloni ad oggi ha già percorso tre quarti del suo cammino, isolando la destra anti sistema , non intende condividere la maggioranza al Parlamento con i socialisti, ma nel contempo può rappresentare un sostegno conservatore alla destra dei popolari europei , rispetto agli estremisti tedeschi , che sono una reale minaccia per la CDU . Del resto bisogna ammettere che Fratelli d’Italia ha già pagato un prezzo alto per la sua trasformazione politica ed ideologica, anche se è ancora in fase di completamento. Ha dovuto sopportare un alleato come Salvini sempre alla ricerca di consensi che ormai si vanno sempre più assottigliando, tant’è che per le europee ha dovuto candidare un generale come Vannacci, personaggio estemporaneo e chiacchierato, tenuto alla larga anche dall’estrema destra francese. Passando al partito dei conservatori europei di cui la Premier ne è la leader, assistiamo a molte divisioni interne circa il voto a favore della von der Leyden. Ma quello che conta in seno all’Unione è il voto italiano, essendo l’Italia uno dei Paesi fondatori e terza potenza europea. E la Meloni è lei che governa. Se si dovesse astenere non otterrebbe nulla sia termini di governo in seno alla Commissione, sia in termini politici in quanto a credito presso i suoi ex alleati. Del resto il suo schierarsi a favore dell’Ucraina èsuo atlantismo le hanno fatto guadagnare la stima dell’amministrazione americana. E anche questo è un prezzo che ha dovuto pagare se si pensa a quanti in Fratelli d’Italia manifestavano apertamente simpatie filo- russe. In ultima analisi il voto favorevole alla von der Leyden è l’unica strada logica che la nostra Presidente del Consiglio può e deve percorrere. Costituirebbe un ulteriore passo verso quella tanto sofferta trasformazione politica ed ideologica e che consentirebbe a lei un minimo di margine di manovra in Europa.

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