Nel cuore della battaglia europea per la transizione ecologica, la prevenzione dei rifiuti si rivela la strategia più potente e, paradossalmente, la meno attuata. A dirlo è il nuovo rapporto del Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea, “Preventing Waste – The Role of Circular Economy”, che rilancia con forza il messaggio: l’unico rifiuto sostenibile è quello che non viene mai prodotto. “Prevenire è meglio che curare, anche nel mondo dei rifiuti”, recita il documento. “Ed è il primo passo per un’economia veramente circolare, resiliente e climaticamente neutra.” Mentre gran parte delle politiche europee si è finora concentrata sul riciclo, gli esperti ribadiscono che la prevenzione sta in cima alla gerarchia dei rifiuti. Eppure, è ancora troppo spesso ignorata. Solo il 25% dei rifiuti urbani potrebbe essere evitato già oggi con misure note. Un’occasione sprecata, in tutti i sensi. Ogni chilogrammo di rifiuto evitato è un risparmio di emissioni, energia, acqua, materie prime. In altre parole: meno rifiuti, più futuro. Il report punta il dito contro tre settori emblematici della nostra insostenibilità: a) il tessile, simbolo di un fast fashion che consuma e scarta a ritmi insostenibili.; b) il settore alimentare, dove un terzo del cibo finisce nella spazzatura, c) l’edilizia, che da sola genera oltre il 35% dei rifiuti totali nell’UE. Dietro ogni tonnellata buttata, c’è un impatto ambientale spesso invisibile: terreni coltivati inutilmente, CO₂ emessa per nulla, risorse naturali sprecate. Non serve inventare nulla: basta applicare soluzioni già esistenti. L’ecodesign, ad esempio, permette di progettare prodotti più durevoli, riparabili, riciclabili. La digitalizzazione può migliorare la tracciabilità dei materiali. E le scelte quotidiane di consumatori e aziende possono cambiare davvero le cose. “Tutti gli attori della società devono essere coinvolti: non esiste economia circolare senza cittadinanza attiva.” Il documento chiude con una proposta forte: introdurre obiettivi vincolanti di prevenzione dei rifiuti a livello europeo. Perché l’ambiente non può più aspettare. Nel 2025, il vero progresso non si misura più solo in chilogrammi riciclati, ma in rifiuti evitati, prodotti riparati, scelte consapevoli. Per questo l’Europa deve alzare l’asticella. E noi cittadini dobbiamo essere pronti a fare la nostra parte.
Paolo Iafrate