Migranti: 10 morti a sud di Lampedusa, 50 dispersi in Calabria

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Riprendono i viaggi della speranza ed il Mar Mediterraneo ritorna a raccontare storie di morti e di disperazione di persone che scappano dall’Africa per raggiungere l’Europa via Italia. E così lo stivale ritorna a diventare l’autostrada da percorrere per raggiungere nuovi lidi. In una sola giornata si sono registrati due eventi drammatici. A circa cento miglia dalla costa della Calabria una barca a vela si è ribaltata e si contano almeno 50 dispersi. Il natante è stato soccorso da un mercantile che ha trasferito i 12 migranti superstiti su un’unità della Guardia costiera che è poi approdata a Roccella Ionica. Tra loro una donna successivamente deceduta. Le autorità hanno attivato tutte le procedure per ritrovare le persone disperse. I migranti di nazionalità irachena, siriana e iraniana che viaggiavano a bordo dell’imbarcazione erano partiti nei giorni scorsi da un porto della Turchia per raggiungere le coste meridionali dell’Italia per poi proseguire il viaggio della speranza. “La notizia dei migranti – sembra siano tra le 50 e le 60 persone – dispersi a causa del ribaltamento della barca sulla quale viaggiavano a circa cento miglia a largo della costa calabrese è un pugno nello stomaco. Quelle che stiamo vivendo sono ore di grande angoscia per tutte la Regione, ore che ci riportano alla mente il dramma immane che abbiamo vissuto a Cutro poco più di un anno fa. Ringrazio i soccorritori che hanno prontamente prestato supporto ai superstiti giunti a Roccella Jonica, e prego per la donna tragicamente deceduta nel tentativo di salvarsi”, è il commento a caldo di Roberto Occhiuto, presidente della Regione che aggiunge: “La tratta turca, dalla quale sembra arrivassero questi migranti, è stata troppo spesso sottovalutata in questi anni, servirebbe invece una maggiore attenzione da parte dell’Europa e dei governi nazionali. I nostri mari dovrebbero risplendere di vita e di speranza, e non trasformarsi periodicamente in immensi cimiteri”. A questo dramma se ne aggiunge uno ancora peggiore. Al largo di Lampedusa sono stati trovati dieci cadaveri nella pancia di una barca in legno. Come spiega la ong Resqship a bordo c’erano 61 persone: 51 sono state portate via, due delle quali privi di sensi: altre 10 sono state trovate senza vita nella parte inferiore dello scafo. Il team è intervenuto anche con un’ascia per accedere all’interno del barcone. A ritrovarli il veliero Nadir di Resqship che era a oltre 100 miglia dalle coste libiche, in acque internazionali a poco più di 40 miglia da Lampedusa, nei pressi dell’area Sar maltese. Il giorno prima aveva raccolto una segnalazione relativa a un altro barcone in pericolo, lanciata da Alarm Phone: a bordo c’erano 62 persone poi affidate alla guardia costiera. Nadir ha dunque continuato a monitorare il mare fino alla tragica scoperta del natante con i 10 morti. “L’equipaggio della nave a vela ha trovato la barca di legno, goffa e sovraffollata, a circa 50 miglia a sud-ovest di Lampedusa, nella regione di ricerca e salvataggio maltese, a seguito di una chiamata di soccorso di Watch the Med – Alarm Phone. Il motore della barca si era fermato. Abbiamo prima salvato le persone dal ponte superiore. Solo allora siamo riusciti a raggiungere il ponte inferiore, dove abbiamo trovato diversi cadaveri che erano soffocati dai vapori di benzina o erano svenuti a causa dei fumi ed erano annegati nello scafo pieno”, ha detto Ingo Werth, skipper della Nadir. Secondo i sopravvissuti, le 61 persone erano partite da Zuwara, in Libia, due giorni prima. La metà di loro proveniva dal Bangladesh, mentre altri dal Pakistan, dalla Siria e dall’Egitto. E Lampedusa ritorna al centro dell’attenzione. Nella notte 173 migranti sono arrivati sull’isola su tre imbarcazioni e sono stati soccorsi dalle motovedette della Guardia di finanza e Guardia costiera. Sulla prima, c’erano 103 persone, fra cui 3 minori, di nazionalità bengalese, sudanese, siriana ed egiziana. Ai soccorritori hanno detto di essere partiti dal porto di Zawia, in Libia. 

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