Migranti, al Consiglio Ue Meloni rilancia il ‘modello Albania’

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La presidente del Consiglio tira dritto nel suo scontro contro la magistratura parlando di “sentenze dal sapore ideologico” sul tema dei migranti, in riferimento al mancato trattenimento di quest’ultimi in Albania.

Ampio focus nel discorso della premier è dedicato alla posizione italiana sui principali dossier internazionali. Sull’Ucraina l’obiettivo del governo, dice Meloni è “la fine della guerra in Ucraina e la costruzione di una pace giusta, complessiva e duratura, fondata sui valori della carta Onu”, con l’esecutivo che dunque ribadisce “il sostegno alla legittima difesa dell’Ucraina”, sia “finanziariamente che politicamente”.

Quanto al Medio Oriente, con la crisi che si è spostata anche in Siria con la caduta del regime di Assad e l’arrivo al potere a Damasco dei ribelli jihadisti, Meloni ribadisce che “una giusta in Medio Oriente passa solo attraverso la soluzione dei due Stati”, dunque con un messaggio di apertura alle istanze palestinesi.

Quanto alla Siria, con l’Italia unico Paese del G7 con una ambasciata a Damasco, Meloni si dice “pronta a interloquire con la nuova leadership siriana” di Al-Jolani, “in un contesto di valutazioni e azioni condiviso con i partner europei e internazionali”.

Le parole più dure sono ancora una volta quelle contro la magistratura e sui migranti. Come dal palco di Atreju, la premier difende il Patto Italia-Albania e sottolinea come il nostro Paese abbia un “ruolo decisivo nell’Unione europea per cercare nuove soluzioni al problema migratorio” e per questo, sapendo su questo punto di avere il placet della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, chiede una “improcrastinabile revisione della direttiva sui rimpatri e una accelerazione della revisione del concetto di paese terzo sicuro”, in sostanza una richiesta di allargare i cordoni per poter rispedire indietro i profughi che chiedono asilo in Italia.

Quindi l’attacco alla magistratura, quando parla di diritto d’asilo come “argomento che è stato oggetto di recenti provvedimenti giudiziari dal sapore ideologico, che se fossero confermati nella loro filosofia di fondo dalla Corte di giustizia Ue rischierebbero di compromettere almeno fino all’entrata in vigore delle nuove regole Ue, nel 2026, le politiche di rimpatrio di tutti gli Stati membri”. Per Meloni si tratta di “una prospettiva preoccupante e inaccettabile che occorre prevenire con determinazione”.

Ieri mattina, prima dei lavori del Consiglio europeo a Bruxelles, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tenuto un vertice in tema di migranti insieme ai rappresentanti dei Paesi come Olanda e Danimarca che, come l’Italia, chiedono all’Europa misure più stringenti sul tema. All’incontro, questa volta ospitato dalla Danimarca, ha partecipato anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

Con l’occasione è stata dedicata particolare attenzione al tema dei rimpatri: a riguardo, si è parlato dell’esplorazione di soluzioni innovative e di hub di rimpatrio nei Paesi terzi. Entro marzo la Commissione presenterà la proposta di revisione della direttiva rimpatri, che potrebbe anche diventare un regolamento.

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