Migranti in Albania: stop dai giudici di Roma. La palla passa alla Corte Ue

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Il modello ‘Albania’ voluto dal governo di Giorgia Meloni subisce un nuovo stop e scatena una nuova polemica tra politica e magistratura.I giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma hanno sospeso la procedura di convalida in relazione ai trattenimenti dei sette migranti, egiziani e bengalesi, nel CPR albanese di Gjader. I magistrati capitolini fanno appello alla Corte europea di Giustizia alla luce del decreto ‘Paesi sicuri’, varato dall’esecutivo di centro destra.
Per il tribunale di Roma ci sarebbero diversi profili di dubbia ‘compatibilità con la disciplina sovranazionale, emersi a seguito delle norme introdotte dal citato decreto legge’ e chiedono ai giudici di Lussemburgo di definire quale possa essere considerato un Paese sicuro. Il decreto “ha adottato una interpretazione del diritto dell’Unione europea e della sentenza della CGUE del 4 ottobre 2024 divergente da quella seguita da questo Tribunale – nel quadro della previgente diversa normativa nazionale – nei precedenti procedimenti di convalida delle persone condotte in Albania e ivi trattenute”. ”Deve evidenziarsi che i criteri per la designazione di uno Stato come Paese di origine sicuro sono stabiliti dal diritto dell’Unione europea. Pertanto, ferme le prerogative del Legislatore nazionale, il giudice ha il dovere di verificare sempre e in concreto, come in qualunque altro settore dell’ordinamento, la corretta applicazione del diritto dell’Unione, che, notoriamente, prevale sulla legge nazionale ove con esso incompatibile, come previsto anche dalla Costituzione italiana”, lo scrive Luciana Sangiovanni, presidente della Sezione per i diritti della persona e immigrazione del tribunale civile di Roma, in una nota dopo la sospensione decisa dai giudici dei trattenimenti dei sette migranti.

La sospensione dei giudizi, comunque, “non arresta il decorso del termine di legge di quarantotto ore di efficacia dei trattenimenti disposti dalla Questura”, pertanto i migranti torneranno in Italia. Per un ottavo migrante, anche lui richiedente asilo e risultato vulnerabile, era già stato disposto il rientro in Italia.

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