Morto per infarto dopo l’uso del taser da parte dei carabinieri a Vipiteno. Non è il primo caso di morte: è ancora legittimo l’uso del taser da parte delle forze dell’ordine?

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La notte tra martedì 9 e mercoledì 10 luglio un uomo è morto dopo un infarto in seguito all’utilizzo del taser da parte dei carabinieri della compagnia di Vipiteno in Alto Adige. La vittima, in evidente stato di alterazione secondo quanto riferito dai militari, avrebbe provato ad aggredirli dopo essersi buttato dalla finestra. Le cause del decesso sono al vaglio dell’autorità giudiziaria, che ha disposto l’autopsia.

Per sfuggire ai carabinieri, che erano accorsi per aiutarlo, l’uomo si sarebbe lanciato dalla finestra, da un’altezza di circa 2 metri e mezzo.

Nonostante la caduta si sarebbe rialzato, lanciandosi contro i militari che, per reazione, avrebbero usato il taser in dotazione.

L’uomo avrebbe continuato a opporre resistenza, ‘obbligando i carabinieri a immobilizzarlo a terra per permettere così ai sanitari di poter procedere alle cure del caso ed evitare che lo stesso potesse continuare a essere pericoloso per sé e per gli altri’.

Ed è un fatto.

Gira nudo a San Giovanni Teatino e gli sparano col taser: morto durante trasporto in ospedale, aperta indagine.

Secondo i carabinieri, dopo alcuni minuti l’uomo avrebbe accusato un malore.

A nulla sarebbero valse le manovre di rianimazione dei medici presenti: dopo un’ora sarebbe stato constatato il decesso per un arresto cardiocircolatorio.

Le cause del decesso sono al vaglio della magistratura che, nel frattempo, ha disposto l’autopsia nell’ambito di un procedimento penale aperto a carico di ignoti.

L’esame autoptico, poi, sarà fondamentale per capire soprattutto se il decesso è stato provocato dalla pistola a impulsi elettrici usata dai carabinieri per immobilizzarlo.

Il taser è un tipo di pistola che rilascia una scarica elettrica di intensità regolare per una durata di cinque secondi.

Il taser (acronimo che sta per “Thomas A. Swift’s electronic rifle”, cioè “fucile elettronico di Thomas A. Swift”, in omaggio ad un noto personaggio di fantascienza) è una pistola elettrica: la confusione deriva dal fatto che, in maniera impropria, si pensa che l’unica pistola elettrica possibile sia il taser. Non è così: bisogna specificare che Taser (attualmente, Axon) è il nome dell’azienda che produce questo tipo di storditore elettrico; ciò significa che in commercio esistono tante altre pistole elettriche, a volte anche migliori, ma meno note di quella che ne è stata precorritrice.

Dall’arma partono  due piccoli dardi (due elettrodi) collegati tramite dei fili elettrici al resto della pistola, in grado di produrre una scarica ad alta tensione (50mila volt) e bassa intensità di corrente (6 milliampère), rilasciata in brevissimi impulsi per cinque secondi. I fili conduttori di elettricità, di norma, sono lunghi intorno agli otto metri; i dardi agiscono tanto più efficacemente quanto maggiore è la distanza fra di essi. Tanto basta per stordire e paralizzare i muscoli del suo destinatario. Non è necessario, poi, che le freccette (cioè gli elettrodi) tocchino la cute, essendo sufficiente che esse si piantino negli abiti in qualsiasi punto del corpo.

Taser: è possibile controllarlo?

Nello specifico, è possibile:

registrare gli eventi, cioè ogni azione compiuta da chi utilizza l’arma, compresa l’attivazione di sicurezza e la durata dell’evento di attivazione con orari, date e durata della batteria;

registrare gli impulsi, cioè la scarica prodotta dall’arma.

In buona sostanza, la pistola elettrica è collegata a un dispositivo che monitora costantemente l’utilizzo dell’arma, in modo tale da consentire a chi di dovere di poterne controllare l’impiego. Immagina, ad esempio, che a seguito di una colluttazione un poliziotto si veda costretto ad estrarre il taser e a colpire uno dei soggetti coinvolti; a causa delle pessime condizioni di salute in cui già versava, quest’ultimo decede. Senz’altro verrà aperta un’inchiesta, durante la quale di estrema utilità sarà il controllo del dispositivo elettronico che monitora l’utilizzo della pistola elettrica.

Il taser (o pistola elettrica) è un’arma a tutti gli effetti: per la precisione, secondo la legge italiana, il taser è un’arma propria, non da fuoco, per la quale c’è bisogno del regolare porto d’armi. La scelta non è affatto peregrina: la pistola elettrica, oltre che causare dolore, è stata più volte strumento di morte per persone deboli o ammalate.

Addirittura, pensa che per l’Onu e per Amnesty International le pistole elettroshock sono considerate veri e propri strumenti di tortura: la scarica che da esse promana è talmente forte che non si riesce a stare in piedi, a parlare, nemmeno a muovere gambe e braccia, che tipicamente in questi casi si muovono di scatto, innaturalmente, come quando si viene colpiti da una crisi epilettica.

Secondo la normativa italiana, le pistole elettriche rientrano tra le armi a tutti gli effetti: ciò significa che non possono essere tenute da chi non abbia il porto d’armi. Chi dovesse essere trovato in possesso di un dissuasore elettrico, dunque, verrebbe denunciato per porto abusivo.

Nonostante la scarica proveniente dalla pistola elettrica non sia, di per sé, mortale, non sono pochi i casi di decesso registratisi nei Paesi dove l’impiego ne è già in vigore da tempo (uno su tutti, gli Stati Uniti). Le vittime sono soprattutto persone affette da patologie gravi, come problemi cardiaci o malattie comunque debilitanti, nonché soggettipersone particolarmente deboli, rischia di sortire gli stessi effetti di un colpo di arma da fuoco.  

Come anticipato anche l’Italia ha deciso di adottare il taser come strumento in dotazione alle forze dell’ordine. La pistola elettrica è stata affidata alla Polizia dello Stato, all’Arma dei Carabinieri e alla Guardia di Finanza. L’obiettivo è quello di fornire alle forze dell’ordine italiane uno strumento ulteriore per lo svolgimento del proprio lavoro, con la possibilità di intervenire con un’arma sicuramente meno dannosa, apparentemente,  dell’ordinaria pistola.

‘Il taser ‘non è un’alternativa al nulla, ma all’uso dell’arma da fuoco. E noi abbiamo in animo di estendere ancora di più l’uso del taser’, ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dal palco del ‘Forum in masseria’ in corso a Manduria.

Sull’uso dei taser oggi, il ministro ha aggiunto: ‘Mi dicono che la dotazione sia di 5000 e che prima di utilizzarli dalle forze dell’ordine, c’è stata una sperimentazione di anni e che il più delle volte, all’estrazione del taser, ci si arrende e si ci ferma, quindi ha una funzione di deterrenza con qualche proficua valenza. Ci sono sperimentazioni in atto per le polizie municipali, quindi abbiamo esteso anche la possibilità che possa essere usato dalle polizie locali’.

Non deve  sorprendere che, tra le armi in senso stretto, la legge faccia rientrare anche le pistole elettriche, cioè quelle pistole che, anziché esplodere un proiettile, lanciano verso il proprio bersaglio dei piccoli conduttori di elettricità in grado di stordire la vittima. Il tema delle pistole elettriche è diventato particolarmente caldo da quanto anche in Italia è stato dato il via alla sperimentazione dell’utilizzo di queste particolari armi. Non mancano però le polemiche: la pistola elettrica è davvero sicura? Quali sono i rischi del suo utilizzo? In quali casi potrà essere adoperata? Non poche sono state le critiche, visto che le esperienze nei Paesi esteri (in primis, negli Stati Uniti), ha fatto registrare risultati discordanti: da un lato, il loro impiego permette senz’altro di far fronte alla criminalità con uno strumento meno pericoloso per l’incolumità umana della classica pistola; dall’altro, il taser è risultato letale in diversi casi.

Il problema reale è che non si può essere a conoscenza dello stato di salute delle persone sulle quali, in senso lecito e non, può essere usato. Quello che bisogna intimamente chiedersi riguarda giustizia e correttezza riguardo l’uso che provoca a volte, inaspettatamente, la morte. Se l’autopsia conferma che l’uso del taser ha causato la morte, che succede? A monte, politicamente, ne è stato consentito l’uso alle forze dell’ordine, ma è a valle che sorgono le problematiche  che parlano di morte, vogliamo chiamarle ‘omicidi?’, e provvedimenti legali e giudiziari. Basta, e basterà una morte, dico ‘una’, a vietarne l’utilizzo interrompendone l’uso da parte delle forze dell’ordine italiane. L’Io politico italiano dovrà porsi il proprio ‘non io’ e, responsabilmente, dovrà vietarne l’uso…

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