Natalità: perché gli under 30 (e non solo) non vogliono più avere figli oggi

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L’ex Ministro della Cultura Dario Franceschini ha proposto di pareggiare i conti con un’ “ingiustizia secolare” lasciando che i futuri bambini italiani prendano il cognome della madre e non del padre. Nel trambusto generale, che una proposta del genere ha inevitabilmente causato, tra citazioni al “matriarcato” e battute seminate ovunque nel web, c’è un aspetto fondamentale da tenere in considerazione: di questo passo, bambini italiani a cui dare un cognome non ce ne saranno più. E se può sembrare vero che, mai come in questo momento, le priorità siano altre e completamente distaccate dal problema, la paura di un futuro incerto e che non prevede anni particolarmente pacifici a venire è, in realtà, una delle cause principali della crisi demografica.

A confermare l’inesorabile peggioramento dell’emergenza sono gli indicatori demografici Istat: il 2024 ha ufficialmente battuto il minimo storico di natalità fissato al 1995, quando sono nati 526mila bambini per una media di 1,19 figli a donna; l’anno scorso sono nati soltanto 370mila bambini, 1,18 a donna. Ad oggi, chi ha un figlio dichiara di non volerne altri ed un under 30 su dieci ha paura di crescere un bambino in questo mondo. A spaventare c’è la difficoltà di vivere una carriera lavorativa soddisfacente (spesso connessa alla sanità mentale del genitore e, conseguentemente, del bambino) ed essere genitori presenti allo stesso tempo; per il 43% dei Millenials, la genitorialità comporta aspri giudizi sulle proprie capacità educative, in grado di minare l’autostima e la fiducia in se stessi; il 23% degli under 28 rimanda la decisione di avere figli a data futura da stabilire; per il 20% dei giovani italiani, diventare genitori oggi significa realizzare un desiderio egoista, meglio evitare.

Nella lista infinita di problemi che le generazioni chiamate in causa si portano dietro quotidianamente, c’è però da riconoscere una spiccata consapevolezza del mondo (forse mai vista prima) e delle sue intricate dinamiche sociali o culturali; nessuna decisione, soprattutto se così importante, è lasciata al caso. Si guarda molto più in là del proprio dovere nel far crescere una persona in un ambiente sicuro, pulito, assicurandole un’istruzione ed uno sviluppo: che vita potrà vivere una volta cresciuta? Nulla fa pensare ad un futuro sereno.

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