Lasciando perdere la scrittura conservata a via Campo Marzio, a chi appartiene il simbolo del movimento nato nel 2009? L’avvocato Lorenzo Borrè, che negli anni scorsi ha rappresentato gli iscritti esclusi dalle votazioni arrivando ad ottenere famoso “congelamento” degli organi dirigenti da parte del Tribunale di Napoli nel 2022, non ha dubbi: appartiene al fondatore e Garante tramite l’Associazione Movimento 5 Stelle. La riprova arriva dalla Corte d’Appello di Genova, che con la sentenza del 2021 ormai passata in giudicato relativa alla causa n.56/2020 – una delle tante che hanno tempestato la vita del movimento, emessa nel contraddittorio tra M5s del 2009, M5s del 2012 e M5s del 2017, quello oggi presieduto da Conte.
La causa è la n. 56/2020 R.G., promossa dal Movimento 5 Stelle, nella persona del curatore speciale Luigi Cocchi, contro il Garante Beppe Grillo e l’Associazione movimento 5 Stelle (costituita il 4 ottobre 2009 per iniziativa di Gian Roberto Casaleggio e lo stesso Grillo), rappresentata dall’avvocato Andrea Lampiasi. Tra le richieste dell’appellante, quella di «accertare e dichiarare che l’associazione appellante è l’unica legittima titolare del nome “MoVimento 5 Stelle” e del simbolo descritto nel proprio statuto e, per l’effetto, inibire a Giuseppe Piero Grillo, all’Associazione “MoVimento 5 Stelle”, con sede in Genova e all’Associazione “MoVimento 5 Stelle”, con sede in Roma, l’utilizzo del nome “MoVimento 5 Stelle”, anche coniugato con altre parole o sigle, quali M5S, della sigla “M5S”, nonché del simbolo dell’associazione appellante, anche in eventuali forme modificate ma confondibili con detto simbolo».
Ecco il punto saliente della sentenza della sezione terza civile:
Tuttavia il deputato pentastellato Alfonso Colucci, notaio del movimento, ha sottolineato in più di un’occasione che Grillo ha vincolato l’uso del nome e del simbolo a un contratto. Nel qual caso l’azione inibitoria del simbolo ex articolo 700 del codice di procedura civile (urgenza) – spiega sempre Borrè – «è predicabile solo in caso di grave inadempimento del M5s alle obbligazioni sinallagmatiche assunte nei confronti di Grillo». Insomma, materia del contendere ce ne è. Ed è il motivo per cui Conte ha lasciato aperta la questione del cambio del nome e del simbolo: decideranno gli iscritti su sua proposta nel caso in cui ne presentasse la necessità, ossia se Grillo dovesse vincere la ormai probabile causa, oppure se qualche grillino potrebbe prendere la strada dell’impugnazione ex novo delle modifiche statutarie del 2021/22 e le correlate elezioni di Conte: il Tribunale, come già allora quello di Napoli per la prima impugnazione, potrebbe disporre la sospensione della loro efficacia congelando tutto un’altra volta. In pratica una storia infinita e c’è preoccupazione e paura che i tempi del rinnovamento contiano si allunghino. Stavolta la votazione presenterà una complicazione in più visto che Grillo vuole vederci chiaro e ha chiesto l’istituzione di un comitato di controllo sul voto.
Il presidente ostenta sicurezza: «Torniamo serenamente a rivotare e secondo me avremo anche un aumento dei votanti», ha detto intervistato da Bruno Vespa a Cinque minuti. «Ho chiuso l’epoca dell’avvocato. Adesso i legulei cavilli giuridici li lasciamo al fondatore che predicava la democrazia». Per Conte, Grillo «vuol strozzare questa partecipazione e portare via il pallone, chiudere il campo di calcio, gli spogliatoi, dire “andate tutti a casa perché devo continuare a decidere”».
L’ex premier ha parlato anche del Movimento che sarà: «Assolutamente escludo» il mio nome nel simbolo, «non sono favorevole e voglio dire che non è che ieri eravamo grillini e oggi siamo contiani, oggi siamo una forza che vuole continuare ad incidere e cambiare il Paese». Mentre al Rosso e il Nero il leader ha spiegato: «Dalla assemblea M5S è uscito il concetto di progressisti indipendenti che vuol dire che guardiamo al futuro in modo del tutto originale. Per alcune cose risulteremo molto più a sinistra, per altre cose più al centro. Saremo Progressisti popolari».
Se i contiani si affidano ai social, Danilo Toninelli lancia a ‘Un giorno da pecora’ su Radio Rai 1 un invito: «Faccio un appello a coloro che sono incazzati neri: non cancellatevi dal M5S perché la vostra presenza aumenta il montante da cui partire per fare il quorum. Ovviamente gettate il telefonino in quei giorni, non votate. Ai 90 mila cancellati dall’oggi al domani dico di fare una richiesta via mail di reiscrizione, così da aumentare il montante». E alla domanda se Grillo preferisca archiviare il M5S piuttosto che vederlo andare avanti con Conte, l’ex ministro replica: «Penso di sì ed è quello che vorrei accadesse anche io. Auguro a Conte una lunga carriera col suo partito Progressista indipendente, costola del Pd, magari lo voterò anche. Grillo però non vuole un partito ma archiviare il Movimento con la dignità che gli spetta».
Sulle questioni che dilaniano il Movimento è intervenuto anche Davide Casaleggio, che difende la richiesta di rivotare di Grillo: «Nel momento in cui usa una sua prerogativa viene accusato di essere un sabotatore. Mi sorprende» che Conte «lo chiami così dal momento in cui usa una sua prerogativa». E poi: «Il Movimento si è allontanato dai suoi principi, finanziamento dei partiti e il divieto del doppio mandato. Il problema sarà quello di avere più mandati che elettori».