Nella cerimonia d’insediamento di Donald Trump la premier italiana potrebbe essere ricevuta prima del numero 1 di Downing Street, Keir Starmer

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Il professore Matteo Bassetti, noto infettivologo e direttore del reparto di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, tramite un post pubblicato sui propri profili social, ha espresso parole di grande stima per la premier Giorgia Meloni, definendola “il miglior Presidente del Consiglio della storia recente della Repubblica Italiana”.

Secondo Bassetti, al di là delle ideologie politiche, la premier si sarebbe distinta come uno dei migliori Capi di Stato del nostro Paese, elogiando il suo operato e le sue scelte politiche.

Anche Donald Trump pare, secondo le ultime indiscrezioni rilanciate dal Guardian, sia intenzionato a rompere gli schemi cerimoniali e i riti diplomatici tradizionali decidendo di incontrare Giorgia Meloni prima del premier inglese Keir Starmer, come invece il protocollo prevede di solito.

Certo non è una novità dell’ultim’ora che il tycoon abbia scelto Giorgia Meloni come interlocutrice privilegiata. Ma non è altrettanto trascurabile considerare che, da prassi, nella cerimonia d’insediamento presidenziale, l’onore diplomatico del primo incontro spetti all’alleato inglese con cui l’America condivide origini e passato comuni e, non ultimo, la vittoria nella seconda guerra mondiale. Ma non è insolito che Donald Trump sparigli le carte sul tavolo, apponendo la sua firma su novità istituzionali e colpi di scena internazionale.

In questa ottica, allora, si inserisce il Guardian che, anticipando le mosse di Trump, e leggendo tra le righe degli ultimi accadimenti, spiega come il possibile gesto del neo presidente eletto possa rivoluzionare il protocollo cerimoniale e impensierire al tempo stesso vertice e staff del numero 10 di Downing Street, con carnet della giornata ribaltato. E Starmer descritto come “tremante” alla prospettiva. Come sottolinea Libero quotidiano sul punto, infatti, «se l’indiscrezione venisse confermata, per lui si tratterebbe di una figuraccia senza precedenti».

Nonostante l’incertezza di fonti e possibilità al vaglio, come riferisce sempre Libero riportando indiscrezioni e supposizioni sulla vicenda, «anche secondo Peter Ricketts, ex ambasciatore del Regno Unito a Parigi, Trump potrebbe incontrare prima i capi di governo a lui più affini, “alleati fedeli”, come li ha soprannominati il neopresidente eletto degli Usa».

Nella sua prima volta alla Casa Bianca Trump aderì agli schemi collaudati senza dare spazio a soprese e sconvolgenti innovazioni, e nel 2017, al debutto del primo mandato, rispettò convenzione diplomatica e tradizione cerimoniale incontrando la premier del Regno Unito Theresa May prima di tutti gli altri. Altri, più maliziosamente insinuano a riguardo che se May, in ogni caso, era a capo dei conservatori Tory. Starmer invece è leader del partito laburista…

Il Foreign Office sarebbe già al lavoro per far fronte al possibile “smacco”, consigliando al capo del governo inglese «una risposta che salvi la faccia nel caso in cui dovesse finire in fondo alla lista».

Anche perché, a quanto è dato di capire, non ci sarebbe soltanto la premier Meloni in pole position per incontrare Trump nella stanza ovale dopo l’insediamento del 20 gennaio. Subito dopo la nostra premier, infatti, salterebbe all’occhio anche la posizione avanzata del premier ungherese Viktor Orban. E la sfilata di Capi di Stato e di governo alla Casa Bianca per parlare dei rapporti con gli Usa nei quattro anni della nuova presidenza: o meglio l’ordine di ricevimento e apparizione, si tinge di venature a cui il presidente Usa saprà sicuramente dare la sua impronta e firma internazionale.

Da considerare la completa diversità dell’impostazione dei rapporti commerciali e non di Trump e Starmer verso la Cina: perfettamente agli antipodi.

Avviare nuovi rapporti con la Cina era un obiettivo dichiarato del programma di governo di Keir Starmer. “Dopo 14 anni di dannosa incoerenza dei conservatori sulla Cina, il Partito laburista adotterà un approccio strategico e a lungo termine per gestire le nostre relazioni”.

‘Dobbiamo assicurarci di avere un rapporto pragmatico e buono con i paesi di tutto il mondo’, sottolinea Rachel Reeves, la ministra delle Finanze britannica, per motivare la sua visita in Cina, viaggio contestato dalle opposizioni, che avevano chiesto alla cancelliera dello Scacchiere di annullarlo visto il crollo della sterlina al suo livello più basso da un anno a questa parte.

“Il 2022 e il 2023 sono stati anni record per le esportazioni verso la Cina, e sono gli anni in cui il partito laburista afferma che i conservatori hanno rovinato la politica cinese essendo troppo ostili”, ha sottolineato al Guardian Charles Parton, diplomatico di lungo corso con alle spalle più di vent’anni spesi tra Cina e Hong Kong. In ogni caso, rappresentando rispettivamente il 4% del suo export e il 7% dell’import, la Repubblica popolare rimane per Londra un partner commerciale importante ma non dello stesso peso di Stati Uniti e Unione europea, motivo per cui non tutti sono d’accordo con un approfondimento dei rapporti.

Il timore è che Donald Trump, il cui secondo mandato promette di essere improntato allo scontro totale con la Cina, potrebbe non vedere di buon occhio nuove relazioni anglo-cinesi e quindi adottare eventuali misure penalizzanti per Londra. “La Cina è un partner importante e in crescita, ma gli Usa sono molto più importanti e ora abbiamo qualcuno di incredibilmente ostile alla Cina che entra alla Casa Bianca. Basterà che Trump se ne accorga, o che qualcuno glielo faccia notare, e inizieremo a ricevere un altro carico di attacchi sui social media da Musk, Trump e gli Usa per essere morbidi con la Cina”, ha lamentato un lobbista a Politico. Il pericolo che il “reset” delle relazioni con la Cina possa far infuriare Trump, e questo non è l’unico motivo per cui il viaggio di Reeves è stato criticato.

Sia il Partito conservatore che quello liberaldemocratico avevano chiesto alla ministra di cancellarlo per rimanere a Londra e far fronte alle turbolenze finanziare in corso. Il valore della sterlina è toccato il punto più basso da un anno.

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