È la logica degli schieramenti a dominare il post voto nella governance dell’Ue e il rischio è che le istituzioni comunitarie vengano ridimensionate in un momento storico contrassegnato da grandi sfide globali e dalla guerra che si combatte ai confini. Gli errori e le sottovalutazioni la fanno da padrone. La politica cerca di condizionare come non mai le istituzioni comunitarie. Uno scenario ulteriormente aggravato dall’intreccio anomalo tra la complessità del voto politico uscito dalle urne e l’area di appartenenza territoriale a cui appartengono i singoli governi che sono formati, spesso, da alleanze diverse. Un’Europa che non è capace di parlare con voce unica. I prossimi tenutari delle istituzioni comunitarie sono il risultato di pressioni politiche che avvengono fuori dalle sedi istituzionali. Un esempio chiaro del caos che si sta creando è la richiesta/ pretesa dei popolari di guidare la Commissione e il tentativo di sbarrare la strada alla Presidenza del Consiglio d’Europa all’ex Premier portoghese Antonio Costa . Partiti all’attacco e pronti a condizionare il processo delle scelte e, convinti così di combattere i nemici dell’Unione. Basta guardare alle operazioni poste in campo da Macron e Scholz, che nonostante le brucianti sconfitte ripotate dai loro rispettivi partiti l’8 e 9 giugno scorso, tentano di conservare il comando in sede comunitaria. Su un altro versante troviamo la Presidente uscente della Commissione , Ursula Von der Leyen, che da sola cerca alleati per una sua riconferma alla guida della Commissione . Negoziati in grande fermento, quindi, ma anche strappi laceranti che potrebbero portare ad instabilità politica. La conventio ad escludendum nei confronti delle destre , invocata dal Presidente francese e dal Cancelliere tedesco, ha il senso e il fine di isolare l’Italia . Ma un Paese come il nostro tra i fondatori dell’Europa comunitaria, non può essere isolato e silenziato né marginalizzato . Costituirebbe un errore grave non portare avanti il dialogo, essenziale per tutti, ma soprattutto per l’Europa stessa.
Nell’Ue post voto domina la logica degli schieramenti
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