Nido e asili: il caro-infanzia e la lotta delle famiglie per un posto

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Avere un figlio piccolo in Italia è un’impresa, ma lo è ancora di più quando entrambi i genitori lavorano e devono trovare una soluzione per la sua cura. Il problema si chiama asili nido: pochi, costosi e con liste d’attesa che sembrano non finire mai. Il paradosso? I criteri previsti per la formulazione delle graduatorie per l’assegnazione del posto! Spesso, infatti, chi ha più bisogno di un posto – due genitori con stipendi medi che non possono permettersi una tata privata o un nido privato – viene scavalcato nelle graduatorie da famiglie con condizioni economiche formalmente e apparentemente più svantaggiate, come quelle in cui uno dei due genitori non lavora e può quindi occuparsi del bambino.

Il risultato è che molte coppie, pur desiderando avere figli, rinunciano o rimandano la scelta, perché non vedono alcuna rete di supporto istituzionale in grado di aiutarle nella gestione della vita familiare e lavorativa. A rendere ancora più difficile la situazione è il costo degli asili, che spesso obbliga uno dei due genitori, molto spesso la madre, a rinunciare al lavoro o a ridurre il proprio orario per occuparsi del figlio, compromettendo così la propria indipendenza economica e la possibilità di crescita professionale.

L’incubo delle graduatorie

Ogni anno, con la pubblicazione delle graduatorie per i nidi comunali, molte famiglie si trovano in fondo alla lista. Il criterio principale di assegnazione è l’ISEE, e le coppie in cui entrambi i genitori lavorano, con stipendi medi, spesso non ottengono punteggi sufficienti per accedere. Chi ha redditi più bassi o chi ha un partner che non lavora viene spesso favorito, anche se in quest’ultimo caso la necessità di un nido è meno stringente rispetto a una famiglia in cui entrambi i genitori devono conciliare lavoro e figli.

Questa situazione crea un forte squilibrio: chi lavora a tempo pieno e non ha alternative deve affrontare spese ingenti per un nido privato o trovare soluzioni di emergenza, come ridurre l’orario di lavoro o affidarsi ai nonni, quando disponibili. E qui si apre un altro problema: non tutte le famiglie hanno una rete familiare di supporto, e in molte città le persone vivono lontano dai propri genitori, rendendo impossibile questa soluzione.

La carenza di posti e i costi esorbitanti

La carenza cronica di asili nido pubblici aggrava ulteriormente il problema. Attualmente, solo il 27% dei bambini tra 0 e 3 anni trova posto nei servizi educativi per l’infanzia, ben al di sotto del target europeo del 33%. Per chi rimane escluso, le alternative sono poche e molto costose.

A Roma, per l’anno educativo 2024-2025, le rette degli asili nido comunali variano in base all’ISEE:

• Per famiglie con un ISEE tra 20.000 e 25.000 euro, la retta mensile è di 224 euro.

• Tra 25.000 e 30.000 euro, sale a 285 euro.

• Per ISEE superiori a 50.000 euro, la retta mensile arriva a 518 euro.

Se invece si deve ricorrere a un nido privato, le cifre sono molto più alte. Sempre a Roma, un asilo privato con orario 7:40-16:30 costa in media 510 euro al mese, mentre per un servizio fino alle 18:30 si può arrivare a 580 euro.

A Milano, la situazione è simile:

• Gli asili nido comunali sono gratuiti solo per ISEE fino a 6.500 euro, mentre per fasce di reddito più alte si pagano tra 111 e 502 euro mensili.

• Gli asili privati sono ancora più cari: la retta media mensile è di 812 euro, con tariffe che possono variare tra i 572 e i 742 euro a seconda dell’orario scelto.

Oltre alle rette, c’è un altro fattore che pesa enormemente sulle giovani coppie: il costo della casa. Molti genitori devono pagare un affitto o un mutuo, e aggiungere la spesa dell’asilo può diventare insostenibile. Una coppia che guadagna stipendi medi, tra bollette, affitto e spese quotidiane, si trova a dover affrontare una pressione economica che spesso porta uno dei due, di solito la madre, a rinunciare al lavoro per occuparsi del figlio.

Il Bonus Asilo Nido: un aiuto parziale e il rischio di aumenti delle rette

Per sostenere le famiglie, è stato introdotto il Bonus Asilo Nido, un contributo erogato dall’INPS per aiutare a coprire le spese delle rette degli asili nido pubblici e privati autorizzati.

Gli importi del bonus variano in base all’ISEE minorenni del nucleo familiare:

• ISEE fino a 25.000 euro: contributo massimo annuale di 3.000 euro, suddiviso in 11 mensilità da circa 272 euro ciascuna.

• ISEE tra 25.001 e 40.000 euro: contributo massimo annuale di 2.500 euro, con rate mensili di circa 227 euro.

• ISEE oltre 40.000 euro o in assenza di ISEE: contributo massimo annuale di 1.500 euro, pari a circa 136 euro al mese.

Tuttavia, in molte città le rette degli asili privati sono aumentate dopo l’introduzione del bonus, rendendo vano il beneficio per molte famiglie. Alcuni genitori hanno riportato aumenti fino a 130 euro al mese, una cifra che in alcuni casi supera l’importo del bonus stesso.

Le disparità di genere: una questione di pari opportunità

Il costo e la difficoltà di accesso agli asili nido hanno un impatto diretto sulle pari opportunità. Nella maggior parte dei casi, a sacrificare il proprio lavoro per prendersi cura del figlio è la madre, che si trova costretta a ridurre l’orario o a lasciare il lavoro del tutto. Questo comporta un rallentamento o un’interruzione della carriera lavorativa, con conseguenze anche sulla pensione futura.

Se si vuole davvero parlare di pari opportunità, il sistema di welfare dovrebbe garantire alle madri la possibilità di continuare a lavorare senza dover scegliere tra carriera e famiglia. Senza un sostegno adeguato, il divario di genere nel mondo del lavoro continuerà ad aumentare e continueranno a diminuire le nascite.

Dall’asilo nido alla scuola materna: il problema continua

Superati i tre anni, le difficoltà non si risolvono. Gli asili comunali sono gratuiti, ma i posti sono limitati e le liste d’attesa rimangono un problema. Inoltre, l’orario scolastico (8:00-16:00) spesso non è sufficiente per chi lavora a tempo pieno, costringendo le famiglie a pagare servizi di pre e post scuola.

Molti genitori si trovano così a dover affrontare anni di difficoltà economiche e logistiche fino all’ingresso nella scuola primaria.

Possibili soluzioni

La richiesta di un intervento strutturale è sempre più pressante. Tra le possibili soluzioni:

• Aumento dei fondi pubblici per ampliare l’offerta di asili nido comunali e garantire più posti.

• Controllo sui rincari delle rette private, per evitare che il bonus venga assorbito dagli aumenti.

• Maggiore flessibilità negli orari scolastici, con un potenziamento dei servizi di tempo pieno e post scuola.

Senza un cambiamento strutturale, il problema resterà. E con esso, il continuo calo delle nascite in Italia.

Valentina Alvaro

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