Niente comizio di Giorgia Meloni a Bologna per la chiusura della campagna elettorale di Elena Ugolini, candidata alla presidenza della Regione

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Giorgia Meloni non è stata presente a Bologna per la chiusura della campagna elettorale di Elena Ugolini, candidata del centrodestra alla presidenza dell’Emilia-Romagna. Una scelta obbligata per il primo ministro, bloccato a Roma dal protrarsi dell’incontro con i sindacati sulla legge di bilancio, durato più di cinque ore. Secondo quanto reso noto Meloni – in qualità di leader di Fratelli d’Italia – interverrà in videocollegamento all’evento che vedrà protagonista anche gli altri leader della coalizione, Matteo Salvini e Antonio Tajani.

L’incontro, previsto per il pomeriggio di lunedì 11 novembre – all’hotel Savoia Regency è blindato, con la struttura presidiata da un gran dispiegamento di Forze dell’Ordine, soprattutto in seguito agli scontri di sabato e alle polemiche che ne sono scaturite.

Non distante dal luogo dell’evento del centrodestra, un gruppo di esponenti di Potere al Popolo si è radunato per contestare l’arrivo dei due vicepremier e la gestione dei cortei di sabato scorso, sfociati in alcuni scontri tra manifestanti e Polizia.

Dopo gli scontri di Bologna la premier Giorgia Meloni ha attaccato con durezza una parte della sinistra italiana. Meloni ha espresso “totale solidarietà” alle forze dell’ordine, ma nella stessa nota diffusa nella serata di sabato 9 novembre, poche ore dopo l’accaduto, ha inviato un messaggio piuttosto chiaro a una parte dell’opposizione: “Ancora violenze e scontri generati dai collettivi, a Bologna, rivolti contro la Polizia di Stato. La mia totale solidarietà va agli uomini e alle donne delle Forze dell’Ordine, che con fermezza e professionalità hanno affrontato i soliti violenti, tra lanci di petardi e sassi, rischiando la loro incolumità. Spiace constatare che certa sinistra continui a tollerare e, talvolta, a foraggiare questi facinorosi, anziché condannare apertamente questi episodi e mostrare solidarietà a chi, ogni giorno, lavora per garantire la sicurezza di tutti”.

Il bilancio finale degli scontri avvenuti a Bologna sabato 9 novembre è di 3 poliziotti e una decina di giovani feriti in maniera lieve. Il massiccio dispiegamento delle forze di polizia (circa 300 agenti in tenuta anti-sommossa) ha consentito di evitare il contatto tra i cortei di antagonisti, antifascisti e associazioni di sinistra che protestavano contro la concessione di una manifestazione a Patrioti e Casa Pound.

Sulla vicenda è intervenuta anche Elena Ugolini, candidata del centrodestra alla presidenza della regione, che ha attaccato la vicesindaca di Bologna Emily Clancy per aver seguito, a distanza, il corteo dei collettivi. Inutile dire, quindi, che la polemica politica si è acuita in vista delle elezioni regionali del 17 e 18 novembre in Emilia-Romagna.

Dopo gli scontri di Bologna è intervenuto anche il questore Antonio Sbordone, che ha rivendicato invece l’operato degli agenti: “Abbiamo garantito a tutti il diritto di manifestare senza usare la forza, pur venendo aggrediti, in modo vile, con lancio di bottiglie, mazze e bombe carta”.
Dopo gli scontri avvenuti nel corso delle manifestazioni a Bologna, continua la polemica tra il sindaco Matteo Lepore e il Governo.

Durissime le parole di Matteo Salvini dopo gli scontri a Bologna e Milano: “Chiudiamo i centri sociali occupati dai comunisti”. La proposta al Ministro Piantedosi.
Scontri che hanno fatto infuriare il sindaco Matteo Lepore, che ha così attaccato il Governo: “Domani arriverà la presidente Meloni, sabato ci hanno mandato 300 camicie nere, mentre noi vorremmo i fondi per l’alluvione”.

“I principali ministri del governo e la presidente vengono in tre giorni in città ed esattamente in mezzo ecco i Patrioti e CasaPound – ha poi continuato il primo cittadino, che ha poi attaccato anche la Prefettura – Non andava gestito così l’ordine pubblico, il ministero degli Interni deve darci spiegazioni”.
La risposta del Governo
Parole che non sono scese agli esponenti di Governo, con il ministro Piantedosi che si è detto “stupefatto dalle dichiarazioni del sindaco Lepore al quale, come doveroso, il Governo ha sempre assicurato ogni forma di convinta e leale collaborazione”, chiarendo la gravità di mettere in discussione “la correttezza dell’operato della Prefettura e delle forze di Polizia”.
Il sindaco però insiste e incalza, sperando che Giorgia Meloni chiarisca “non solo a noi che cosa è successo in piazza, ma deve spiegare come mai sia stata presa la decisione di organizzare una manifestazione di questo tipo in pieno centro a Bologna e spero anche che parli di altro, che venga a dirci dei fondi dell’alluvione”.
“Non basta venire a dire come dice Salvini ‘zecche rosse’ o che bisogna fare meno confusione nelle manifestazioni – ha poi aggiunto Matteo Lepore – credo sia giusto dire ai cittadini quello che è veramente successo e quali sono le responsabilità”.

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