Non basta definirsi centristi

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Quando Renzi diceva che al centro ci sono praterie inesplorate, aveva ragione, ma né lui ,ne Calenda e né altri sono riusciti ad esplorare.Il tentativo di creare un’ area moderata, al centro, in grado di condizionare il populismo di destra, rappresentato da Lega e FDI e a sinistra dai grillini, non è riuscito. Ci tenta Forza Italia con Tajani con le sue proposte politiche moderate e centriste. Ad ogni scadenza elettorale o ai primi mal di pancia della maggioranza di governo, si riaffaccia il tema del Centro. Il bipolarismo, ormai, anche in Italia è una realtà dalla quale non si può più sfuggire, perciò sognare il ritorno di un partito come fu la DC è pura utopia. Potrebbero invece formarsi due aree tra loro speculari, una liberale socialista, l’ altra liberale conservatrice, ma ciascuna al proprio interno con un’ area riformista che possa favorire intese trasversali a livello parlamentare sulle leggi di interesse nazionale. Quando Tajani con Forza Italia pone l’ accento sulla necessità di un ius scholae o solleva dubbi sulla autonomia differenziata, segnala la possibilità che l’ area liberal conservatrice può dialogare con quella liberal socialista, sui grandi temi, senza minare gli equilibri della maggioranza. Il segretario di Forza Italia e vice Premier, ha piantato la prima bandierina, ma ovviamente non basta limitarsi allo ius scholae o ad alcuni dubbi sulla riforma della giustizia che peraltro non controlla. Occorre formulare nuove proposte liberal conservatrici , anche a livello economico, fiscale, industriale. Non basta definirsi centristi. Ma sarebbe utile chiarire qual’ è il contributo liberale e riformista che si vuole offrire alla coalizione, a costo di smarcarsi. Se invece tutto si riduce a puro tatticismo per guadagnare in termini di consenso , qualche punticino, non vale la pena sforzarsi per occupare lo spazio lasciato libero a metà strada tra la Meloni e Elly Schlein .Lo stesso discorso vale per Renzi e Calenda o anche a una parte del PD. Ma a sinistra siamo ancora alla fase dei veti dell’ area populista di Giuseppe Conte contro Renzi, condivisa da una parte del PD. Quindi a sinistra un’ area liberal socialista minacciata dal movimentismo di Conte, dall’ altra una prospettiva liberale in salsa tutta italiana.

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