“O la va o la spacca”

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Ci interroghiamo tutti sul linguaggio molto colorito e/o popolare ( tralasciando per rispetto al ruolo che lei occupa quello usato a Caivano con il Presidente DeLuca), usato dalla Presidente del Consiglio in materia di riforme costituzionali, il cosiddetto premierato, la madre di tutte le riforme. E’ la prima volta in tanti anni che sento un Premier ricorrere a certi termini( O la va o la spacca) e poi concludere:” Se la legge costituzionale è sconfitta nel referendum? Non me ne importa “È lecito chiedersi perché Giorgia Meloni si esprime con un linguaggio al di fuori dei canoni della diplomazia istituzionale? Riteniamo sia segno di stress o nervosismo perché è chiaro a tutti che da qualche mese le cose non vanno come dovrebbero , nell’ottica della Premier. E se la destra di FDI conserva ancora un vantaggio in termini di consensi lo si deve più che al merito di un governo che ormai naviga a vista, al demerito di un’opposizione vuota di idee e proposte.Quindi la Meloni va alla ricerca di una riforma che abbia effetti immediati agli occhi dei cittadini , una riforma che appare la brutta copia del semi- presidenzialismo, una sorta di elezione diretta del capo dello stato dotato di poteri esecutivi. Questa soluzione che una volta aveva tentato anche la sinistra, oggi viene completamente abiurata. A leggere il testo ci si accorge subito della sua mediocrità e di tante lacune, mancante anche di un’adeguata legge elettorale. Il testo potrebbe essere migliorato, magari con il confronto e il contributo delle opposizioni, ma la Premier ha deciso di andare allo scontro , aggiungendo che l’importante è arrivare a fine legislatura. Una pagina rozza di cultura istituzionale che fa trasparire il desiderio di battere le opposizioni in Parlamento e poi giocarsi tutto nel referendum. Non si profila all’orizzonte uno scenario trasparente, né convincente . Non a caso Matteo Renzi memore della sua sconfitta nel 2016 seguita dalle sue dimissioni, ricorda alla Meloni che un’eventuale sconfitta al referendum avrebbe effetti destabilizzanti sull’esecutivo. Il piano B, sarebbe andare ad elezioni anticipate . Il centro destra se fosse unito avrebbe i numeri per provocare lo scioglimento anticipato delle Camere e giocarsi tutta la partita nelle urne. Non è un’ipotesi da non prendere in considerazione, ma occorrerebbe una forte leadership.Sarebbe, beninteso un’azione temeraria . Non vorrei sbagliarmi, ma sembra questo l’obiettivo che ha in mente Giorgia Meloni. Diversamente dovrebbe fare propri gli emendamenti delle opposizioni e un puntare più che ad mediocre e lacunoso premierato ad un semi presidenzialismo serio .

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