Oggi, voto Ue su Ursula von der Leyen, per decidere se confermarla alla presidenza della Commissione europea

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“E’ stata un’ora intensa”. Cosi Ursula von der Leyen ha definito,  la discussione che ha avuto a Strasburgo, con gli eurodeputati del gruppo dei Conservatori e Riformisti (Ecr) sulla sua candidatura per essere riconfermata come presidente della Commissione europea, durante il voto della plenaria di oggi. Al termine dell’incontro – durato circa un’ora – il gruppo Ecr ha fatto sapere su X di aver posto a von der Leyen “domande difficili” sulle priorità del suo programma: “Per noi è del tutto chiaro che la prossima Commissione ha bisogno di un serio cambio di rotta”, scrive il gruppo. Nei giorni scorsi il co-presidente del gruppo Nicola Procaccini (ECR) aveva più volte dichiarato che ogni delegazione avrà libertà di voto. Nei giorni scorsi le delegazioni Ecr francese, rumena e polacca hanno già annunciato il loro voto contrario al voto di oggi in plenaria sulla conferma di von der Leyen.

Ursula von der Leyen durante l’incontro con il gruppo dell’Ecr ha detto che occorre avere un approccio “molto pragmatico” e “molto aperto tecnologicamente” al Green Deal. La presidente ha fatto riferimento all’Inflation Reduction Act statunitense, ricordando che anche altri Paesi, come Cina e i Paesi del Golfo, stanno investendo massicciamente nelle tecnologie pulite. “Il futuro è lì e dobbiamo stare al passo”.

Ursula von der Leyen “ha presentato il proprio programma e i propri progetti. Quindi, ora faremo le nostre debite valutazioni. Von der Leyen ha risposto a modo proprio, tenendo fede al suo progetto e ai programmi che ha presentato”, riferisce l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Mario Mantovani. Von der Leyen “ha fatto la sua parte. Ora faremo le nostre valutazioni”.

“Si sta riflettendo all’interno del nostro su quello che è von der Leyen ci ha detto. Mi sembra di capire che alcune delegazioni” di Ecr “non siano rimaste particolarmente contente, anche rispetto a chi cinque anni fa la votò per poi vedere un indirizzo politico un po’ differente che in questi cinque anni la Commissione europea ha portato. Siamo nelle fasi ancora calde dell’incontro per cui c’è una discussione aperta all’interno del gruppo e vedremo nelle prossime ore che cosa accadrà”, ha detto il senatore Marco Scurria, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Madama e segretario della commissione Politiche Ue, ospite a RaiNews24.

Per gli indipendentisti fiamminghi dell’N-Va, del gruppo Ecr, “il mood sta andando nella direzione giusta. Le risposte” di Ursula von der Leyen “non sono state veramente soddisfacenti, ma andavano nella giusta direzione”, ha detto Johan van Overtveldt, dell’N-Va, dopo l’incontro a Strasburgo.

In effetti l’incontro con il gruppo Ecr è stato un susseguirsi di domande serrate in particolare sul Green deal, la transizione ecologica sulla quale, secondo i Conservatori, la tedesca avrebbe “peccato di ideologia”, in collaborazione con i Socialisti e i Verdi, ovvero, avrebbe seguito le loro impostazioni di discorso e di valutazione.

Nella maggioranza Forza Italia, che fa parte del Ppe e cioè il partito di von der Leyen che l’ha indicata candidata di punta voterà certamente sì, come ha detto e ripetuto il leader azzurro nonché vicepremier Antonio Tajani. La Lega di Matteo Salvini altrettanto sicuramente voterà invece no come tutto il gruppo dei Patrioti fondato dal premier ungherese Viktor Orban e dove si sono ricollocati quasi tutti i partiti di estrema destra da Rassemblement National di Marine Le Pen agli austriaci dell’Fpo che hanno come comun denominatore la lotta all’immigrazione e un atteggiamento più benevolo verso Vladimir Putin.

Quanto ai Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni al momento sembra prevalere l’ipotesi dell’astensione, che vale come voto contrario. I negoziati tra la premier e von der Leyen sono in corso per assicurare all’Italia – ha detto più volte Meloni – «il Commissario che le spetta» e cioè un portafoglio economico (Bilancio, Concorrenza, Mercato unico) assieme a una vicepresidenza esecutiva. Questo l’obiettivo.

Anche l’opposizione si presenta però  divisa. Il Pd, che fa parte del Pse, i Socialisti europei, dichiarerà il voto a favore di von der Leyen mentre il suo alleato, il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte sembra orientato a votare “no” come il resto del gruppo della Sinistra, The left, dove si è appena iscritto

Se Meloni dovesse decidere di dare apertamente il proprio sostegno al bis della Presidente uscente, immediatamente si rifletterebbe sul posizionamento degli altri partiti. Il Pd e in generale i socialisti hanno detto più volte che ritengono impraticabile un allargamento della maggioranza a destra, a Fdi. Forza Italia invece ha fatto sapere che il suo “sì” sarebbe a rischio in caso di un’apertura verso i Verdi. E Meloni a sua volta ha contestato fin dal principio la riproposizione di una maggioranza che “non tiene conto del risultato del 9 giugno”. E’ in questo mare magnum di veti incrociati che von der Leyen si è mossa,  incontrando i vari gruppi, le delegazioni dei singoli partiti, assicurando attenzione ai temi che ognuno mette in cima alle proprie priorità. Sulla carta ha 400 voti. Per essere eletta ne bastano 361. Ma il voto è segreto e i franchi tiratori abbondano, oggi sapremo se è riuscita ad arrivare in porto o è stata affondata.

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