Operazione Albania per 49 migranti sbarcati dal pattugliatore Cassiopea. 48 ore per la contrarietà dei giudici

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L’operazione Albania ha ripreso la rotta e il pattugliatore Cassiopea, la nave della Marina militare italiana con a bordo 49 migranti recuperati nel Mar Mediterraneo, uomini, adulti, in buone condizioni di salute e provenienti dai “Paesi sicuri” previsti dal decreto approvato dal governo un paio di mesi fa, ha attraccato all’approdo di Shengjin: il primo dei due centri costruiti dall’Italia nell’ottica dell’accordo siglato ormai un anno fa da Giorgia Meloni ed Edi Rama.

L’imbarcazione con i migranti, in maggioranza bengalesi, ma anche egiziani, ivoriani e gambiani, ha gettato l’ancora alle 7.30 e, dopo i primi controlli medici e gli accertamenti d’identificazione nel rispetto delle procedure accelerate di frontiera previste per chi proviene da Paesi sicuri e non ha consegnato documenti di identità, si procederà con il trasferimento nell’altro centro sottoposto alla nostra giurisdizione: a Gjader, a una ventina di chilometri di distanza nell’entroterra.

Giunto al porto di Shengjin, in Albania, il pattugliatore Cassiopea della Marina Militare italiana che trasporta i 49 migranti salvati nel weekend in acque internazionali a sud di Lampedusa. La nave è entrata nel porto alle ore 07.30. A bordo bengalesi, egiziani, ivoriani e gambiani, i quali saranno sottoposti alle procedure accelerate di frontiera previste per chi proviene da Paesi sicuri e non ha consegnato documenti di identità. Secondo il Viminale 53 degli altri migranti fermati “hanno presentato spontaneamente il proprio passaporto per evitare il trasferimento”.

Il governo tenta per la terza volta di far partire l’accordo sottoscritto un anno fa dai premier Giorgia Meloni e Edi Rama. Ma tutto potrebbe saltare se poi, se come accaduto ad ottobre e novembre scorsi, il giudice non convaliderà il trattenimento nel vicino centro di Gjader. La procedura accelerata di frontiera si applica a chi non presenta un documento di identità. Messi di fronte all’aut aut: se non ti fai identificare vai in Albania, molti hanno esibito il proprio documento. Per il ministero è “una circostanza di particolare rilievo, in quanto consente di attivare le procedure di verifica delle posizioni individuali in tempi più rapidi anche a prescindere del trattenimento, aumentando le possibilità di procedere con i rimpatri di chi non ha diritto a rimanere in Ue”.

Per i 49 migranti arrivati a Shengjin scatterà l’iter di identificazione ed uno screening sanitario più accurato. Verranno poi trasferiti nel centro di Gjader dove rimarranno in attesa del responso dei magistrati sul trattenimento. Quest’ultimo viene disposto dalla questura di Roma. Entro 48 ore – quindi presumibilmente giovedì prossimo – i giudici della Corte d’appello della Capitale nel corso di un’udienza in teleconferenza – dovranno decidere se convalidarlo o meno.

In sostanza, «i migranti si sono sentiti messi alle strette: di fronte all’out out, o ti fai identificare o vai in Albania, molti hanno deciso di mostrare il passaporto». Un dato che il Viminale ha commentato positivamente, sottolineando la procedura nei termini di «una circostanza di particolare rilievo, in quanto consente di attivare le procedure di verifica delle posizioni individuali in tempi più rapidi, anche a prescindere dal trattenimento, aumentando le possibilità di procedere con i rimpatri di chi non ha diritto a rimanere in Ue».

Un protocollo, quello in atto, che vanta modalità di analisi delle richieste di protezione internazionale che molti Paesi europei stanno pensando di attuare osservando il modello italiano. Eppure, incagliato nei cavilli giuridici di alcuni magistrati della sezione immigrazione del Tribunale di Roma che, a suon di sentenze lo hanno di fatto ostacolato, boicottando il piano del governo con la mancata conferma del trattenimento dei migranti negli hotspot albanesi. Dunque, come da protocollo, anche adesso i migranti che arriveranno al centro di Gjader rimarranno in attesa del responso dei giudici.

Ora la parola passa alla Corte d’Appello di Roma

Come noto, nelle altre occasioni dei mesi scorsi, i magistrati hanno sospeso la convalida per tutti i migranti trattenuti, rimandando alla decisione della Corte di Giustizia europea in materia di Paesi sicuri – una risoluzione attesa per il 25 febbraio – e nel frattempo gli stranieri sono stati quindi portati in Italia.

Il responso dei giudici sul trattenimento, come detto atteso entro 48 ore

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