Papa Francesco e il ruolo dell’impresa nella progettualità sociale

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Papa Francesco richiama i cardinali per le spese. Il Santo Padre ha deciso di scrivere una lettera ai cardinali per chiedere uno sforzo in più e stringere la cinghia «affinché un deficit zero non sia solo un obiettivo teorico, ma una meta effettivamente realizzabile». Cosa chiede il Pontefice? Che «ciascuna Istituzione si adoperi per reperire risorse esterne per la propria missione» e per questo indica una strada diversa sul versante della riduzione dei costi.

La lettera del Papa

«Il servizio deve essere realizzato con spirito di essenzialità, evitando il superfluo e selezionando bene le nostre priorità, favorendo la collaborazione reciproca e le sinergie. Dobbiamo essere consapevoli che oggi siamo di fronte a decisioni strategiche da assumere con grande responsabilità, perché siamo chiamati a garantire il futuro della Missione».

L’allarme sui conti del Vaticano

La missiva prosegue con un allarme sui conti in Vaticano e un paragone con le «buone famiglie». E scrive: «Così come in queste famiglie coloro che godono di una buona situazione economica vengono in aiuto dei membri più bisognosi, gli Enti che registrano un avanzo dovrebbero contribuire a coprire il deficit generale. Questo significa avere cura del bene della nostra comunità, agendo con generosità, nel senso evangelico del termine, come presupposto indispensabile per chiedere generosità anche all’esterno».

«Vi chiedo di accogliere questo messaggio con coraggio, spirito di servizio e di sostenere con convinzione, lealtà e generosità le riforme in corso, contribuendo in modo propositivo con le Vostre conoscenze ed esperienze al processo di riforma. Ciascuna delle Istituzioni della Santa Sede forma con tutte le altre un unico corpo: pertanto, la collaborazione autentica e la cooperazione verso l’unica meta, il bene della Chiesa, rappresenta un requisito essenziale del nostro servizio».

‘Alcuni super-ricchi sono consapevoli che il sistema grazie al quale hanno potuto accumulare fortune eccezionali, al limite dell’assurdo, è «immorale e deve essere modificato. Concordano sul fatto che debbano esserci più tasse per i multimilionari. E questo va molto bene».

Oltre il 60 per cento della manodopera non trova posto nel circuito dell’economia regolare. I movimenti popolari riuniscono quanti fra gli esclusi rifiutano di rassegnarsi e combattono per i diritti propri e dell’intera popolazione fragile, non solo protestando in modo nonviolento ma costruendo alternative. Un cammino che la Santa Sede accompagna da dieci anni. Nel rivolgersi a loro, il Pontefice ha inviato un messaggio universale, proseguendo quell’Enciclica a puntata su economia e giustizia tracciata nelle precedenti riunioni con i movimenti popolari.

Francesco non ha mancato di affrontare, senza reticenze, alcune questioni scottanti dell’attualità. Di cui, però, il Papa ha rivelato le cause profonde, oltre gli slogan. La “tassa per i super-ricchi”, ad esempio, con cui – ha aggiunto – sostenere i più poveri e il ceto medio, sempre più in difficoltà. Secondo la Tax justice network, che promuove la campagna, con un incremento minimo – un’aliquota tra l’1,7 e il 3,5 per cento – per i “paperoni”, si raccoglierebbero 2mila miliardi di dollari. Il Brasile ne fatto della misura la bandiera della propria presidenza del G20. Il processo si è, però, incagliato per no degli Usa. «Se questa percentuale tanto piccola di miliardari che accaparra la maggior parte della ricchezza del pianeta scegliesse di condividere. che cosa bella sarebbe per loro stessi e che cosa giusta per tutti», ha esortato il Pontefice, sottolineando: i privilegiati «sarebbero molto più felici».

Qui Francesco ha compiuto un salto, facendo emergere il cuore del problema. Le tasse esprimono il vincolo di fraternità che unisce i cittadini. Pagarle significa riconoscersi famiglia umana. In questo si inquadra l’appello ai giganti dell’high-tech: «Mettete da parte l’arroganza di credervi al di sopra della legge. Siate rispettosi dei Paesi dove operate» e «pagate le tasse».

Il Papa riconosce il contributo fondamentale degli imprenditori alla società in termini di creazione di lavoro e ricchezza. La loro capacità, l’intelligenza, l’intuizione – anche se spesso le grandi fortune sono frutto di eredità, rendite o, peggio, di sfruttamento e crimine –, però, sono dono gratuito di Dio. Chi ne ha consapevolezza non può non metterlo a servizio di tutti. Gli altri, invece, si rifugiano nella bolla dell’accumulo sfrenato. Trasformano il privilegio in diritto illimitato. È questa la «cultura del vincitore», contro cui ha messo in guardia. È l’altra faccia della «cultura dello scarto», a cui Francesco contrappone la mano tesa ai cosiddetti “perdenti”. Da qui, un appello – già fatto nel 2020 – a un salario di base universale. «In tempi di automatizzazione e intelligenza artificiale, in tempi di informalità e precarizzazione lavorativa, nessuno deve essere escluso dalle risorse minime necessarie alla sussistenza». Non si tratta di vivere di assistenza. Da sempre il Pontefice invoca la responsabilità anche economica delle persone. E  l’ha scritto al Collegio cardinalizio, a cui ha chiesto di gestire le finanze del Vaticano con «spirito di essenzialità, evitando il superfluo e selezionando le priorità» in modo che un deficit zero «non sia solo un obiettivo teorico, ma una meta effettivamente realizzabile». L’aiuto all’altro «è compassione», sentire le sofferenze altrui come proprie. E la compassione, insieme alla misericordia e alla vicinanza, è attributo di Dio.

Oggi nell’era globalizzata e digitalizzata il Processo Educativo si fa complesso e necessita di un lavoro di Rete  tra Famiglia-Scuola e Società.

La globalizzazione ci impone di considerare confini allargati che  caratterizzano il Processo Educativo attraverso un orientamento multietnico e multiculturale e che abbia come valore imprescindibile l’Inclusione e la valorizzazione della carità.

Nell’era globalizzata e Digitalizzata  viviamo un Paradosso Educativo che potremmo definire La Ricchezza che determina la Povertà Educativa che si traduce in povertà di valori. Il panorama educativo oggi è vasto, ricco di stimoli sia nei metodi che nei contenuti, facilmente accessibile ma determinante di una condizione di povertà educativa che ha a che fare con la qualità dei rapporti umani. Qualità che necessita di addestramento alla capacità di selezionare nuovi orizzonti educativi che abbiano come fine ultimo l’orientamento educativo in cui insegnare ai ragazzi di orientarsi nell’ampio scenario informativo e formativo troppo spesso diseducante e povero di contenuti emotivi, etici e morali che diano ai ragazzi le coordinate di orientamento per essere costruttori di un nuovo umanesimo che abbia come valori centrali l’inclusione e la carità.

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