È stata depositata in procura la perizia irripetibile, commissionata dalla Procura della Repubblica di Bari, sulle tracce di liquido trovato sul tappetino e su alcuni frammenti di cuore e cervello del piccolo Angelo il neonato trovato morto, la mattina dello scorso 2 gennaio nella culla termica all’esterno della parrocchia di S. Giovanni Battista, al quartiere “Poggiofranco”. Ad effettuare gli esami è stato chiamato dai magistrati titolari dell’inchiesta Ciro Angelillis e Angela Morea il genetista dell’università di Pavia, Carlo Previderè lo stesso che nel 2010, nell’ambito delle indagini per l’omicidio di Yara Gambirasio, fu incaricato di analizzare il Dna di “Ignoto 1”, poi attribuito a Massimo Bossetti, e ancor prima nel 2007 si occupò del delitto di Garlasco, nell’ambito di quell’inchiesta il lavoro dell’accademico lombardo ha portato, recentemente, all’iscrizione nel registro degli indagati di Andrea Sempio. Dalle prime indiscrezioni, non confermate ufficialmente, gli esami del cattedratico di Pavia avrebbero stabilito che quel liquido riscontrato sul tappetino termico della culletta sarebbe urina appartenente allo stesso sfortunato neonato. Così come, anche i risultati degli esami effettuati sui frammenti degli organi, prelevati in sede di autopsia, sembrano confermare la prima ipotesi formulata in sede autoptica a dal professor Biagio Solarino, secondo il quale il piccolo neonato ci circa un mese di vita era stato abbandonato in quel giaciglio, per lui, poi, risultato mortale quando era ancora in vita, poco più di trentasei ore prima del suo ritrovamento e che la causa della morte sarebbe attribuibile a uno stato di ipotermia, avvenuto poche ore dopo che il piccolo era stato abbandonato. Su questa vicenda sulla quale stanno indagando gli uomini della squadra mobile della Questura di Bari, al momento sono stati aperti due fascicoli di indagine. Il primo, contro ignoti, con l’ipotesi di reato di abbandono di minore con conseguente morte e il secondo, con l’ipotesi di reato di omicidio colposo, che vede iscritti nel registro degli indagati il parroco don Antonio Ruccia che nel 2014 fece installare l’impianto e Vincenzo Nanocchio, il tecnico che aveva installato i congegni e che qualche giorno prima del macabro rinvenimento era stato chiamato per effettuare un intervento di manutenzione straordinaria. La perizia del professor Previderè andrà ad aggiungersi ai riscontri dell’autopsia e alle e perizie tecniche effettuate al Politecnico di Bari sulle parti strutturali dell’impianto e nello specifico, sul commutatore telefonico, risultato funzionante, sui contatti del tappetino e sul condizionatore, questi due risultati fuori uso al momento dei controlli disposti dalla procura barese.
Pavia – Angelo il neonato morto di Bari era vivo quando fu messo nella culla
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