Per der Leyen presidente della Commissione Lega e Movimento 5 Stelle contrari, Verdi incerti, Pd a favore. Fratelli d’Italia sul filo di lana

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Per Ursula von der Leyen le delegazioni italiane  in Europa sembra che abbiano più riserve che apprezzamenti per concederle,  come presidente uscente della Commissione,  il sostegno per un secondo mandato. A pochi giorni   dal voto che chiarirà se sarà  a guidare per due legislature di seguito l’esecutivo comunitario, è certo che saranno esclusivamente  le delegazioni tricolori di Forza Italia (Ppe) e Partito democratico (S&D)  a sostenere la disponibilità al ‘sì’.

Sul fronte del Pd, “le premesse sono buone”, fa sapere il capodelegazione Brando Benifei, che  aggiunge: “Vogliamo più chiarezza in materia su Stato di diritto, coesione, diritto alla casa, e prosecuzione del programma NextGenerationEU”.

Democratici possibilisti e comunque orientati al sostegno, Fi a favore. Il resto sono solo voti contrari. ‘No’ secco quelle della Lega, espresso dal capo delegazione del Carroccio, Paolo Borchia. Un parere contrario, spiega, “non sulla persona ma sul progetto politico” di non gradimento. Analoga la linea adottata dal Movimento 5 Stelle. “‘No’ al programma di von der Leyen”, fa sapere il capo delegazione dei pentastellati, Pasquale Tridico.

Von der Leyen rischia di andare incontro al veto anche di Fratelli d’Italia. “L’orientamento al momento è negativo“, fa sapere Nicola Procaccini. Ma tutto potrebbe cambiare: “Vedremo nei prossimi giorni”. Le parole del capogruppo dei conservatori (Ecr) indicano un cambio di orientamento del partito della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che su von der Leyen si è astenuta in occasione dell’ultimo vertice dei leader sui cosiddetti ‘top jobs’, le cariche più alte delle istituzioni Ue. “Non abbiamo nulla contro von der Leyen, ma abbiamo molto contro la piattaforma politica degli ultimi anni“, aggiunge Procaccini, che amplia il solco. Per la pattuglia meloniana probabilmente pesa un negoziato sui commissari ancora in corso e tutto da risolvere. Ad ogni modo è sospeso il sostegno per la presidente della Commissione a caccia del bis.

Per i  Verdi, Ignazio Marino non si pronuncia né a favore né contro: “Non mi pare ci sia un ruolo condiviso a cercare un cessate il fuoco in Medio Oriente e Ucraina. Inoltre non si vede sufficiente impegno in materia di lotta ai cambiamenti climatici e immigrazione’’. Critiche, a quanto pare, ma non bocciature. Gli italiani nei verdi si prendono il tempo di riflettere e di ascoltare cosa ha a dire von der Leyen, che prima del voto dell’Aula parlerà proprio all’emiciclo riunito a Strasburgo. In definitiva i voti degli italiani sono in gran parte  da conquistare.

Tutti gli occhi saranno puntati quindi sul voto di conferma della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ma il primo appuntamento della sessione inaugurale della decima legislatura del Parlamento Europeo sarà un’altra elezione. Quella per la presidenza della stessa istituzione Ue, nella nuova conformazione a 720 eurodeputati dopo le elezioni europee del 6-9 giugno. Martedì (16 luglio) alle ore 10 la sessione plenaria a Strasburgo si aprirà con il voto per l’elezione della successione di Roberta Metsola che, a meno di clamorose sorprese dell’ultimo minuto, è destinata a succedere a se stessa alla guida del Parlamento Europeo per almeno altri due anni e mezzo.

All’elezione partecipano tutti gli eurodeputati e le eurodeputate che compongono l’Assemblea, il cui numero attuale è di 720. Per essere eletto alla presidenza, il candidato o la candidata deve ottenere la maggioranza assoluta dei voti validamente espressi a scrutinio segreto. Attenzione: non la maggioranza assoluta del numero di aventi diritto al voto. Il loro numero coinciderebbe solo nel caso in cui tutti i 720 membri del Parlamento Europeo partecipassero alla votazione ed esprimessero un voto valido (in questo caso la soglia per l’elezione è fissata a 361 voti). Tuttavia, bisogna considerare gli astenuti, le schede bianche e le schede nulle. In termini pratici hanno lo stesso valore e vanno ad abbassare la soglia richiesta per l’elezione. Facendo un esempio pratico, se 30 membri (su 720) si astenessero e ci fossero 20 schede bianche e 10 nulle, rimarrebbero 660 voti validamente espressi e dunque sarebbe eletto a presidente del Parlamento Europeo il candidato o la candidata in grado di raggiungere 331 voti (30 in meno rispetto a quelli necessari se tutti esprimessero un voto valido).

La presidente uscente Metsola, candidata della famiglia del Partito Popolare Europeo (Ppe), è al momento l’unica candidata in corsa e potrebbe puntare a una clamorosa elezione per acclamazione. Come previsto dall’articolo 15 del regolamento interno dell’istituzione Ue, se il numero delle candidature è uguale a quello dei seggi da assegnare (lo stesso vale per vicepresidenti e questori), l’elezione può svolgersi per acclamazione, senza ricorso al voto, a meno che uno o più gruppi parlamentari – che rappresentino almeno un quinto dei deputati (144) – non richiedano lo scrutinio segreto. In quel caso la prima dei vicepresidenti uscenti rieletti, ovvero l’italiana Pina Picierno (Pd), coordinerà le operazioni di voto. Il termine ultimo per la comunicazione della costituzione dei gruppi sarà il 15 luglio, e bisogna attendere quella data per scoprire se per Metsola ci saranno sfidanti: non tanto dai vecchi gruppi (popolari, socialdemocratici, liberali, Verdi, conservatori e Sinistra), quanto piuttosto dai nuovi gruppi di estrema destra di Patrioti per l’Europa (PfE) e di Europa delle Nazioni Sovrane (Esn).

Possono essere votati solo i candidati presentati formalmente dai rispettivi gruppi parlamentari. Se al termine della prima votazione non emergesse nessun eletto, si procederà con il secondo turno e con un eventuale terzo: in linea teorica, al termine di ogni turno di votazione possono essere presentati nuovi candidati. Nel caso in cui dopo tre votazioni non ci fosse ancora una maggioranza, si svolgerà un quarto e ultimo turno: qui sarà un ballottaggio tra i due candidati che hanno raccolto più voti al terzo turno. Vince chi ottiene più preferenze e, in caso di parità, viene eletto il candidato o la candidata anagraficamente più anziano.

Se non ci sarà l’acclamazione di Metsola, il primo turno sarà alle ore 10, e se necessario si svolgeranno i successivi turni: il secondo alle 12:30, il terzo alle 15, il quarto – e in ogni caso ultimo – alle 17. L’elezione dei 14 vicepresidenti del Parlamento Europeo inizierà invece nel pomeriggio di martedì, appena dopo la nomina della più alta carica dell’istituzione Ue. Nel caso dovesse essere eletta la presidenza già in mattinata, le votazioni per i vicepresidenti inizieranno alle ore 12:30 e potranno svolgersi altri due eventuali turni (dalle ore 15). Se per la presidenza servisse un terzo o un quarto scrutinio, le operazioni di voto per la vicepresidenza scaleranno nel tardo pomeriggio, ma si concluderanno in ogni caso entro la fine della serata.

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