Per Massimo Cacciari, ‘veneziano veggente’ il governo Meloni è in versione ‘caduta’ e suggerisce alla Schlein di tenersi pronta. In Europa poi la premier non è isolata come dice Cacciari

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 Massimo Cacciari ha rivolto la sua attenzione al Governo Meloni, esprimendo preoccupazione per la sua tenuta. Ha sottolineato come la premier sia apparsa indebolita a causa delle pressioni interne al suo partito e dei continui attacchi di Salvini, soprattutto in seguito alla mancata decisione di votare per il rinnovo della von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea. “È evidente a tutti che la Meloni sia molto, ma molto meno forte”, ha commentato Cacciari, aggiungendo che “Salvini continua ad azzannarla ogni giorno e lei, intanto, è subito diventata assai più debole in Europa”.

L’analisi di Cacciari lascia intendere che l’opposizione debba prepararsi per eventuali elezioni anticipate, vista la possibilità che il governo cada entro l’anno. L’ex sindaco di Venezia ritiene che l’attuale esecutivo sia guidato da una leadership in difficoltà, con gravi questioni di ordinaria amministrazione ancora irrisolte, tra cui la gestione della RAI e il Pnrr: “Il governo è atteso da appuntamenti drammatici: dovrà scrivere una Finanziaria tra le più difficili degli ultimi decenni, con i conti pubblici che sono per aria, un debito di 3.000 miliardi, una procedura d’infrazione per deficit eccessivo, un Pnrr ancora a capocchia e in più i casini di ordinaria amministrazione come la RAI e via dicendo”.

Alla fin fine, benché ne dica Cacciari, al Parlamento europeo i conservatori ottengono la presidenza di tre commissioni e varie vicepresidenze, grazie ai voti del centrodestra. Restano esclusi i Patrioti di Orban e Vannacci. Agricoltura, Bilancio e Petizioni. Sono queste le tre presidenze (su 20) ottenute dal gruppo dei Riformisti e conservatori di Giorgia Meloni nelle commissioni del Parlamento europeo. Anche se Fratelli d’Italia non ha piazzato nessuno dei suoi eletti alla carica più alta, ha fatto incetta di vicepresidenze. Il portavoce di Fratelli d’Italia a Bruxelles, Nicola Procaccini, ha festeggiato la giornata come una vittoria senza precedenti. Il suo grazie è rivolto al centrodestra del Partito popolare europeo, che ha sostenuto le loro candidature. La maggioranza “Ursula 2.0” mostra così sin da subito il suo  volto.

“Oggi al Parlamento europeo abbiamo votato per l’elezione dei presidenti e dei vicepresidenti delle commissioni. La sinistra rossa e verde ha tentato 13 volte di contrastare i nostri candidati. A volte con un solo voto, a volte con un margine maggiore: hanno perso 13 volte”, ha scritto su X Nicola Procaccini, portavoce di Fratelli d’Italia in Europa. “Ringrazio tutti i colleghi del centrodestra per averci sostenuto e auguro il meglio ai nostri 13 eletti. Vado a farmi tatuare il numero 13”, ha aggiunto l’esponente di Fdi. Le tre presidenze ottenute dai conservatori sono quella al Bilancio, dove è stato eletto il belga Johan Van Overtveldt (Nieuw-Vlaamse Alliantie).

Son ben sei gli italiani di Fratelli d’Italia (Ecr) che hanno ottenuto incarichi di vicepresidenza sono Alberico Gambino (Commissione per gli affari esteri e Sottocommissione per la sicurezza e la difesa); Pietro Fiocchi (Ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare), Elena Donazzan (Industria, ricerca ed energia), Francesco Ventola (Sviluppo regionale), Milazzo (Pesca) e Mario Mantovani (commissione Giuridica). Un bottino non indifferente, se sommato alle due vicepresidenze del Parlamento conquistate durante la plenaria della scorsa settimana, di cui una all’italiana Antonella Sberna. Nella precedente legislatura, i conservatori avevano avuto solo un vicepresidente e  presieduto solo la commissione Bilancio.

Il gruppo Ecr fa così ulteriori passi fuori dal “cordone sanitario”, che seppur solo parzialmente gli era stato stretto intorno, in particolare a causa della presenza tra le sue fila del partito polacco Diritto e Giustizia, che è stato corteggiato dai Patrioti ma alla fine ha deciso di restare con i conservatori.

Dall’elezioni delle cariche esce premiata invece Giorgia Meloni, che dei conservatori è la presidente. La premier almeno in Europa ha investito in questi due anni per accreditarsi come moderata. Ursula von der Leyen non l’ha inclusa nei negoziati per i top jobs, né ufficialmente nella sua maggioranza, ma la presidente del Consiglio italiana ha ormai piazzato le sue pedine nei nuclei di potere delle istituzioni europee e i suoi conservatori potrebbero essere decisivi su alcuni dossier (agricoltura, difesa e migrazioni in primo luogo).   

Ursula von der Leyen ha inviato ai 27 governi dei Paesi membri una lettera in cui ha chiesto di farle avere al più presto i nomi dei candidati per il prossimo Collegio. La scadenza che gli Stati membri dovranno rispettare per inoltrare alla Commissione europea i profili prescelti è il 30 agosto: entro quella data, chi non conferma il commissario uscente per un nuovo mandato dovrà fornire il nome di una candidata donna e di un candidato uomo.

Tra gli Stati membri che ancora non hanno formalmente individuato i propri candidati c’è l’Italia: il nome che circola con più insistenza, ormai da diverse settimane, è quello del ministro agli Affari europei Raffaele Fitto, fedelissimo della premier Giorgia Meloni e volto conosciuto negli ambienti comunitari. Quanto alla candidatura femminile, si è menzionata in qualche occasione la diplomatica Elisabetta Belloni, ma su nessuno dei due profili è mai arrivata una conferma o smentita ufficiale da palazzo Chigi.

La parte più complessa della partita comincia ora. Naturalmente, i governi nazionali vogliono tutti ottenere un portafoglio quanto più pesante possibile: tradizionalmente, i più ambiti sono quelli economici (dall’Economia alla Concorrenza e al Commercio), deleghe che probabilmente saranno contese tra gli Stati più grossi come Italia e Francia, ma che sono rivendicate tra gli altri anche da Irlanda, Grecia e Lussemburgo. L’Italia potrebbe puntare inoltre al nuovo commissario per il Mediterraneo, al quale si è già detta interessata anche Cipro, mentre altri portafogli importante, come l’Agricoltura e l’Allargamento, potrebbe finire a uno Stato dell’Europa centro-orientale.

Ora, per ottenere un incarico prestigioso occorre indicare un nome “forte”. Qualcuno con una solida esperienza pregressa, ma anche qualcuno che possa incastrarsi bene nel puzzle del Collegio von der Leyen 2.0. Pare che la presidente voglia ripetere l’esperienza di una Commissione gender-balanced, dunque i Paesi che proporranno candidate donne potrebbero avere un vantaggio. E poi, ovviamente, c’è da tenere conto degli equilibri tra i governi dei Ventisette da una parte e la nuova geografia politica dell’Europarlamento, e la sintesi dovrebbe portare a un esecutivo comunitario più marcatamente di centro-destra rispetto al precedente.

L’obiettivo, comunque, è di consolidare la squadra entro l’inizio di settembre, per fare in modo che entro la fine di quel mese i commissari possano già sostenere le audizioni all’Eurocamera. Ciascuno verrà “esaminato” dalla commissione parlamentare competente al suo portafoglio, che avrà la facoltà di promuoverlo o bocciarlo.

Perché un candidato commissario “superi” l’audizione serve che sia valutato positivamente da almeno due terzi dei deputati che l’hanno interrogato. In caso di maggioranza semplice viene “rimandato” e deve sostenere una seconda audizione. Il tutto all’interno di un procedimento piuttosto articolato. Se tutto andrà per il verso giusto forse già a ottobre potrebbe esserci il voto di fiducia sull’intero collegio, che avverrà nella Plenaria di Strasburgo. L’obiettivo è far entrare in carica la nuova Commissione già a novembre, al massimo a dicembre.

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