Perché il Pronto Soccorso ed il sistema della Emergenza-Urgenza non funziona ?

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Il Pronto Soccorso ed in generale il sistema della Emergenza-Urgenza in Italia da qualche anno è alle corde nel SSN ed i suoi sinistri scricchiolii si percepiscono a vari livelli: aggressioni verbali e fisiche al personale da parte dei Cittadini inferociti ed esasperati, liste di attesa prolungate per essere semplicemente visitati, indecorose sistemazioni dei pazienti in corridoi ed ambienti sovraffollati e promiscui. Potrei continuare.

Le aggressioni anche per futilissimi motivi sono quotidiane a volte e non si possono certo frenare o arginare MILITARIZZANDO il sistema con le forze dell’ ordine, né tantomeno inasprendo le sanzioni e le pene del Codice Penale quando poi non si interviene a monte migliorando il TERRITORIO e creando una cultura della accoglienza per chi è più in difficoltà ed in condizioni di fragilità sociale.

I motivi a mio giudizio di questa enorme problematica nascono da lontano e derivano fondamentalmente sul fatto che il sistema giuridico-organizzativo e legislativo alle basi del vigente SSN è chiaramente obsoleto e non più in grado di reggere all’ urto di una grande massa di cittadini che non trovando più risposte sanitarie ai loro accresciuti bisogni nel territorio, si riversano in massa sul Pronto Soccorso (PS).

Cominciamo a dire che negli ultimi 50 anni in Italia il peso delle CRONICITA’ sanitarie sul sistema del Pronto Soccorso e della Emergenza Urgenza si è accresciuto pesantemente sia in senso qualitativo che quantitativo: le cronicità più rappresentate nei nostri PS sono soprattutto vascolari e metaboliche (diabete mellito, ischemica coronarica, ictus ischemico), neurologiche e psichiatriche (demenza, Parkinson, mielopatie degenerative, psicosi, sindromi paranoidee, ecc), respiratorie (insufficienza respiratoria cronica e BPCO), da dipendenze farmacologiche (traumatologia stradale).

Il sistema sanitario territoriale italiano è ormai insufficiente a reggere il massiccio e quotidiano urto del costante invecchiamento della popolazione ultra65enne (solo a Roma sono almeno 500.000 cittadini residenti) e di queste cronicità sanitarie anche perché la riforma delle Case della Comunità tarda ad essere operativa per carenze a vari livelli e quindi i pazienti si riversano sull’ unica forma possibile (a parte la assistenza privata sia intermediata che out of pocket) che è rappresentata dal PS.Inoltre va considerato l’ impatto – specie nelle città metropolitane popolose – della grande quantità di immigrati stranieri spesso in condizioni di deprivazione economica, deficit culturali vari per difficoltà di linguaggio e scarsa conoscenza delle leggi italiane e con patologie da fragilità sociali: a Roma queste persone si concentrano soprattutto nei Municipi della periferia est (Municipi IV, V, VI, VII) e qui spesso si registrano anche delle vere e proprie ZONE CARENTI per la medicina generale (MMG) e per la pediatria di libera scelta (PLS) il che aggrava ulteriormente la situazione lasciando così totalmente sguarnito dalla assistenza sanitaria di base il relativo territorio.

E’ evidente che, in attesa della piena operatività delle Case della Salute e degli Ospedali di Comunità post-ricovero, qualcosa il Parlamento e la Conferenza Stato Regioni devono urgentemente fare dal punto di vista legislativo e contrattuale d’ intesa con le Organizzazioni Sindacali più rappresentative al fine di detendere le criticità ormai diffuse ed ubiquitarie del sistema: per esempio, a mio modo di vedere, va rivisto il sistema della emergenza territoriale – cd GUARDIA MEDICA notturna, prefestiva e diurna festiva – che è palesemente in difficoltà nelle gestioni delle emergenze. Inoltre, parallelamente andrebbe potenziato ed implementato il sistema di TELEMEDICINA, TELEVISITE E TELECONSULTO sia esso territoriale che ospedaliero per supportare la medicina specialistica che ormai è desertificata quasi completamente nel territorio e che potrebbe dare un grande aiuto soprattutto per le urgenze differibili e minori.

Lo stesso sistema dei Pronto Soccorsi e dei Dipartimenti di Emergenza ed Accettazione DEA andrebbe a mio giudizio completamente rivisto e potenziato ma individuando delle aree principali di SPECIALIZZAZIONE dei singoli Ospedali/Policlinici: ha poco senso che i PS e DEA oggi dipendano ancora amministrativamente dagli Ospedali/Policlinici che li ospitano, mentre sarebbe ben più opportuno che essi dipendessero funzionalmente ed amministrativamente dalla sola Asl territoriale dove insistono. Cosiccome andrebbe anche rivisto il numero complessivo dei PS e DEA che forse sono in numero eccessivo ed andrebbero fusi o concentrati almeno dal punto di vista amministrativo, soprattutto per rendere più agevole la loro gestione.

A mio giudizio dovrebbero esistere almeno nelle grandi città metropolitane degli standard rigorosi edilizi ed architettonici per le sedi dei PS/DEA che insistono negli ospedali: dobbiamo cercare di migliorare il lavoro degli operatori sanitari tutti evitando il sovraffollamento per spazi troppo angusti e rimediati negli ospedali/policlinici, perché esso di per se è un incitamento alla rivolta sociale del Cittadino ed alla esplosione della rabbia verso gli operatori sanitari (aggressioni verbali e fisiche). Cosiccome a mio giudizio andrebbero individuato una serie di misure economiche indennitarie STABILI a favore del personale sanitario, tecnico ed amministrativo TUTTO che opera nei PS/DEA, possibilmente da inserire dentro una Legge dello Stato o nel prossimo Contratto Collettivo della Dirigenza Medica SSN al fine di valorizzare meglio ed incentivare i medici giovani che scelgano di percorrere la carriera della Medicina di Emergenza dentro i PS ed i DEA.

A mio giudizio questo incentivo economico, servirebbe a riempire di nuovo i ranghi di questi settori oggi deficitari e potrebbe deflazionare il carico dei medici cd GETTONISTI che arrivano a costare anche fino a 100-120 euro ora su turni di 12 ore die per quote complessive di budget sanitario > 2 mld euro annuo. I medici gettonisti che unitamente ai medici di altre nazionalità per esempio reclutati in Regione Calabria sono però stati molto utili per coprire le lacune di organico (medici PS, radiologi, anestesisti) in questi ultimi anni post-Covid.A monte di tutte queste problematiche – che inesorabilmente si scaricano sulla parte più debole del sistema (emergenza-urgenza, PS e DEA) – ci sta tuttavia la considerazione che nei prossimi tre quattro anni quasi il 40 % dei medici in servizio SSN matureranno il requisito per essere posti in congedo fuori ruolo per anzianità/vecchiaia e queste fuoriuscite che si presume saranno massive potrebbero mettere in seria difficoltà il SSN ed il suo carattere di universalità ex art. 32 della Costituzione: questo fatto incontestabile è aggravato anche dal fatto che da quasi 30 anni il metodo del NUMERUS CLAUSUS universitario delle Facoltà di Medicina universitarie ha impoverito di molto il numero complessivo dei medici circolanti ed ha indebolito pertanto la offerta sanitaria pubblica, a tutto vantaggio della offerta sanitaria privata: già esistono proposte concrete ed operative di Pronto Soccorso privati soprattutto nel Nord Italia.Sarebbe lungo il discorso ma sicuramente il Governo ed il Parlamento devono agire con celerità e decisione rimuovendo quelle parti delle normative che negli anni 80 e 90 del secolo scorso potevano avere un significato in ragione soprattutto della abbondanza della offerta professionale sanitaria: oggi tuttavia le condizioni sociali e sanitarie sono cambiate radicalmente e bisogna secondo me mettere mano con urgenza ad una decisa e profonda riforma del SSN e mi permetto di dire anche della legislazione ordinistica che ancora vivono in condizioni giuridiche e normative di obsolescenza palese.Chi vivrà vedrà

Dott. Francesco RussoMedico- ChirurgoRicercatore Confermato – Dipto Scienze ChirurgicheUniversità di Roma Tor Vergata

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