Fabrizio Saggio è stato nominato consigliere diplomatico da Giorgia Meloni, la premier italiana. Saggio ha un curriculum impressionante: è stato ambasciatore italiano a Tunisi e ha servito presso l’Unione europea, al Cairo e alla Farnesina. Inoltre, è stato consigliere commerciale a Washington e ha prestato servizio all’ufficio affari diplomatici del Quirinale. Oltre al suo ruolo di consigliere diplomatico, Saggio è anche Coordinatore della struttura di missione del Piano Mattei, un’iniziativa strategica Italia-Africa. Il Piano Mattei sarà guidato proprio da Saggio, che prende il posto dell’ambasciatore Francesco Maria Talò, dimessosi dopo la diffusione di una conversazione riservata della presidente del consiglio orchestrata da un duo comico russo. La nomina è stata deliberata dal Consiglio dei ministri.
Fabrizio Saggio, consigliere diplomatico del premier, ha descritto il Piano Mattei per l’Africa nel corso dell’audizione informale davanti alle Commissioni esteri congiunte di Camera e Senato. E ha sottolineato di farlo da “funzionario dello Stato”: “È innanzitutto un Piano del Sistema Italia, un Piano dell’Italia e di interesse nazionale, che come più volte ricordato dal presidente Meloni, fa del dialogo e della condivisione col continente africano i suoi pilastri. Il Piano Mattei è un metodo, un approccio che in breve tempo ha già coinvolto l’intero continente africano e ha interessato Stati Uniti, Europa e Unione europea, alcune nazioni del Golfo e molti altri Paesi che quotidianamente ci chiedono come poter essere coinvolti”.
L’audizione si è svolta nell’ambito dell’esame dello schema di Dpcm di adozione del Piano Mattei, la cui dicitura completa è “Piano strategico Italia-Africa: Piano Mattei”. Il testo, di oltre cento pagine, è stato trasmesso nei giorni scorsi al Parlamento e illustra gli obiettivi e la strategia per costruire un “partenariato su base paritaria” con il continente africano. Fra i quali l’impegno “risoluto contro scafisti e trafficanti” e “per offrire ai popoli africani un’alternativa di opportunità, lavoro, formazione, sviluppo e crescita duratura”. Nella sua prima fase, si legge nel testo, il Piano Mattei può contare su una “dotazione iniziale” di 5,5 miliardi di euro “tra crediti, operazioni a dono e garanzie, di cui circa 3 miliardi dal Fondo Italiano per il clima e 2,5 miliardi dei fondi della Cooperazione allo sviluppo”.
“Questo Piano ha acceso i riflettori sull’Africa, non se ne è mai parlato così tanto a livello istituzionale, di associazioni di categoria e di impresa come in questo momento. I destini di Africa ed Europa sono sempre più interconnessi e c’è la necessità di fornire risposte globali a sfide globali. Noi dobbiamo accrescere la nostra cooperazione con l’Africa, a cominciare dal settore energetico, dove la diversificazione delle fonti di approvvigionamento nel processo di transizione energetica diventa per noi un obiettivo essenziale, e in cui l’Africa è la destinazione naturale”.
“Il Piano Mattei rappresenta un’occasione per consolidare il nostro posizionamento naturale in Africa e, più in generale, nel Mediterraneo, nella prospettiva di una collaborazione di lungo periodo sulla base di un concetto che è quello della condivisione e dell’ascolto. Il vertice Italia-Africa di gennaio ha prodotto una straordinaria apertura di credito nei confronti dell’Italia che va colta”.
Parlando dei settori di intervento e dei progetti avviati, l’ambasciatore ha spiegato che “saranno oggetto della relazione sullo stato di attuazione” che verrà inviata al Parlamento dopo il parere delle Commissioni e che “subito dopo l’estate sarà convocata la terza riunione della Cabina di regia” dedicata. Allo stato attuale sono nove i Paesi africani coinvolti e “dal 2025 se ne aggiungeremo altri”.
Valorizzando “il costante gioco di squadra con la Farnesina e tutti i ministeri coinvolti” e “l’approccio di Sistema Italia“, l’ambasciatore ha però ricordato le intese avviate in Kenya, per un progetto sugli idrocarburi; in Algeria, nel settore agricolo; in Tunisia, per l’utilizzo dell’idrogeno, in collaborazione con Enel e Eni. E ha richiamato, accanto alla cooperazione e al fondo clima “che sono la base per iniziare”, la creazione di “strumenti finanziari che prima non esistevano”, realizzati con la Banca Africana, la Banca mondiale e Cassa depositi e prestiti. Si tratta di progetti sia bilaterali, sia multilaterali. Un percorso, quello della multilateralità, avviato dalla struttura di missione e consolidato al G7, dove l’Africa era rappresentata tra i Paesi e le organizzazioni invitati e il Piano Mattei ha trovato spazio nelle conclusioni del summit. “Si è fatto un salto di qualità, passando – ha spiegato l’ambasciatore – da progetti di natura bilaterale a grandi progetti di natura infrastrutturale internazionale, come il Corridoio Lobito, una connessione infrastrutturale digitale, ferroviaria ed energetica che collegherà l’Angola allo Zambia”.
Infine, l’annuncio su un nuovo strumento che “inizia proprio oggi: si chiama ‘Misura Africa’ di Simest che è uno strumento di finanza agevolata finalizzata al sostegno degli investimenti produttivi delle imprese esportatrici con interessi in Africa. Si tratta di 200 milioni iniziali ma che potranno crescere”.
“In Africa l’Italia è vista come un partner molto gradito, non invasivo. In più l’Italia – ha sottolineato Cingolani – seconda manifattura d’Europa e al centro del Mediterraneo, è in una posizione ideale per lavorare con un Continente enorme, che va aiutato e dove c’è un enorme bisogno di digitalizzazione”. “Questo sostegno è meglio che lo faccia un Paese civile come l’Italia, che altri”, ha proseguito Cingolani, ricordando l’approccio non predatorio che è alla base del Piano Mattei e che modifica radicalmente il modo in cui troppo spesso player di questa parte di mondo hanno inteso la loro presenza in Africa. Il ruolo di Leonardo, ha quindi chiarito l’Ad di Leonardo, “è importante per il continente del futuro, con una serie di tecnologie a disposizione del piano” a partire da quelle satellitari “per monitorare le risorse, fondamentali per migliorare l’efficienza della produzione”.
“Si tratta di un continente con tantissimi giovani che ha bisogno di infrastrutture e tecnologie digitali, big data analytics e modelli predittivi e comunicazioni avanzate. C’è molto da fare, molto da investire”, ha sottolineato ancora l’Ad di Leonardo, chiarendo dunque che l’azienda è pronta rispondere a questa esigenza per mettere “un primo seme per cose che in altri Paesi sono sviluppate, ma in Africa non sono ancora partite”. “Vi assicuro – ha concluso Cingolani – che c’è una forte volontà di andare avanti”.