Piazza della Loggia. Mattarella: Atto ignobile, l’Italia ha sconfitto l’eversione nera

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“Sono trascorsi cinquant’anni dal vile attentato di Piazza della Loggia che uccise otto persone e ne ferì centodue, alcune in modo grave e con lesioni permanenti. Oggi la Repubblica Italiana è Brescia, è Piazza della Loggia, è questo teatro, con la presenza e il coinvolgimento di tante persone”. Con queste parole il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato il 50° anniversario della strage di Piazza della Loggia, a Brescia.

“Di quel 28 maggio 1974 ricordiamo ancora l’atmosfera di apprensione, di inquietudine, di sconcerto che si diffuse in ogni angolo del Paese. Segnali cupi e minacciosi si addensavano sulla nostra giovane democrazia, generando inquietanti interrogativi: chi c’è dietro l’attentato? Cosa accadrà adesso? Reggeranno le istituzioni, lo Stato, la democrazia?”, sottolinea Matterella. E aggiunge. “Superato lo sconvolgimento iniziale, la risposta di Brescia all’intimidazione stragista fu netta, compatta, determinata. Brescia rappresentò un esempio per tutto il Paese, attraversato in quegli anni da grandi speranze e idealità, ma anche da ciò che vi si contrapponeva: spinte eversive, tensioni violente, strategie destabilizzanti, talvolta con la complicità occulta e spregevole di uomini che violavano i doveri di fedeltà alla Repubblica”.  “La strage di Brescia – ricorda il Presidente della Repubblica – fece seguito a numerosi gravi episodi in questo territorio nei mesi immediatamente precedenti: pestaggi, intimidazioni, attentati neofascisti contro sedi di istituzioni, di sindacati, di cooperative, di forze dell’ordine, di giornali, di scuole. Armi, bombe ed esplosivi erano stati scoperti e sequestrati durante gli arresti di alcuni estremisti di destra. Un giovanissimo neofascista, pochi giorni prima della strage, era morto ucciso dal materiale esplosivo che trasportava”. “Quella manifestazione – quella del 28 maggio – promossa dai sindacati, nasceva come risposta della cittadinanza, della società civile bresciana contro questa serie di inaccettabili minacce e violenze. Fu, allora, che il terrorismo nero decise di alzare il livello di azione criminale. Con quella bomba ad alto potenziale, collocata, con ignobile perfidia, in un cestino sotto i portici, Brescia fu colpita al cuore. L’intento immediato degli attentatori era chiaro: punire e terrorizzare chi manifestava contro il neofascismo e in favore della democrazia. L’obiettivo di quel turpe attentato era, inoltre, un messaggio e un tentativo di destabilizzazione contro la Repubblica italiana e le sue democratiche istituzioni. Con quella bomba si volevano fermare le conquiste sociali e politiche”. “Gli ideatori, gli esecutori, i complici di quella strage volevano riportare il tempo indietro: a una stagione oscura, segnata dall’arbitrio della violenza, dalla sopraffazione, e sfociata nella guerra. Mentre, in quello stesso anno, i popoli di Portogallo e di Grecia si liberavano finalmente dell’oppressivo fardello dei regimi autoritari, in Italia vi era chi tramava e complottava per instaurarvi un nuovo regime autoritario”, continua Mattarella. E ricorda il clima di quel periodo. Ovvero “provocare un clima di disordine e di paura, esasperare la popolazione, immettere nella società la sfiducia nell’autorevolezza del metodo e delle istituzioni democratiche, inaugurare una nuova stagione di repressione erano gli obiettivi della galassia del terrorismo neofascista, che si nutriva di giovani manovrati, di militanti violenti, di ideologi raffinati e perversi e di una oscura rete di complicità, costituita da silenzi, benevolenze, omissioni, coperture”. E poi l’accusa alla matrice nera di quegli attentati. “La stessa matrice eversiva, il medesimo disegno criminale, fu dietro a chi aveva piazzato ordigni o bombe a Piazza Fontana, a Milano, nel 1969, a Gioia Tauro nel luglio del 1970, a Peteano, nel 1972, alla Questura di Milano nel 1973. E che, dopo la strage di Brescia, continuò a praticare quella strategia della tensione, provocando nuovi spaventosi spargimenti di sangue: sul treno Italicus, a pochi mesi dalla strage di Piazza della Loggia, poi a Bologna nel 1980 – la più grande strage del terrorismo neofascista – e ancora, nel 1984, a San Benedetto Val di Sambro”. “Una sequenza – continua il Presidente – impressionate di eventi sanguinosi, legati dall’unico filo dell’eversione nera, tutte seguite da una difficile ricerca della verità storica e giudiziaria, ostacolata da inaccettabili depistaggi, errori, inefficienze.  Ma il desiderio di verità, la volontà di verità e di giustizia non si è fermata. Le diverse sentenze che hanno riguardato la strage di Piazza della Loggia hanno complessivamente chiarito il quadro, delineando con precisione responsabilità, dinamiche e complicità. Di recente, si è aperto un nuovo filone di inchiesta, dal quale potrebbero emergere nuovi tasselli. Attendiamo con paziente fiducia perché la verità è un pilastro della democrazia”. “Di fronte alla guerra violenta di opposti estremismi – nero e rosso – che – in quella stagione di sangue e di aspri conflitti internazionali – provarono a rovesciare la Repubblica e la sua democrazia, possiamo dire oggi, con certezza, che ha prevalso lo Stato, la Repubblica, il suo popolo, con i suoi autentici, leali servitori. Una vittoria che è stata di tutti i cittadini italiani, che si sono sempre raccolti, nei momenti più bui, attorno alle istituzioni e che non si sono mai lasciati sedurre dalle insidie della violenza, della lotta armata, dell’eversione. E che mai hanno reclamato l’instaurazione di misure autoritarie per sconfiggere la minaccia terrorista”. Ma la Repubblica e la democrazia in Italia sono usciti vincitori e che trovano la stella polare nella Costituzione.

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