I lavori per il Ponte sullo Stretto, potrebbero non andare così spediti come spera il ministro della Lega. Il ministero dell’Ambiente, guidato Pichetto Fratin, ha infatti chiesto alla Società Stretto di Messina S.p.a. ben 239 integrazioni ai documenti presentati. Per il Mase la documentazione della concessionaria è «insufficiente e non aggiornata». Va, dunque, chiarita su più fronti. I tecnici della Commissione Via-Vas, che hanno il compito di valutare l’impatto ambientale dell’opera, hanno inviato al ministero delle Infrastrutture e alla società un documento di 42 pagine, firmato dal coordinatore della Sottocommissione Via, Paola Brambilla. Nello specifico, chiedono 155 integrazioni per la Valutazione di impatto ambientale (Via); 66 per la Valutazione di incidenza (Vinca), che verifica le conseguenze di un’opera sui siti Natura 2000, ovvero i siti protetti di interesse Ue. Sedici chiarimenti riguardato il Piano di utilizzo terre (Put) e 2 per la Verifica di ottemperanza (Vo). Le richieste, in altri termini, riguardano la compatibilità coi vincoli ambientali, la valutazione dei costi e benefici, la descrizione di tutti gli interventi previsti, il sistema di cantierizzazione, la gestione delle terre e rocce di scavo. Il Mase chiede dati più approfonditi e aggiornati sul rischio di maremoti, sull’inquinamento dell’aria, sull’impatto del Ponte sull’ambiente marino e di terra e sull’agricoltura, sulle acque, sui rischi di subsidenza e dissesto, sulla flora e sulla fauna, sul rumore e i campi magnetici, sulle aree protette di rilevanza europea. Ciò che vogliono sono, dunque, nuove informazioni su ogni aspetto del progetto definitivo. Con una nota, il ministero delle Infrastrutture fa sapere che «le integrazioni al progetto del Ponte sullo Stretto, richieste in sede di conferenza di servizi, saranno fornite entro 30 giorni: si tratta della normale procedura ed è corretto approfondire tutti gli aspetti di un’opera che sarà unica al mondo».
Per questo motivo, il ministro dell’Ambiente tiene a precisare che la richiesta di integrazione «è atto tipico della prima parte di ogni procedimento di valutazione di impatto ambientale». Per il Ponte «si è tenuto conto, come di consueto, anche di elementi tratti dai contributi di Ispra e di soggetti non pubblici aventi diritto, per legge, ad esprimersi», precisa il ministro. Nel comunicato del Mase si legge inoltre che «nella giornata di lunedì 15 aprile, entro il termine stabilito dalla legge, la Commissione Via-Vas del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha approvato e trasmesso alla società Ponte sullo Stretto di Messina Spa la richiesta di integrazioni sulla istanza presentata da quest’ultima lo scorso 26 febbraio». Dal ministero trapela poi che «il progetto del Ponte ha superato il primo step, quello della Commissione Via-Vas, che ha avanzato un numero di chiarimenti in linea con procedure per opere assimilabili». Insomma, nessun «giudizio di merito», solo «la prima tappa tipica del procedimento di Via».
Per associazioni e organizzazioni lo stop imposto dal Mase lascia intendere la presenza di mancanze (pesanti) nel progetto definitivo del Ponte. Wwf e Legambiente e i comitati locali anti-Ponte parlano di «passo falso» e ribadiscono che «il progetto non sta in piedi». Mentre le opposizioni vanno all’attacco: «Apprendiamo che il ministero dell’Ambiente ha letto i documenti sul progetto definitivo del Ponte di Messina di Salvini e ha fatto più di 200 rilievi denunciando la carenza di documenti essenziali. Quando lo abbiamo denunciato noi, con un esposto e in Parlamento, il ministro Salvini ci ha accusato di essere nemici dell’Italia, ci chiediamo se a questo punto lo sia anche il suo collega ministro Pichetto Fratin», afferma la segretaria dem Elly Schlein. «Evidentemente anche il ministero dell’Ambiente conferma ciò che da mesi non solo il Pd, ma le associazioni, il territorio, dicono: siamo di fronte a un progetto dannoso, inutile, costoso e pieno di incertezze, su cui gli esperti sollevano enormi criticità. È un progetto che toglie 500 case alle famiglie e risorse a tante opere infrastrutturali necessarie e più urgenti. Il Pd continuerà nella sua battaglia contro questo progetto».
Il professor Domenico Gattuso, tra gli esperti che lo hanno criticato, fa notare che sulle reali misure dell’opera il progetto non è chiaro. «Il Ponte dovrebbe essere di 65 metri, ma da progetto pare si faccia riferimento al piano viario. Sotto c’è da considerare la struttura dell’impalcato, che dovrebbe essere di circa una decina di metri, dunque il “franco” si abbassa a 55 metri». E di studi di scenario aggiornati sul moto ondoso dello Stretto non ne risultano. Il danno potrebbe essere importante. «Tra l’11 e il 17% (a pieno carico o in zavorra) delle portacontainer attualmente circolanti non potrebbe passare sotto il Ponte», secondo i comitati. Per Gioia Tauro sarebbe un danno: «Ipotizzando un valore di un container pari a circa 5.000 euro — si legge nel documento — la riduzione del 17% annuo porta a stimare un danno annuo di 2,5 miliardi di euro».
Il presidente di Federlogistica Luigi Merlo dice che il ponte sullo Stretto di Messina è troppo basso per le navi da crociera e i container. «Ma se si fa, è necessario tenere conto di tutte le variabili», aggiunge. E questo perché «essendo a campata unica, il Ponte ha una struttura curvilinea, dunque c’è anche un problema di manovrabilità». Ovvero: i 65 metri di massima altezza — sempre che ci si arrivi — l’opera li raggiungerebbe solo nella parte più alta. Perché verso le due sponde il cosiddetto “franco navigabile” si riduce.
Ma le compagnie di navigazione commerciale potrebbero anche optare per altri scali. Anche se da parte del ministero e della società si getta acqua sul fuoco. «Le criticità le risolveranno gli ingegneri», si è limitato a dire l’ad di Webuild, Pietro Salini. Pietro Ciucci della Stretto di Messina ha assicurato che il Ponte «può essere ottimizzato anche durante la fase di realizzazione». Insomma a cantieri aperti e lavori iniziati.