Povertà e ricchezza: un divario che continua a crescere

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Il rapporto “Disuguaglianza: povertà ingiusta e ricchezza immeritata”, evidenzia come la crescita della concentrazione della ricchezza non sia in molti casi frutto di merito, ma è ascrivibile a un sistema economico “estrattivo” e come l’acuirsi dei divari economici e sociali sia il risultato di scelte politiche, come nel caso italiano, che vanno caratterizzandosi più per il riconoscimento e la premialità di contesti ed individui che sono già avvantaggiati, che per una lotta determinata contro meccanismi iniqui ed inefficienti che accentuano le divergenze nelle traiettorie di benessere dei cittadini. Un quadro sempre più allarmante sta emergendo a livello globale: da un lato, miliardi di persone vivono in povertà, mentre, dall’altro, un numero ristretto di super-ricchi continua ad accumulare fortune a ritmi vertiginosi. Nel 2024 la ricchezza dei miliardari è cresciuta, in termini reali, di 2 mila miliardi di dollari, pari a circa 5,7 miliardi di dollari al giorno, a un ritmo tre volte superiore rispetto all’anno precedente.

Ogni settimana, in media, sono nati 4 nuovi miliardari. L’anno scorso la ricchezza dei 10 uomini più facoltosi al mondo è cresciuta, in media, di quasi 100 milioni di dollari al giorno. Secondo l’ultimo rapporto di Oxfam presentato a Davos nel gennaio 2025, la concentrazione di ricchezza sta raggiungendo livelli senza precedenti, alimentando un sistema economico che premia pochi e lascia indietro molti. Il rapporto di Oxfam evidenzia dati allarmanti: il numero di persone che vivono con meno di 6,85 dollari al giorno è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al 1990.

Se le tendenze attuali dovessero continuare, ci vorrebbe oltre un secolo per portare l’intera popolazione mondiale sopra questa soglia di povertà. Nel frattempo, entro dieci anni, si prevede che emergeranno i primi cinque trilionari della storia. In Italia, il 5% più ricco della popolazione possiede quasi il 50% della ricchezza nazionale, mentre il 90% più povero detiene una quota inferiore. In particolare, i Paesi ricchi controllano il 69% della ricchezza globale, pur rappresentando solo il 21% della popolazione mondiale.

Le relazioni economiche tra il Nord e il Sud del mondo sono dominate da forme di “moderno colonialismo”. Il predominio delle valute del Nord nel sistema dei pagamenti internazionali e i costi di finanziamento più bassi nei Paesi ricchi sono alla base di forti squilibri nei flussi di redditi da capitale tra le economie avanzate e il Sud: ogni anno il Nord “estrae” circa 1.000 miliardi di dollari dal Sud. Nonostante il Sud contribuisca al 90% della forza lavoro globale, riceve solo il 21% del reddito da lavoro aggregato; i salari nel Sud sono significativamente inferiori rispetto a quelli del Nord, con una differenza, a parità di competenze dei lavoratori, tral’87 e il 95%. Inoltre, i Paesi a basso e medio reddito spendono quasi la metà delle proprie risorse pubbliche per rimborsare il debito estero, che ha raggiunto 307.000 miliardi di dollari a metà del 2023, e 3,3 miliardi di persone vivono in Paesi che pagano più per il servizio del debito di quanto stanziano per l’istruzione e la sanità. Le ultime stime disponibili, relative a metà del 2024, fotografano ampi squilibri nella distribuzione della ricchezza delle famiglie italiane: In Italia, a metà del 2024, il 10% più ricco dei nuclei familiari (titolare di quasi 3/5 della ricchezza netta del Paese) possedeva oltre 8 volte la ricchezza della metà più povera delle famiglie. Il 5% più ricco delle famiglie italiane, titolare del 47,7% della ricchezza nazionale, possedeva quasi il 20% in più della ricchezza complessivamente detenuta dal 90% più povero.

La metà più povera delle famiglie italiane deteneva appena il 7,4% della ricchezza nazionale. Con uno sguardo ancor più granulare, nel 2024 la ricchezza dei miliardari italiani è aumentata di 61,1 miliardi di euro – al ritmo di 166 milioni di euro al giorno – raggiungendo un valore complessivo di 272,5 miliardi di euro detenuto da 71 individui. L’ammontare permetterebbe di coprire l’intera superficie della città di Milano con banconote da 10 euro. Il 63% della ricchezza miliardaria in Italia è frutto di eredità. In 14 anni, la ricchezza del 10% più ricco delle famiglie italiane è aumentata di oltre 7 punti percentuali, mentre quella del 50% delle più povere è diminuita di quasi 1 punto percentuale. È il quadro di un Paese delle fortune invertite con traiettorie di benessere familiare profondamente divergenti. Cristallizzando le differenze di opportunità nell’accesso a credito ed investimenti, a migliori istruzione, formazione e posizioni lavorative, le disuguaglianze definiscono strutture di cittadinanza differenziate. Persistendo nel passaggio da una generazione all’altra, impediscono all’ascensore sociale di ripartire.

Questa disparità riflette un sistema che favorisce rendite di posizione e privilegi ereditati piuttosto che il merito e l’innovazione. Il rapporto mette in evidenza tre principali fattori alla base di questa crescente disuguaglianza: Il 36% della ricchezza dei miliardari proviene da eredità e non dal merito o dall’innovazione. Le grandi aziende controllano settori chiave dell’economia, limitando la concorrenza e aumentando i profitti a scapito dei lavoratori. La mancanza di una tassazione equa sui grandi patrimoni perpetua il divario economico. Oxfam invita i governi ad adottare misure concrete per contrastare questa tendenza, tra cui: tassazione progressiva della ricchezza per ridistribuire equamente le risorse; investimenti nei servizi pubblici per garantire accesso equo a istruzione e sanità; regolamentazione delle grandi aziende per evitare monopoli e pratiche predatorie. L’attuale sistema economico sta creando un mondo sempre più polarizzato. Se non si interviene subito, il divario tra ricchi e poveri continuerà a crescere, mettendo a rischio la stabilità sociale ed economica globale. Il tempo di agire è ora, per un futuro più giusto e inclusivo per tutti

Paolo Iafrate

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