Doppio appuntamento in vista per la rassegna Libri al Museo, l’iniziativa promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali che ospita in varie sedi museali la presentazione di pubblicazioni dedicate alla storia dell’arte, alla museologia e ai beni culturali. Si comincia giovedì 13 giugno alle ore 17.00, nella Sala Tenerani del Museo di Roma a Palazzo Braschi (Piazza di San Pantaleo, 10) dove si terrà la presentazione del volume Agostino Tofanelli artista e direttore dei Musei Capitolini durante la Restaurazione di Vanda Lisanti. Alla presenza dell’autrice, ne parleranno Ilaria Miarelli Mariani (Direttrice della Direzione Musei Civici della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali), Francesco Paolo Arata (già Curatore Archeologo dei Musei Capitolini) e Chiara Piva (Università Sapienza di Roma).
Domenica 16 giugno, invece, alle ore 16.00, sempre nella Sala Tenerani del Museo di Roma, verrà presentato il volume Tempesta. La vita (e non la morte) di Giacomo Matteotti di Antonio Funiciello. Interverranno per l’occasione Ilaria Miarelli Mariani, Miguel Gotor (Assessore alla Cultura di Roma Capitale) e Andrea Alemanni (Consigliere capitolino). Sarà presente l’autore.
L’ingresso agli incontri è libero fino ad esaurimento posti. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.
AGOSTINO TOFANELLI ARTISTA E DIRETTORE DEI MUSEI CAPITOLINI DURANTE LA RESTAURAZIONE
di VANDA LISANTI (13 giugno, ore 17.00 – Museo di Roma)
La figura di Agostino Tofanelli (1768-1834), fratello minore del più noto pittore neoclassico Stefano (1750-1812), artista attivissimo nel mercato dell’incisione di traduzione e direttore del Museo Capitolino tra Età napoleonica e Restaurazione, non ha finora goduto di specifica attenzione da parte della storiografia artistica, oggetto unicamente di sintetici profili biografici che non ne chiarivano la posizione all’interno del sistema delle arti nella Roma post-napoleonica. Ciò si deve in parte alle esigue testimonianze figurative del suo lavoro, che lo hanno fatto scivolare facilmente sotto l’etichetta di pittore accademico, e in parte alla sfortuna degli studi sul complesso monumentale del Campidoglio nell’Ottocento, riunito, dopo l’esperienza francese, in un unico percorso che includeva Palazzo dei Conservatori, Pinacoteca Capitolina, Protomoteca e Palazzo Nuovo. La gestione, la fruizione pubblica, e anche l’allestimento, così ben studiati per il Settecento e, grazie all’importante libro di Ilaria Sgarbozza, per il periodo napoleonico, mancano ancora di approfondimento per l’arco cronologico che copre la Restaurazione. La pubblicazione de Il secolo d’oro del Museo Capitolino di Francesco Paolo Arata nel 2016 ha dimostrato come, tornando a leggere i documenti in archivio grazie a più moderni e aggiornati strumenti di studio, si può scrivere ancora una storia dei Musei Capitolini durante la Restaurazione. Per farlo bisogna però considerare le persone che hanno contribuito a dargli forma. Conservatori, direttori e poi presidenti, sono figure su cui spostare l’attenzione per ricostruire la storia del museo. Il maggiore interesse verso Agostino Tofanelli va rivolto infatti al suo ruolo da direttore, ricoperto dal 1801, anno in cui riceve il suo primo incarico da sotto-custode, fino alla morte avvenuta nel 1834. L’artista lucchese è così consapevole dell’essenzialità della sua carica, che è il primo a rivendicarla nero su bianco con la supplica «di volere commutare il nome del suo impiego di conservatore, come titolo usato dai Francesi, e disdicevole al presente, a quello più usitato cioè di Direttore». Una tale consapevolezza spiega la reiterata comparsa del nome di Agostino nelle vicende di dispersione conseguente tutela del patrimonio pubblico romano in seguito alle requisizioni napoleoniche, nonché nei contributi settoriali di storia del museo. Questa seppur marginale onnipresenza individuata nello stato degli studi ha suscitato curiosità e interrogativi, approfonditi e indagati nel corso della ricerca di dottorato di cui questo volume presenta i risultati. Attraverso la ricognizione archivistica tra Lucca, Roma e Parigi, e l’aggiornamento di dati in parte già noti e in parte inediti, il libro intende far luce sul ruolo cruciale svolto dal lucchese nel nuovo e fervente mondo dei musei che si stava plasmando a Roma, risultato di un’illuminata politica culturale pontificia amplificata dalle conquiste napoleoniche.
TEMPESTA. LA VITA (E NON LA MORTE) DI GIACOMO MATTEOTTI
di ANTONIO FUNICIELLO (16 giugno, ore 16.00 – Museo di Roma)
A cento anni dall’assassinio di Giacomo Matteotti, in pagine dense di profonda ammirazione Antonio Funiciello ci consegna il ritratto di un uomo e di un politico di prim’ordine della storia italiana. Ripercorrendone la vita nella sua esemplarità, riscopriamo il sindacalista e l’amministratore locale, il leader socialista legato ai fatti e alla legalità, il riformista che meglio di chiunque altro, tra la fine degli anni Dieci e i primi dei Venti, ha rappresentato in Parlamento e nella società italiana i bisogni, i diritti e le speranze degli ultimi.
Nella prefazione all’edizione dei suoi discorsi parlamentari, uscita nel 1974, Pertini scrisse: «Giacomo Matteotti è ancora, dunque, in mezzo a noi, con la freschezza attuale dei nostri pensieri». Sarebbe bello se l’amato ex presidente avesse ragione. Parte da questa valutazione la riflessione di Antonio Funiciello: la figura di Giacomo Matteotti, del politico e dell’uomo Matteotti, è rimasta schiacciata dietro la lapide del martire, dipinta nella solitudine di un antifascismo quasi troppo precoce e fallimentare, stravolta dai giudizi fuorvianti di alcuni estimatori a lui coevi come Gobetti, o dagli attacchi degli avversari comunisti dell’epoca (Togliatti in primis). L’unica soluzione, quindi, è quella di raccontare il «Matteotti vivo», il Tempesta, come lo battezzarono i compagni, il sindacalista e l’amministratore locale, il leader socialista così legato ai fatti e alla legalità, il riformista («Il riformismo è una promessa da mantenere ogni giorno perché impossibile da mantenere una volta e per sempre. Giacomo Matteotti lo ha sempre saputo bene»), che meglio di chiunque altro, tra la fine degli anni Dieci e i primi dei Venti, ha rappresentato in Parlamento e nella società italiana i bisogni, i diritti e le speranze degli ultimi.
Lo spiega al meglio Funiciello nella sua introduzione: «Le storie di Matteotti che qui si raccontano, storie di ardore e di lotta, saltellano avanti e indietro nella sua vita, cercando di tirare fuori una sequenza del suo DNA, una successione di eventi in ordine non necessariamente cronologico che, per la loro esemplarità, provino a ricostruire il senso di un’esistenza. Tra questi eventi, non c’è la sua morte: l’attentato, il sequestro, il suo brutale omicidio. Nulla di ciò che potrebbe essere scoperto ancora sulle motivazioni del suo omicidio aggiungerebbe qualcosa di interessante al suo pensiero politico e alla sua opera». Da queste pagine dense di profonda ammirazione, emerge un uomo innamorato della vita e della politica, un militante e un leader attento, lungimirante, consapevole, una figura di prim’ordine della storia italiana.
INFO
Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili
060608 (attivo tutti i giorni ore 9-19)
www.museiincomuneroma.it